
Che succede se l’ecologia politica prende il sopravvento sull’ecologia scientifica? Succede che a un osso duro come Jean de Kervasdoué tocca scrivere il sesto saggio su come il talebanismo ambientale, a tutti i livelli, ci sta rovinando la vita, e pure il portafoglio. Con La grande mystification. Ecologie: une imposture qui ne dit pas son nom, de Kervasdoué dimostra di non voler mollare un centimetro nella battaglia per la verità. Economista sanitario, ex direttore di ospedali parigini, ingegnere agrario di formazione e membro dell’Accademia delle tecnologie, è stato uno dei primissimi critici dell’ambientalismo piagnone. Di quell’ecologia politica che non va, appunto, confusa con quella scientifica. E nella cui rete ultimamente sembrano cadere sempre meno persone.
La ragioni che lo hanno spinto a scrivere il sesto libro sui deliri ecologici sono le convinzioni che hanno causato quegli stessi deliri, che stanno portando la Francia, e l’Europa, letteralmente alla rovina, senza alcun beneficio ecologico evidente. La Francia, infatti, sostiene de Kervasdoué, si sta deindustrializzando, la sua agricoltura sta perdendo slancio, il prezzo dell’elettricità sta esplodendo, l’industria automobilistica è in crisi. Allo stesso tempo, osserva, ci si concede il lusso di non sviluppare corsi d’acqua e fiumi, di bloccare la costruzione di dighe; di credere che l’agricoltura possa sopravvivere senza prodotti fitosanitari, che l’idrogeno sia la fonte energetica del futuro, che l’energia nucleare possa essere tollerata solo temporaneamente, senza nuove centrali dopo il 2040, che solo le fonti energetiche intermittenti e rinnovabili (turbine eoliche e pannelli solari) potranno soddisfare la domanda di elettricità, che possiamo garantire l’approvvigionamento di materie rifiutandoci di (ri)aprire miniere, che sarà possibile non vendere più auto con motore a combustione interna entro il 2035.
La sintesi di tutto ciò è la grande, e fondamentale, mistificazione, che ci fa credere che entro il 2050 non potremmo più emettere gas serra. Cercando di arrivare a questo obiettivo “irraggiungibile”, i Paesi europei stanno sacrificando la crescita economica. Con il risultato che non stiamo investendo abbastanza per adattare il nostro stile di vita al riscaldamento globale, il che porta la gente a credere che gli europei avranno la capacità di influenzare e impedire ad altri Paesi emergenti come Cina, India, Nigeria, Brasile, Russia o persino Polonia di costruire centrali elettriche a carbone o a gas. La “morsa” sugli apparati statali è quella di agenzie di influenza, dal Wwf a Greenpeace, “il più delle volte finanziate da fondazioni che non sono mai lontane dalle industrie petrolifere e del gas” e che “lavorano instancabilmente all’interno della Commissione europea”. Lo stesso vale, rileva l’autore, per il governo tedesco, una delle cui propaggini ha sede addirittura presso il ministero dell’ambiente francese. Senza contare che le alleanze tra le sinistre e gli ambientalisti nei governi europei, hanno avuto effetti nefasti sull’aumento dei prezzi dell’energia per famiglie e imprese.
È singolare, rileva, de Kervasdoué, che nella società sempre più dominata, se non addirittura soffocata, dalla cifra tecnocratica, in certi ambiti, come quello dello studio e l’analisti dell’ambiente, siano stati proprio gli organismi tecnici, veri, ad aver perso la loro influenza all’interno dell’apparato statale. Il risultato è che i comitati di cittadini vengono preferiti alle accademie scientifiche, quelle serie, quelle che non ti dicono che, se fa caldo, freddo, umido, che se ci sono terremoti, inondazioni e siccità, la colpa è del riscaldamento globale. Ormai siamo al malato immaginario di Moliere. Il problema, sostiene l’autore, è che la specie umana, e più precisamente gli occidentali, si sono attribuiti la pretesa taumaturgica di regolare il clima, riducendo nello specifico la produzione di gas serra, pensando di conservare una natura che è in evoluzione permanente per conto suo.
Da Bruxelles arrivano solo “false soluzioni”. Le auto elettriche, si sostiene, possono presentare evidenti qualità e vantaggi “quando l’elettricità è a zero emissioni di carbonio, come accade in Francia, ma non in Germania”. L’assurdità, dice lo studioso, è che la loro vendita sia stata sovvenzionata, a grande vantaggio della Cina, e soprattutto che questa politica stia uccidendo l’industria automobilistica europea. Le energie rinnovabili, anch’esse utili, sono state però favorite “a scapito dell’energia nucleare”, con il risultato di aver decarbonizzato una fonte energetica che era già a zero emissioni di carbonio, facendo aumentare le bollette energetiche. E l’agricoltura, poi, “non può esistere senza prodotti fitosanitari, anche quelli biologici”. Il divieto francese di investire nella ricerca su varietà resistenti allo stress idrico o al caldo estremo, grazie alle moderne tecniche di ingegneria genetica, è “un crimine e danneggia gravemente la sua l’agricoltura. Nel mondo − fa notare l’autore − ci sono 220 milioni di ettari coltivati a Ogm, di cui oltre 73 negli Stati Unit”i. “Vorrei sapere se esiste almeno uno studio che indichi che tra i 4mila Ogm piantati oggi nel mondo, ce ne sia uno realmente pericoloso per la salute”. La realtà, avverte, “è l’opposto, perché alcuni Ogm permettono di compensare le carenze vitaminiche, inoltre sono più salutari e per questo motivo sono più costosi quando i loro semi vengono venduti sul mercato mondiale”.
Se l’oscurantismo eco-politico non verrà fermato, “il peggio dovrà ancora arrivare”. Non abbattere gli alberi, “che sono essere viventi che nascono, crescono e muoiono”, quando è giunto il momento, “credere di potersi pagare il lusso d’ignorare le possibilità straordinarie dell’ingegneria genetica, non utilizzare gli erbicidi e altri prodotti fitosanitari dalla tossicità debole o perfino inesistente, favorire l’agricoltura bio o altri pregiudizi assurdi che non risolveranno le questioni ecologiche − avverte l’autore − contribuiranno al dramma che si prepara in una Francia che in mancanza di crescita, non potrà più finanziare il suo generoso sistema di protezione sociale”. La beffa, conclude, è che oltre al “caldo” avremo anche la “bancarotta”.
(*) La grande mystification. Ecologie: une imposture qui ne dit pas son nom, Jean de Kervasdoué, Albin 2024, 224 pagine, 19 euro
Aggiornato il 04 agosto 2025 alle ore 11:38