Medicina a km 0
Nel mondo della sanità pubblica, la qualità della comunicazione non è un aspetto accessorio: è parte integrante del processo di cura. La pandemia prima e la successiva fase di riorganizzazione dei sistemi sanitari poi, hanno reso evidente quanto il modo in cui si comunica possa influenzare la percezione, la fiducia e persino l’efficacia delle politiche sanitarie. Informare bene significa non solo raccontare ciò che accade, ma permettere ai cittadini di comprendere, partecipare e sentirsi parte di un sistema complesso, fatto di competenze, responsabilità e relazioni umane.
Di questo abbiamo parlato con Angelo Aliquò, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma, nel video all’interno di questo articolo. Protagonista di un dialogo aperto sul rapporto tra informazione, percezione pubblica e funzionamento del sistema sanitario, con Aliquò abbiamo riflettuto insieme su cosa sarebbe meglio migliorare della comunicazione tra ospedali, media e cittadini, in un’ottica di collaborazione e consapevolezza condivisa.
Secondo il direttore generale, trasparenza non è soltanto pubblicare dati o numeri, ma rendere comprensibile a tutti il senso delle scelte. “Ogni decisione sanitaria ‒ spiega ‒ deve essere accompagnata da una comunicazione chiara, onesta e rispettosa dei cittadini. Solo così si costruisce fiducia, la risorsa più preziosa per chi opera nella sanità pubblica”. La fiducia nasce anche dalla capacità di raccontare il lavoro quotidiano e i successi di medici, infermieri e operatori, troppo spesso rappresentato in modo parziale o stereotipato. I media hanno un ruolo fondamentale nel dare voce a una sanità fatta di persone e non solo di strutture o emergenze.
La percezione della qualità dei servizi sanitari dipende in larga misura dal modo in cui le informazioni vengono diffuse. Un titolo sbagliato o una notizia decontestualizzata possono generare sfiducia e confusione, mentre un racconto equilibrato aiuta a comprendere la complessità delle sfide che il sistema affronta. “Abbiamo bisogno di un giornalismo che spieghi, non solo che racconti ‒ afferma il direttore ‒ L’informazione può diventare alleata della salute pubblica se contribuisce a formare cittadini più consapevoli”.
Costruire un rapporto virtuoso tra sistema sanitario e mondo dell’informazione richiede collaborazione, ascolto e formazione reciproca. Le aziende sanitarie devono dotarsi di competenze comunicative professionali, capaci di gestire la complessità del linguaggio medico e di tradurlo in messaggi chiari, senza banalizzarlo.
Allo stesso tempo, sarebbe utile promuovere momenti di confronto tra giornalisti e dirigenti sanitari, per sviluppare una cultura comune della comunicazione in sanità. L’intervista al direttore generale diventa così l’occasione per rilanciare un messaggio chiaro: la sanità pubblica non è soltanto un sistema di cure, ma un patto di fiducia tra cittadini e istituzioni, una nuova alleanza tra sanità, informazione e cittadini per garantire una cultura della salute più consapevole e condivisa. E questo patto si costruisce anche con parole che spiegano, ascoltano e includono.
A proposito di comunicare, non ha potuto fare a meno Aliquò di ricordarci il suo “manifesto” personale: investire in prevenzione, come vaccinazioni e screening, genera un importante ritorno economico, per il Sistema sanitario nazionale e per le famiglie, perché riduce i costi futuri legati alle malattie e migliora la salute generale. Ciò significa un risparmio per lo Stato e per i cittadini, perché diminuirebbero le cure e i trattamenti costosi e le ospedalizzazioni.
Nel futuro però, la sfida sarà quella di coniugare la tecnologia con la dimensione umana della comunicazione. Social media, intelligenza artificiale e nuovi linguaggi digitali possono essere strumenti potenti, a patto che restino al servizio della relazione e non la sostituiscano. Oggi stiamo già assistendo ad un utilizzo improprio di questa tecnologia, come nei deepfake.
La comunicazione deve garantire per tutti un’informazione rispettosa e sicura, come strumento di partecipazione che diffonda una cultura della salute. Come ricorda il direttore generale Aliquò: “La comunicazione non è un accessorio, ma parte del processo di cura. Ogni informazione chiara, ogni spiegazione data con empatia, ogni storia ben raccontata contribuisce al miglioramento continuo del sistema sanitario e alla crescita di una comunità più consapevole”.
Aggiornato il 29 ottobre 2025 alle ore 15:16
