
Emilio Fede non c’è più. Il popolare giornalista è morto ieri a 94 anni (compiuti lo scorso giugno). È stato assistito dalle figlie Simona e Sveva, nella residenza San Felice di Segrate, vicino Milano. L’ultimo saluto a Fede, da circa un anno era ricoverato nella struttura, è confermato per domani, giovedì 4 settembre, con le esequie alle 16 nella parrocchia di Dio Padre, a Milano 2. A celebrare la funzione il parroco don Gianni Cazzaniga. “Lo abbiamo concordato con la famiglia”, ha spiegato all’Ansa il sacerdote. Oggi è stata allestita la camera ardente ma solo per la famiglia. “Papà diceva sempre: Quando accadrà voglio andarmene da solo alle 6 del mattino e abbiamo voluto rispettare il più possibile le sue volontà”, ha detto Sveva. “Certo non potevamo non fare il funerale, ma la camera ardente sarà accessibile solo per noi della famiglia”. Emilio Fede scherzava spesso sulla morte, esorcizzando con l’ironia la paura della fine. “Ogni mattina – diceva – leggo i necrologi. Se non c’è il mio nome, vado a farmi la barba”. L’ex direttore del Tg1 e del Tg4 è stato protagonista di una lunga carriera tra Rai e Mediaset. Dall’esperienza da inviato di guerra all’annuncio dell’avvio dell’operazione Desert Storm, dagli aneddoti memorabili al clamoroso divorzio da Cologno Monzese, ma anche di una controversa parabola giudiziaria.
Tra le sue ultime apparizioni in pubblico, quella del 14 giugno 2023 ad Arcore, per i funerali di Silvio Berlusconi: “È stato la mia vita”, ha detto. Caparbio, determinato, criticato e osannato, personalissimo nella conduzione tra notizie e commenti, tra polemiche, sanzioni dell’Agcom e satira, Fede nasce a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) nel 1931. Trasferitosi con la famiglia a Roma dopo la guerra, comincia l’attività da giornalista nella carta stampata, collaborando con Il Momento – Mattino di Roma e poi con La Gazzetta del Popolo a Torino. Nel 1954 inizia la sua esperienza a Viale Mazzini dove verrà assunto nel 1961. Inviato speciale in Africa per otto anni, documenta il periodo della decolonizzazione e dell’inizio delle guerre civili. Negli annali finisce la sua inchiesta sull’uso di un farmaco per gonfiare la carne, la famosa bistecca agli estrogeni. Nel 1964 sposa Diana De Feo, figlia dell’allora vicepresidente della Rai, dalla quale avrà due figlie, Simona e Sveva. Lavora con Sergio Zavoli a Tv7, approda alla conduzione del Tg1 e poi, nel 1981, ne diventa direttore pro tempore, fino al 1983. È sotto la sua guida che il tg della rete ammiraglia seguirà in diretta i fatti di Vermicino e gli inutili tentativi di salvare la vita al piccolo Alfredino scivolato nel pozzo artesiano, una tragedia che in qualche modo segnerà la nascita della cosiddetta tivù del dolore. La celebre diretta, condotta da Piero Badaloni, durata ben 18 ore e seguita da circa 25 milioni di telespettatori. Nel 1983 e 1984 conduce il programma di intrattenimento Test, che va in diretta concorrenza con Superflash trasmesso da Canale 5. Nel 1983 su Rai 1 va in onda Obiettivo su…, curato da Fede e da Sandro Baldoni e dedicato all’attualità. Il rapporto con la Rai si conclude nel 1987, a seguito di un processo per gioco d’azzardo finito con l’assoluzione e per il cambiamento degli accordi politici. Approda a TvA e poi, nel 1989, alla Fininvest, alla corte di Silvio Berlusconi al quale farà sempre professione di assoluta fedeltà.
È responsabile di Videonews, poi Studio Aperto, in onda su Italia Uno. È il 16 gennaio 1991 quando Fede, per primo, dà la notizia in diretta, dell’attacco americano a Baghdad. Lui stesso crea la scenografia, qualche minuto prima di andare in onda: lo sfondo del deserto, una maschera antigas e alcuni soldati. Qualche giorno dopo un altro annuncio scoop, la cattura dei piloti italiani Maurizio Cocciolone e Gianmarco Bellini. “La prima indicazione che diedi ai miei collaboratori fu mi raccomando, non copiate i tg della Rai. Volevo qualcosa di diverso, innovativo, più diretto, rispetto ai telegiornali paludati della Rai”. Di qui la conduzione in piedi, lo stop al gobbo, lo spazio all’informazione regionale. Nel 1992 passa alla guida del Tg4: l’anno di Mani pulite lo vede protagonista, con Paolo Brosio collegato dal Palazzo di giustizia di Milano. Celebri anche – grazie a Striscia la notizia – i suoi fuori onda con le sfuriate contro giornalisti e tecnici del tg. Dopo una prima cacciata nel 2010, rientrata per intercessione del Cavaliere, Fede lascia definitivamente Mediaset nel 2012, sostituito alla guida del Tg4 da Giovanni Toti.
Accanto all’esperienza politica, dalle candidature negli anni Ottanta nelle file del Psdi alla fondazione dei movimenti, non si può non ricordare il Fede scrittore: tra i suoi libri, Finché c’è Fede, Privé. La vita è un gioco, L’invidiato speciale, La foglia di fico, Samba dei ruffiani, La cena dei cretini fino all’emblematico Se tornassi ad Arcore. Bilancio di una vita da direttore e ad Africa. Storie di un inviato speciale. Secondo Bruno Vespa, storico conduttore di Porta a Porta, “Emilio Fede è stato un grande giornalista e un grande conduttore. Io ho ricordi meravigliosi e sono molto legato alla prima parte della sua carriera, quella meno nota oggi”. Paolo Brosio, per anni inviato di punta del Tg4 guidato da Emilio Fede, ricorda a Rai News 24 lo storico direttore della testata Mediaset. “Facevo più di dieci dirette al giorno davanti al tribunale. Lui mi sgridava, urlava ma io andavo in onda più di tutti e per questo prendevo più cazziatoni degli altri”. Il fondatore di Libero Vittorio Feltri commenta all’Adnkronos, la morte di Emilio Fede. “Era un giornalista abilissimo ma con un carattere censurabile. Lo conoscevo benissimo e come giornalista era bravissimo. Il suo brutto carattere però non mi impediva di stimarlo meno”. Feltri, a proposito della carriera del collega scomparso, ricorda la guerra nel Golfo. Emilio Fede “fu il primo a dare la notizia in tutta Italia, gli altri non l’avevano, quindi come giornalista era sensazionale”.
Il direttore del TgLa7 Enrico Mentana ricorda su Facebook Emilio Fede. “Se ne è andato Emilio Fede, e tanti – anche solo per ragioni di età – ne ricorderanno solo il crepuscolo professionale e giudiziario. Sarebbe sommamente ingeneroso. Emilio Fede, vent’anni prima di Berlusconi e del Tg4, era già l’anchorman più conosciuto dei tg italiani. Umanamente, anche quando eravamo molto distanti per scelte professionali, non fu mai sleale. Il resto è storia che abbiamo raccontato negli ultimi 15 anni”. Per il senatore di Forza Italia Adriano Galliani, “Emilio Fede è stato soprattutto un amico carissimo, con il quale ho condiviso tanti momenti sul lavoro e nella vita privata. Emilio mancherà tanto. A me personalmente come amico leale e gentile e alla televisione italiana per la sua competenza e professionalità. Alle figlie Sveva e Simona e ai suoi familiari vanno la mia vicinanza e le più sentite e sincere condoglianze”. Tra i numerosi messaggi di cordoglio che da ieri sera stanno arrivando alle figlie del giornalista, figura anche quello di Mediaset. “L’amministratore delegato Pier Silvio Berlusconi, il presidente Fedele Confalonieri, i dirigenti e tutti i collaboratori di Mediaset – si legge nel necrologio pubblicato oggi dal Corriere della Sera – partecipano al lutto per la scomparsa di Emilio Fede”.
Aggiornato il 03 settembre 2025 alle ore 18:32