La memoria incisa nella pietra

L’eredità del 9 settembre 1943 a Bari

Il 9 settembre 1943 non fu solo una data sul calendario, ma un giorno che incise a fuoco la storia di Bari e l’anima dei suoi cittadini. Un giorno di coraggio, resistenza e di scelte che hanno plasmato il futuro. E a distanza di decenni, quel seme di Resistenza continua a germogliare, custodito nei ricordi, nelle testimonianze e nelle pietre che parlano.

Michele Bellomo è stato l’archivio vivente di una città in fiamme. I ricordi del compianto Michele Bellomo erano un fiume in piena, una narrazione vivida di quel fatidico 9 settembre. La notizia dell’armistizio, l’illusoria euforia che presto lasciò il posto all’amara realtà dell’occupazione tedesca.

Michele, allora giovane, vide la sua città trasformarsi in un campo di battaglia, con i cittadini che si armavano di coraggio e di quel poco che avevano per difendere la propria terra. Le strade di Bari risuonarono di spari, di voci concitate, di un popolo che si rifiutava di arrendersi. I suoi occhi hanno visto la paura, ma anche l’incrollabile determinazione di uomini e donne comuni che si ergono a eroi.

L’INTERVISTA CHE RISVEGLIA LA STORIA

Nel 2009, l’intervista di Marco Brando a Michele Romito fu un ponte gettato tra passato e presente. La voce dell’eroe ragazzino ferma e chiara, raccontò di una Resistenza nata dal basso, di un’alleanza inaspettata tra militari e civili.

Il Generale Bellomo non fu solo un comandante, ma un catalizzatore di speranza, un uomo che comprese il valore della partecipazione cittadina. Le parole di Michele Romito, oggi, riecheggiano l’importanza di quella giornata, non solo come un episodio di guerra, ma come la nascita di una coscienza civica, di un senso di appartenenza che trascendeva ogni gerarchia. Fu anche lui a guidare i baresi in una battaglia impari ma gloriosa, un esempio di come la leadership possa ispirare la più coraggiosa delle Resistenze.

LA PIETRA D'INCIAMPO SULLA MURAGLIA: UN MONITO SILENZIOSO

Oggi, camminando sulla muraglia di Bari, lo sguardo si posa su una pietra d’inciampo. Non è una pietra qualsiasi; è un memoriale, un monito silenzioso che parla di quel 9 settembre. L’architetto Arturo Cucciolla ha contribuito a incastonare questo pezzo di memoria nel cuore della città, rendendolo tangibile, quasi palpabile.

La pietra d’inciampo, con la sua semplice ma potente presenza, costringe a fermarsi, a riflettere, a non dimenticare. È un punto di contatto tra le generazioni, un invito a conoscere, a comprendere e a tramandare. Essa ci ricorda che la storia non è solo nei libri, ma nelle strade che calpestiamo, nelle pietre che ci circondano.

COSA RESTA DI QUEL SEME DI RESISTENZA?

E cosa resta oggi di quel seme di Resistenza? Resta la memoria, custodita nei racconti di chi c’era, nelle interviste, nei monumenti. Resta la consapevolezza che la libertà non è mai un dato acquisito, ma una conquista da difendere ogni giorno. Resta l’esempio di un popolo che, di fronte all’oppressione, ha saputo trovare la forza di reagire. Resta l’idea che la Resistenza non è solo un atto di guerra, ma un atteggiamento, una scintilla che si accende ogni volta che ci battiamo per i nostri diritti, per la giustizia sociale, per la dignità umana.

Quel seme è la radice della nostra identità, un monito a non chinare mai il capo di fronte all’ingiustizia. È un invito a essere sempre vigili, a coltivare la memoria e a credere nella forza inarrestabile della comunità.

La storia del 9 settembre 1943 a Bari non è solo una pagina del passato, è un capitolo vivo che continua a ispirare, a ricordare che anche nei momenti più bui, il coraggio e la solidarietà possono accendere la luce della speranza.

Aggiornato il 10 settembre 2025 alle ore 11:37