Generazione Sephora: la “cosmeticoressia”

Che cosa succede alla “Generazione Sephora”, che prende il nome dall’omonima catena mondiale di cosmetici? E chi sono le Sephora Kids, bambine e ragazzine di età compresa tra gli 8 e i 12 anni, che vanno pazze per i prodotti cosmetici e le skincare riservati a donne adulte?  Molti, se non tutti, si chiedono come possa accadere che in età prepuberale, o appena al di sopra di quella (preteens o tweens in inglese), si possa essere ossessionate dal desiderio di apparire belle, e la risposta va ricercata in quel mondo virtuale dei nativi digitali in cui il principio di realtà cede radicalmente il passo a quello dell’apparenza. Tutto ciò accade poiché le giovanissime coinvolte, così come le loro influencer pari età, sono perfettamente in grado di produrre i propri video e condividerli sui loro profili e canali preferiti (TikTok, YouTube, Instagram), diffondendoli a molti milioni di loro coetanee nel mondo. Di conseguenza, è possibile trovare in rete migliaia di video di bambine impuberi che mostrano a un folto pubblico di giovanissime le loro “beauty routine”, le cui pratiche vanno dalla detersione della pelle (già di per sé perfettamente liscia e vellutata!), all’applicazione di creme e sieri del tutto fuori standard e sconsigliatissime per quella età. Desta così profondo sconcerto vedere delle bambine che parlano con grande naturalezza di texture, tonicità e rassodamento del derma, dispensando consigli su come avere una pelle luminosa, senza rughe e imperfezioni.

Voi direte: ma siamo usciti pazzi(e)? E qui, però, occorre cogliere il punto: chi è più pazzo tra genitori assenti e responsabili spregiudicati dei grandi marchi della cosmesi? Non sono proprio questi ultimi a compensare con ristorni in natura (merce da loro prodotta), e/o con somme ragguardevoli di denaro le giovanissime promotrici? Ma i Sephora kids non sono soltanto consumatori di immagini e video, dato che le puoi trovare come acquirenti (con i soldi che hanno messo da parte nel frattempo) nei grandi magazzini di mezzo mondo, alla ricerca dei cosmetici più trendy del momento, come make-up o creme di lusso per la cura della pelle. E questo ancora una volta accade perché i nati dopo il 2010 (collettivamente definiti come la Generazione Alfa, a loro volta figli dei Millenial nati tra l’inizio degli anni 80 e la metà degli anni 90) hanno molti più soldi da spendere rispetto ai coetanei di un tempo. Tant’è vero che le stime di mercato che li riguardano parlano di una spesa complessiva di 5,39 triliardi di dollari all’anno a livello globale, destinata a crescere al ritmo annuale di oltre 10miliardi. Le questioni di bellezza rivestono il massimo livello di priorità presso questa fascia demografica di giovanissime, come dimostra la spesa relativa giunta ai più alti livelli fin dal 2018.  Fiutato l’affare, gli algoritmi dei social network, come TikTok (dove negli ultimi mesi l’hashtag #sephorakids è diventato virale), si sono immediatamente adeguati, per promuovere i video dei giovani influencer che pubblicizzano prodotti di make-up, malgrado i limiti auto-imposti di vietare l’accesso ai loro social a minori di 13 anni. Le case che producono cosmetici hanno fatto poi di peggio, inviando i loro prodotti a titolo gratuito alle giovani promoter digitali, proprio per attrarre verso il mercato relativo le fasce più giovani d’età.

Nel tentativo di arginare il fenomeno, le associazioni di medici dermatologi e di gruppi d’ascolto psicoterapico hanno iniziato a veicolare attraverso gli stessi social l’allarme sulle conseguenze negative, in merito all’abuso da parte delle giovanissime di prodotti cosmetici calibrati per l’età adulta. Particolarmente controindicati sono i retinoli, i consumi impropri di vitamine A e C, e gli acidi esfolianti. Tutti prodotti questi ultimi in grado di produrre danni potenziali al derma dei più giovani, potendo causare arrossamenti, irritazione e secchezza della pelle, rischi di inestetismi o imperfezioni del derma, pruriti cutanei. Per di più, oltre i possibili effetti collaterali, l’uso troppo precoce di prodotti per la skincare, associato a richieste intempestive e fuori luogo da parte delle adolescenti per prestazioni di medicina estetica con filler e botox, rischia di provocare in loro un invecchiamento precoce della pelle. Gli psichiatri e i sociologi hanno coniato l’acronimo “Fomo” (Fear Of Missing Out) che serve a specificare quel malessere giovanile di “essere escluse dal giro”, qualora non si adottino i suggerimenti trendy delle influencer o coetanee che utilizzano quegli specifici prodotti cosmetici, resi particolarmente attraenti e invitanti da un packaging attentamente studiato dalle case produttrici. La Generazione Sephora insegue, cioè, tutti gli stereotipi dell’apparire che originano dalle pubblicità online e televisive, in cui si tende a far passare messaggi fuorvianti del significato di “bellezza ideale”, ma irrealistica, che si presenta attraverso uno stereotipo di pelle perfettamente liscia, a partire dalla quale si cerca poi un’approvazione sui social, anche ricorrendo all’uso di filtri e fotoritocchi.

Il fenomeno della “cosmeticoressia” è una diretta rappresentazione dell’ansia e della mancata accettazione dei cambiamenti tipici dell’adolescenza, per cui le giovanissime interessate hanno non di rado enormi problemi di ordine psicologico ad accettare che la loro pelle si modifichi, in funzione della “tempesta ormonale” caratteristica di quelle età, con la comparsa di punti neri, acne e maggiore untuosità. Motivi per cui le poco più che bambine vengono spinte (via social e gruppo di pari) a fare ricorso a prodotti cosmetici per adulti, nell’illusione di mantenere una pelle liscia e lucida. Questo fenomeno assai poco evidenziato espone le bambine a una fragilità psicologica, che può portare a disturbi d’ansia e bassa autostima, con l’aggiunta di possibili problematiche legate alla loro immagine corporea. Occorre, tra l’altro, evidenziare come una skincare molto accentuata, associata a un utilizzo precoce della medicina estetica, esponga bambine e giovani adolescenti ad una adultizzazione precoce, che le fa apparire più grandi rispetto alla loro età anagrafica e le priva di un periodo che dovrebbe essere di serenità e spensieratezza, esponendole a un maggior rischio dal punto di vista sessuale. Le gift-card per l’acquisto di costosi prodotti cosmetici di bellezza sono infatti tra i mezzi di pagamento in natura più gettonati dalle baby-prostitute (munite di decine di sim card e di accessi criptati a gruppi social esclusivi), come dimostra il caso francese in cui la prostituzione giovanile costituisce, ormai, una vera e propria piaga sociale. Vedete se poi “qualcuno” (come gli integralisti alla Alì Khamenei) non ha ragione di dire che noi siamo come il “Volto di Satana”!

Aggiornato il 23 luglio 2025 alle ore 12:30