Le sue vignette di satira politica che sono state le prime ad essere pubblicate, a cadenza quotidiana, in prima pagina sui giornali italiani. Giorgio Forattini è deceduto oggi a Milano all’età di 94 anni e, prendendo in prestito le parole usate da Paolo Guzzanti su Il Giornale, “fa bene ricordare la sua matita geniale e potente, perché ha fatto incazzare tutti, ma proprio tutti e questo è il segno più forte di amore per la libertà”.
Esempio più unico che raro nel panorama italiano, dal 1973 Forattini non ha risparmiato nessuno dei protagonisti della politica nostrana così come è stato pubblicato da testate appartenenti a correnti politiche opposte, come Paese Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Giornale, Qn, L’Espresso e Panorama. Il “re della satira” ha voluto omaggiare anche l’Opinione con alcune delle sue creazioni.
Nato a Roma il 14 marzo 1931, racconterà lui stesso, nel corso di alcune interviste, che “ho iniziato a disegnare da bambino, ma dai venti ai quarant’anni della mia vita non ho più preso in mano la matita. Da ragazzo sapevo già disegnare, a scuola facevo le caricature dei miei professori. Ero un figlio ribelle di famiglia borghese con origini emiliane, una famiglia molto conservatrice, tradizionale”. E ancora: “Mi piaceva fare un po’ il ribelle della famiglia, mi sono sposato molto giovane, ho lasciato l’università e sono andato a fare il rappresentante di commercio per molti anni. Arrivato ai quarant’anni, stanco di girare l’Italia per il mio lavoro, ho scoperto il mestiere di vignettista entrando dalla porta”.
Memorabile, ed impossibile da non citare, la vignetta pubblicata il 14 maggio 1974, il giorno seguente la vittoria del No al referendum sul divorzio, da Paese Sera, dove giganteggiava una bottiglia di spumante con la scritta “NO” che, stappandosi, faceva volar via in tappo con le sembianze di Amintore Fanfani.
Inutile in questo contesto citare tutte le controversie che hanno caratterizzato la sua attività lavorativa. Ancora una volta, prendiamo in prestito le sue stesse parole: “Non sono mai stato di destra ma neanche di sinistra; sono sempre stato un liberale e un uomo libero”. E proprio questa sua libertà è l’eredità più importante che ha lasciato a tutti noi. Con un monito/insegnamento importante, ribadito in una delle ultime interviste concesse: “L’Italia è un Paese giovane in cui Chiesa, potere e magistratura non tollerano la satira, l’ironia, la critica irriverente”.
Nel 2023 Forattini dona il suo archivio alla Triennale di Milano.
Aggiornato il 04 novembre 2025 alle ore 18:12
