Medicina a km 0
Un tempo era considerata la vetta della professione medica. La chirurgia rappresentava la specializzazione più ambita, quella che richiedeva più sacrifici ma garantiva anche la massima gratificazione. Oggi, però, l’immagine del chirurgo come figura di prestigio, carisma e dedizione assoluta sembra sbiadire, travolta da un cambiamento profondo della medicina e della società. Sempre meno giovani medici scelgono di diventare chirurghi. E il problema non è solo quantitativo, ma culturale.
Lo conferma anche il professor Vito D’Andrea, ordinario di Chirurgia presso la Sapienza di Roma: “La chirurgia sta attraversando una crisi silenziosa, fatta di rinunce, di vuoti nei corsi di specializzazione e di un senso crescente di isolamento da parte dei professionisti”. È un grido d’allarme che arriva anche da molti ospedali italiani, dove i reparti faticano a coprire turni, i concorsi vanno deserti e i chirurghi in attività lavorano con équipe sempre più ridotte, spesso logorati da carichi insostenibili.
Il dato è chiaro: i giovani medici cercano sempre più specializzazioni che garantiscano una migliore qualità della vita. La chirurgia, con i suoi ritmi intensi, le urgenze imprevedibili e un percorso formativo tra i più lunghi e impegnativi, appare oggi meno attraente rispetto ad altre branche cliniche. Ma non si tratta solo di fatica o di orari impossibili: la chirurgia è percepita come una disciplina “sacrificante”, che richiede una dedizione totale, spesso in conflitto con i desideri – legittimi – di equilibrio tra vita personale e carriera.
A questo si sommano fattori strutturali: la burocrazia che assorbe sempre più tempo ed energie, le difficoltà nell’accesso alla formazione pratica, la pressione medico-legale crescente e una narrazione pubblica della chirurgia spesso ridotta alla dimensione del rischio e del fallimento. Il risultato? Una fuga silenziosa dalle sale operatorie.
Eppure, per chi la vive ogni giorno, la chirurgia resta un mestiere insostituibile, fatto di tecnica, istinto, decisioni rapide ma ponderate, e – soprattutto – umanità. “È una scuola di vita”, racconta chi ha dedicato decenni al camice e al bisturi come il professor D’Andrea: “Ti forma non solo come medico, ma come persona. Ti insegna la responsabilità, il controllo delle emozioni, l’importanza del lavoro di squadra e la capacità di affrontare l’ignoto”.
Il legame tra maestro e allievo, un tempo cuore della formazione chirurgica, oggi rischia di indebolirsi. Le nuove generazioni spesso si muovono in ambienti iper-strutturati, dove il tempo per l’affiancamento diretto esiste ancora, e dove la trasmissione delle competenze avviene attraverso il tavolo operatorio. Il sapere chirurgico, ricordano i più esperti, non si trasmette solo attraverso i libri: si impara osservando, ascoltando, entrando in sala, sbagliando sotto la guida di chi ha già sbagliato.
La tecnologia sta aprendo strade nuove, dalla chirurgia robotica all’intelligenza artificiale, dalla simulazione 3D alla realtà aumentata. Strumenti che possono rendere più efficiente, sicuro e preciso il lavoro del chirurgo, ma che non potranno mai sostituire l’elemento umano. “Un robot può replicare un gesto, ma non può decidere quando quel gesto è davvero necessario. La sensibilità clinica, il giudizio, l’intuizione maturata negli anni restano insostituibili”.
Secondo il professor D’Andrea, come molti professionisti, serve un intervento strutturale: riformare i percorsi di specializzazione rendendoli più accessibili e moderni, aumentare le borse, garantire una formazione pratica reale e continua, ma anche restituire dignità e riconoscimento economico e sociale alla figura del chirurgo. Solo così si potrà riportare i giovani in sala operatoria.
Eppure, chi ha scelto questa strada – nonostante tutto – difficilmente tornerebbe indietro. “Operare una persona e vederla tornare a vivere – dice il professor D’Andrea – resta una delle esperienze più forti e gratificanti che si possano vivere in medicina. Chi ama davvero la chirurgia, lo sa: è dura, ma ne vale la pena”.
Aggiornato il 15 ottobre 2025 alle ore 13:36