
Sull’Huffpost dello scorso 22 luglio, Giovanni Fornero, allievo di Nicola Abbagnano e studioso di lungo corso di temi bioetici, ha rilasciato un’intervista in cui ha affermato che, nonostante la riluttanza della Chiesa e di parte del Cattolicesimo, con altra parte invece in senso contrario, il diritto di morire è cristiano e alla base di tutti i diritti. A sostegno della sua tesi, secondo cui il diritto di morire è cristiano poiché espressione di libertà, Fornero riporta l’esempio di Hans Küng il quale, pur essendo un teologo cattolico, ha sempre dichiarato la sua adesione alla prospettiva etica della disponibilità della vita e della conseguente legittimazione delle procedure di morte assistita. La tesi di Fornero è evidentemente provocatoria, ma non può essere non considerata seriamente, poiché, entro una certa misura, egli ha pienamente ragione, almeno con specifico riferimento alle evidenziate contraddizioni interne al mondo cattolico sul tema. Prima di esaminare questo aspetto, tuttavia occorre precisare che – nonostante l’opinione contraria di Fornero – il diritto di morire non è mai stato riconosciuto giuridicamente in alcun momento e luogo, nemmeno nella celebre sentenza numero 242/2019 della Corte Costituzionale sul caso Fabo-Cappato. Anzi la Consulta, con la suddetta sentenza, ha avuto cura di precisare che il diritto di morire non è configurabile, poiché il primigenio diritto fondativo di tutti gli altri è quello alla vita e quindi non si potrebbe ammettere una simile contraddizione all’interno dell’ordinamento giuridico.
In quella sentenza, come nelle successive, la Corte Costituzionale si è limitata a precisare l’illegittimità costituzionale del divieto assoluto sancito dall’articolo 580 del Codice penale, fissando quattro condizioni specifiche e tassative per rendere maggiormente permeabile il suddetto divieto. Dal punto di vista filosofico, e quindi anche giuridico, poiché non si può avere diritto riflessione filosofica, inoltre, non è possibile pensare a una libertà che sia nella sua sostanza come priva di ogni limite, e non è necessario essere cattolici per penetrare all’interno di una simile prospettiva. Non soltanto Platone, infatti, ha insegnato, per di più nella sua opera più “idealista” come La Repubblica, che “una libertà spinta all’eccesso si rivolta in una schiavitù spinta all’eccesso, così nella sfera privata come in quella pubblica” (564A), ma anche un esponente di spicco del pensiero secolare e progressista novecentesco come Albert Camus ha chiarito in modo inequivocabile che “la libertà senza limiti è il contrario della libertà”. Il Cattolicesimo, dunque, professa il libero arbitrio, ma non la libertà priva di limiti e incoerente con se stessa. Ciò considerato, le contraddizioni sul tema del fine vita all’interno del Cattolicesimo sono tragiche e laceranti. A fronte, infatti, di una chiarezza magisteriale sull’argomento, per cui ferma restando la condanna di ogni accanimento terapeutico è altresì illecita ogni azione che procuri o agevoli la morte non naturale, e questo per specifici motivi di ordine giuridico, morale, filosofico e teologico, vi sono ampie aree del Cattolicesimo e degli stessi uomini di chiesa, cioè chierici di ogni ordine e grado, che si dichiarano più o meno direttamente a favore della legalizzazione della morte assistita. Riprendendo gli spunti di Fornero, si potrebbe affermare che il mondo cattolico è oggi costellato da una miriade di piccoli Küng che rinnegano l’insegnamento della Chiesa.
Non bisogna dimenticare, infatti, che Küng, nonostante formalmente fosse un teologo cattolico, nella sua sostanza proponeva teorie e dottrine morali e teologiche in aperto contrasto con il cattolicesimo, e non a caso è stato sanzionato ben due volte dalla Congregazione per la dottrina della fede, ed quindi in tale frangente che emerge il problema metodologico prima del merito. Nessuno è costretto ad essere cattolico, né a condividere o propagare la dottrina morale e teologica cattolica, ma chi intende inscriversi nell’alveo cattolico non può che accettarne la sostanza, come chi vuole giocare a calcio deve rispettare le regole di tale sport; sarebbe ben paradossale e grottesco scendere in campo all’interno dei reparti di una squadra di calcio con la pretesa di giocare senza riconoscere la regola del fuorigioco, o di adottare le regole del basket per cui la palla si può e si deve gestire solo con le mani. Alla luce di ciò, chi intende dirsi cattolico non può fare a meno di concepire l’indisponibilità della vita e della morte, non soltanto poiché da un punto di vista filosofico, come più volte lo stesso Fornero ha scritto nei suoi testi, non si può prescindere dalla dicotomia disponibilità-indisponibilità della vita, ma anche e soprattutto perché altrimenti non ci si potrebbe dire realmente cattolici, sebbene le motivazioni per essere contrari alla legittimazione della morte assistita non siano esclusivamente dipendenti dalla fede, trovando ampio margine anche alla luce della sola ragione.
Ecco, quindi, che dall’intervista di Fornero, per le complessità della realtà, si trova ad essere evidenziato per contrasto il problema del Cattolicesimo odierno tanto nel suo complesso quanto soprattutto sui temi etici in particolare. Alla base di tutto si trova il fraintendimento metodologico per cui generalmente si reputa che non debba essere il cattolico ad imparare e seguire gli insegnamenti morali e teologici della Chiesa, ma che sia quest’ultima a doversi adattare e piegare alle esigenze dei singoli e della società nella sua variegata, e spesso irragionevole e irrazionale, policromia di pretese e desiderata. In conclusione, non si può fare a meno di osservare come sfugga, con tutta evidenza, soprattutto a moltissimi cattolici, la natura della Chiesa e della sua funzione, che non è quella di essere un sindacato o un partito politico alla rincorsa del consenso o delle mode del momento, e che anche e soprattutto non si comprenda come l’orizzonte etico del Cattolicesimo non dipende dalle contingenze della storia, ma da principi non soltanto a loro volta indisponibili, ma soprattutto universali, altrimenti non sarebbe un Cattolicesimo compiutamente e realmente cattolico.
Aggiornato il 28 luglio 2025 alle ore 10:07