I perduti e i perdenti

Forse, se andiamo al nocciolo, sempre generalizzando, l’umanità si divide in due categorie: i perduti e i perdenti. I perdenti sono quelli che hanno rinunciato a loro stessi, per qualsivoglia motivo: per non soffrire, per evitare il dolore, per una ferita mai rimarginata, per il denaro, per la roba, per il Potere, per la cupidigia, l’affarismo e il malaffare. I perduti, invece, sono coloro che hanno avuto il coraggio e la forza di perdonare, che hanno avuto rispetto per loro stessi e per gli altri, che hanno continuato a sognare, ad amare, a non rassegnarsi e ora, ancora oggi, malgrado tutto, aiutano e amano, pensano “altro” dal pensiero unico e dominante, sentono, percepiscono l’alterità, ricercano le verità, coltivano il dubbio, praticano il dialogo, studiano, ascoltano, vedono l’Oltre, sorridono, leggono, vivono senza speranza, ma anche senza rassegnarsi mai. Non hanno speranza, ma sono speranza. Insomma, i perduti non rivendicano le questioni con orgoglio, ma cercano di preservare la dignità della persona, a discapito dell’orgoglio personale.

I perduti sono idealisti, umili, ingenui, sensibili, fragili, poetici, forti, invisibili e liberi. Per questo motivo vengono emarginati, respinti, epurati, silenziati, tacitati, esclusi. I perdenti, al contrario, sono coloro che si sentono vincenti e vogliono vincere, fanno di tutto per vincere, ma sono schiavi e sudditi. Sono pragmatisti e furbi, materialisti e di successo, hanno venduto i loro ideali di libertà, di pace, di giustizia, d’amore, di fratellanza e di solidarietà. Inoltre, i perdenti rivendicano le questioni con orgoglio, senza preservare la dignità della persona. All’opposto, i perduti di questa società conformista, tecnocratica, violenta, omologante e alienata, sono gli ingenui, i liberi, gli onesti, i non violenti, gli innamorati. Per loro non c’è speranza, ma nemmeno disperazione.

Aggiornato il 05 agosto 2025 alle ore 10:17