
Entro i prossimi 5 anni si assisterà ad una profonda rivoluzione nel sistema delle comunicazioni. È già in atto la partita delle frequenze. Il settore negli ultimi quindici anni ha perduto oltre 15 miliardi di ricavi. Il mondo dell’editoria è entrato in crisi a causa dell’ingresso dei nuovi strumenti, a partire da Internet ai social. Le entrate complessive nel settore dei media in Italia ha superato, comunque, 12 miliardi secondo la relazione del presidente dell’Autorità per le comunicazioni Giacomo Lasorella. Il traino è giunto però principalmente dai contenuti a pagamento e cioè dalla televisione online, a fronte del consistente calo nelle vendite di copie di quotidiani e periodici. Gli eventi sportivi (oltre al Festival di Sanremo e qualche altra manifestazione musicale) hanno consentito una crescita degli introiti pubblicitari. L’obiettivo di ridurre i costi è evidenziato dai piani industriali varati. Un duro colpo è giunto da una delle Big Tech. Microsoft, dopo i 6mila esuberi di maggio 2025, ha annunziato licenziamenti per altri 9mila dipendenti da effettuati in vari Paesi.
L’Osservatorio sul sistema dell’informazione, pubblicato dall’Agcom, ha individuato che gli italiani s’informano ormai più su Internet e smartphone che in televisione. Un sorpasso storico che evidenzia come il potere dell’informazione digitale superi quella tradizionale. Il telegiornale non detta più la linea della verità, mentre aumenta la diffidenza sui media. Nel dossier che raccoglie i dati fino al primo trimestre 2025 viene messo in evidenza che oltre il 50 per cento degli italiani ha utilizzato Internet come principale fonte d’informazione, superando per la prima volta la televisione. Il cambiamento è dovuto principalmente all’espansione dei social network, diventato il mezzo preferito dei giovani, seguito dai mortori di ricerca (chi possiede un computer si collega con Google a cui fare tutte le domande possibili con l’istallazione dell’Intelligenza artificiale).
Scarsa attrazione hanno i siti web dei giornali e dei periodici mentre la carta stampata mantiene una nicchia di lettori soprattutto anziani, che magari sfogliano l’edizione mattutina su una panchina, al bar o al barbiere. È finita un’epoca: oggi gli utenti sono coinvolti da un flusso di informazioni speso non controllate e per le quali ci si affida alla propria esperienza professionale. L’afflusso di tante fonti impedisce spesso di verificarne la correttezza. Molti si interrogano allora su chi manipola la descrizione dei fatti. Il problema dei prossimi 5-10 anni è quello della sovranità tecnologica e digitale come priorità strategica. Per l’Italia significa tutelare autonomia, indipendenza, sicurezza e aspetti economici. Il settore delle telecomunicazioni, che ha conosciuto profonde crisi, necessita di una visione industriale di respiro europeo al fine di poter competere con i big player globali. La dorsale, più o meno visibile, dell’economia digitale sono le reti fisse. Servono allora alleanze industriali, scelte politiche coerenti. Proteggere i dati significa anche salvaguardare i valori del Paese.
Aggiornato il 29 luglio 2025 alle ore 10:48