
È una storia che profuma di erba tagliata e di sogni audaci, una storia che si snoda tra le mura imponenti di un castello e le promesse sussurrate nell’aria salmastra di Bari. È la storia del Parco del Castello, un’idea nata dalla mente e dal cuore di un uomo, Arturo Cucciolla, e diventata un dono per l’intera città grazie alla tenacia del Comitato Parco del Castello. Ma è anche la storia di un’amarezza crescente, di un’attesa prolungata che rischia di trasformare un sogno vibrante in un monumento alle promesse infrante.
Mi sono interrogato a lungo sull’opportunità di scrivere questo articolo. La vicinanza personale, il legame indissolubile con la figura di mio padre, avrebbero potuto offuscare la lucidità. Ma la recente lettura dei post di Andrea Guarnieri Calò Carducci, presidente del Comitato, e degli altri suoi componenti, ha fugato ogni dubbio. L’eco di una profonda delusione, di una battaglia che da anni vede il Comitato scontrarsi con un muro di rinvii e promesse disattese, ha trasformato la semplice necessità di raccontare in un imperativo categorico.
Il progetto del Parco del Castello non è una semplice proposta urbanistica. È l’eredità di una visione, la concretizzazione di un desiderio di mio padre di restituire alla città uno spazio verde, un polmone vitale, un luogo di incontro e di bellezza proprio nel cuore storico di Bari. Un’idea che il Comitato, con una dedizione ammirevole, ha sposato e trasformato in una donazione ufficiale alla collettività. Non è cosa da poco: un bene inestimabile, un pezzo di futuro per Bari, offerto su un piatto d’argento.
Eppure, cosa è accaduto? Le amministrazioni che si sono susseguite, prima quella di Decaro e ora quella di Leccese, hanno accolto il progetto con l’entusiasmo delle promesse, con l’apertura di tavoli di discussione, con l’assicurazione di un impegno concreto. Ma a distanza di anni, lo scenario è desolante. I lavori non partono, i fondi pari a poco più 26 milioni di euro (fonte il Sole 24 Ore ndr) rientranti nei “fondi di coesione”. Per non parlare del palliativo di 700 mila euro destinati a sistemare il giardino del provveditorato alle opere pubbliche che deve essere restituito ai cittadini, le scadenze vengono disattese con una regolarità quasi beffarda. Come beffardo è constatare che dall’amministrazione comunale non è dato sapere se con l’autorità portuale è stata raggiunta l’intesa per lo spostamento di circa 600 metri di strada dal sedime attuale all’interno del porto. Senza questo sostanziale accordo il Parco del Castello non potrà mai esistere.
“Promesse non mantenute”, denuncia il presidente Guarnieri Calò Carducci, e con lui tutto il Comitato. “Tradita non solo la memoria di Arturo Cucciolla, ma tradita un’intera città”. È un’accusa pesante, ma che risuona con la forza della verità. Perché il Parco del Castello non è solo un progetto di mio padre, non è solo una battaglia del Comitato. È una battaglia per l’identità di Bari, per la sua capacità di onorare i suoi figli migliori, per la sua volontà di guardare al futuro con coraggio e lungimiranza. La politica, troppo spesso, sembra imprigionata in un circolo vizioso di annunci e di inerzia. Si promette, si rinvia, si dimentica. E in questo limbo, a pagare il prezzo più alto è la fiducia dei cittadini, l’entusiasmo delle iniziative civiche, la possibilità di trasformare in realtà visioni che potrebbero migliorare concretamente la qualità della vita.
Il Parco del Castello è più di un semplice spazio verde. È un simbolo. È la dimostrazione di quanto una singola persona, con un’idea luminosa, possa ispirare un’intera comunità. È la prova della forza del volontariato e dell’impegno civico. Ma è anche, purtroppo, la testimonianza delle fragilità di un sistema che fatica a tradurre le parole in azioni. Non possiamo permettere che la memoria di Arturo Cucciolla venga oscurata dalla polvere delle promesse mancate. Non possiamo accettare che un dono così prezioso per Bari rimanga confinato nel regno dei desideri incompiuti. Questa non è solo una polemica, non è solo un lamento. È un appello, un grido che parte dal cuore di chi ha visto nascere quel sogno e ora lo vede pericolosamente vicino a svanire.
È tempo che Bari si riappropri di questo progetto, che le istituzioni facciano della realizzazione del Parco del Castello una priorità assoluta. Non per accontentare un Comitato, non per onorare un singolo individuo, ma per rispetto verso sé stessa, verso la propria storia e verso il proprio futuro. Il Parco del Castello è una battaglia per la memoria, affinché l’eredità di Arturo non sia vana. Ma è, soprattutto, una battaglia per il futuro di Bari, per la sua bellezza, per la sua vivibilità, per la sua capacità di trasformare i sogni in una realtà tangibile e verde.
È ora di agire. È ora di trasformare le promesse in alberi, in panchine, in sentieri che i baresi possano finalmente percorrere.
Aggiornato il 22 ottobre 2025 alle ore 11:14