Medicina a km 0

Il professor Francesco Bove, chirurgo specialista in ortopedia, traumatologia, Medicina dello sport e presidente della Fondazione Aila per la lotta all’artrosi e all’osteoporosi, è stato recentemente invitato alle Nazioni Unite per presentare una relazione sul tema dell’osteoporosi e dell’invecchiamento della popolazione. In questa intervista, nel video all’interno dell’articolo, ci offre una panoramica sui numeri dell’emergenza, le soluzioni possibili, lo stile di vita da adottare e la visione per un futuro in cui la longevità diventi davvero una conquista.

L’Italia è il secondo Paese al mondo per percentuale di popolazione over 65, subito dopo il Giappone. Un dato che impatta direttamente su una delle malattie più sottovalutate ma devastanti tra gli anziani: l’osteoporosi. Si stima che in Italia colpisca oltre 4 milioni di persone, di cui circa l’80 per cento donne, soprattutto in età post-menopausale. “Siamo di fronte a un’epidemia silenziosa ‒ spiega il professor Bove ‒ perché troppo spesso l’osteoporosi viene scoperta solo dopo la prima frattura. E quando arriva, può compromettere irreversibilmente la qualità della vita”.

Oltre al dolore e alla disabilità individuale, l’osteoporosi e le fratture hanno un costo sociale enorme. Secondo le stime più aggiornate, il sistema sanitario nazionale spende circa 10 miliardi di euro l’anno tra ospedalizzazioni, interventi chirurgici e riabilitazione. “Ma il vero impatto è anche quello nascosto: la perdita di autonomia, il peso sulle famiglie, la necessità di assistenza continua, l’isolamento sociale”, sottolinea il professore.   

La buona notizia? L’osteoporosi si può prevenire. Ma occorre iniziare molto prima dei 65 anni. “La salute delle ossa si costruisce sin da giovani – afferma Bove – con una corretta alimentazione, l’assunzione di calcio e vitamina D, l’uno non può escludere l’altro, attività fisica regolare, e l’evitamento di abitudini nocive come fumo, alcool e sedentarietà”. In particolare, per le donne in menopausa il controllo ormonale e la diagnosi precoce giocano un ruolo fondamentale. “Molte donne ignorano il rischio finché non è troppo tardi. Una Moc – densitometria ossea – è un esame semplice che può fare la differenza”. 

Quando la perdita di massa ossea è già in corso, oggi la medicina dispone di terapie efficaci: “Abbiamo farmaci altamente specifici che aiutano a rallentare o invertire il processo – spiega Bove – ma la vera sfida è far sì che il paziente arrivi in tempo, che ci sia una diagnosi precoce e soprattutto che venga seguito da un team multidisciplinare”. Dopo una prima frattura, ad esempio, spesso non viene attivato un percorso di prevenzione per le successive. “È un errore enorme. Serve un protocollo nazionale che leghi ortopedici, reumatologi, strutture territoriali in un percorso continuo, ma soprattutto i medici di base che facciano da direttori d’orchestra pianificando un percorso di controlli, non quando servono in urgenza, quando è già tardi”.

Vivere più a lungo è una bella prospettiva, ma non basta allungare gli anni, dobbiamo anche allungare la qualità della vita. La longevità non può trasformarsi in una condanna alla fragilità. Le ossa, il sistema muscolo-scheletrico, la capacità di muoversi e vivere autonomamente, di alzarsi e sedersi senza l’aiuto di nessuno, sono il fondamento della dignità e dell’indipendenza nella terza età. 

Aggiornato il 22 ottobre 2025 alle ore 13:40