
Papa Leone XIV incontrerà oggi in Vaticano il presidente israeliano Isaac Herzog, in carica dal 2021. I due si erano già incontrati qualche mese fa dopo la messa di inizio pontificato di Robert Prevost a maggio, ma quello fu ovviamente un rapido scambio di saluti. La sala stampa vaticana fa sapere che Herzog incontrerà anche il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin. Sembra che la diplomazia vaticana abbia attivato la sua macchina. Papa Leone ha sempre rivolto appelli alla pace, alla necessità di trovare strade diplomatiche e di sviluppare dialoghi tra le parti coinvolte in tensioni e conflitti. Durante l’ultimo Angelus, quello di domenica 31 agosto, il Papa non ha menzionato il conflitto orientale, limitandosi a ricordare le vittime ucraine e quelle del naufragio avvenuto a 1.000 chilometri dalle Canarie, dove hanno perso la vita più di 50 persone. Non sono però mancate le occasioni in cui ha parlato della crisi umanitaria a Gaza, chiedendo preghiere e aiuti per i bambini e per le famiglie in difficoltà. Nell’udienza di mercoledì 27 agosto il pontefice ha chiesto la pace per la Terra Santa, criticando lo spostamento forzato della popolazione palestinese chiesto da Israele, proposta che tra l’altro ha visto attivarsi il patriarca latino Pierbattista Pizzaballa e quello greco-ortodosso Teofilo che hanno visitato la chiese della Striscia e annunciato che non lasceranno Gaza nemmeno in caso di evacuazione.
I temi al centro dell’incontro tra Prevost e Herzog saranno il rilascio degli ostaggi e la protezione delle comunità cristiane nei territori attualmente in conflitto. Ci sarà anche spazio per parlare di antisemitismo (fenomeno chiaramente in aumento, ma c’era da metterlo in conto). Da parte di Herzog c’è il tentativo di intensificare i rapporti con la Santa Sede, e con papa Leone, dopo gli anni di tensioni tra Israele e la diplomazia vaticana (anzi, Jorge Mario Bergoglio), che con l’uso frequente del termine “genocidio” non ha certamente remato a favore di una distensione. Alla morte di Francesco, Herzog aveva definito il pontefice argentino “un grande padre spirituale, che ha invocato la pace in un mondo travagliato”, ma si tratta di parole. In realtà, gli ultimi anni del pontificato di Bergoglio – caratterizzati dalla comparsa prima del conflitto russo-ucraino (o russo-Nato) e poi da quello israelo-palestinese (più Usa), hanno affossato l’influenza della diplomazia vaticana e si spera adesso che Leone possa correre ai ripari, anzitutto con un linguaggio che attenui le posizioni estreme (come appunto il termine “genocidio” tanto caro a Francesco), e poi tornando ad incontrare i leader del cattivo di turno, in questo caso Israele. La diplomazia parte dalla parole.
Leone non ha mai negato la preoccupazione per i cittadini palestinesi, non ha mai sminuito la situazione umanitaria o lesinato empatia nei confronti delle vittime, ma ha gestito e sta gestendo la componente semantica del suo ministero con grande attenzione, limitando a zero l’uso di termini vagamente populisti e sforzandosi di attivare la diplomazia senza preconcetti. Staremo a vedere. Dopo i primi mesi di pontificato, orientati più che altro a capire – in sintesi – cosa fa il Papa e come deve farlo, è giunto il momento per Leone XIV di dire la sua. Anzi, essendo Prevost uno di poche parole, di fare la sua.
Aggiornato il 04 settembre 2025 alle ore 10:51