Spid addio, spazio alla Carta d’identità elettronica

Come riporta il Corriere della Sera, da luglio lo Spid potrebbe non essere più gratuito. Le ragioni risiedono nel fatto che la convenzione tra lo Stato e i gestori Spid potrebbe non essere rinnovata a costo zero. Infocert e Aruba, tra i principali provider, stanno già valutando di far partire un abbonamento annuale dal valore intorno ai 6 euro a partire dal prossimo mese. La possibilità che per il servizio potesse essere richiesto un corrispettivo di pagamento era previsto fin dall’inizio, nonostante la previsione di fondi pubblici finalizzati proprio ad evitare aggravi per i cittadini. Al momento il finanziamento di circa 40 milioni è già stato approvato a marzo e, secondo le indicazioni che arrivano, i versamenti ai diversi provider inizieranno a brevissimo. Ovvio che le società stiano facendo pressing per sbloccare i finanziamenti dello Stato, anche se è chiaro che nonostante i fondi in arrivo chi ha scelto di farsi pagare non tornerà certo indietro. Va detto che le convenzioni dello Spid sono in scadenza. Quelle attuali finiscono a ottobre e dal 9 luglio inizia il periodo di tre mesi rispetto alla data finale, nei quali è previsto l’avvio dei negoziati per il rinnovo. L’identità digitale è tra gli obiettivi che il Governo ha per lo sblocco dei fondi del Pnrr: entro il 2026 ne dovrà essere fornita il 70 per cento della popolazione ed ovviamente lo Spid, con i suoi 40,5 milioni di identità emesse, è indispensabile per centrare le milestones programmate. Ma il Governo punta anche su un sempre maggiore utilizzo della Cie, la Carta di identità elettronica.

Il rapporto di utilizzo tra Cie e Spid sta infatti cambiando rapidamente: se prima viaggiava su 1 a 20, ora si sarebbe attestato sull’1 a 10 nell’ultimo anno. Le attivazioni di app di Cie sono passate da 5,5 a 7,3 milioni nell’ultimo anno. Sul tema salgono i consumatori. “Lo Spid rischia di diventare a pagamento per tutti i cittadini a partire dal prossimo luglio. E ciò perché, ad oggi, risultano ancora bloccati i finanziamenti pubblici da 40 milioni di euro previsti da un decreto del 2023 e destinati agli operatori che forniscono il sistema di identità digitale per i servizi online della Pubblica amministrazione”, ha denunciato il Codacons. “La situazione che si sta delineando appare gravemente lesiva dei diritti dei consumatori – aggiunge – che negli ultimi anni sono stati incentivati a creare una identità digitale per accedere ad una moltitudine di servizi offerti dalla pubblica amministrazione e ora, per usufruire di questi stessi servizi, rischiano di ritrovarsi a pagare nuovi costi non preventivati”. Per l’associazione si tratta di “una scorrettezza” e per questo si dice “pronta ad avviare una valanga di cause risarcitorie contro lo Stato e Agid (Agenzia per l’Italia Digitale) da parte degli utenti interessati, finalizzate al riconoscimento del rimborso delle spese sostenute a causa dei ritardi della Pubblica amministrazione”.

Rispetto al pagamento annuale dello Spid interviene Paola Generali, presidente di Assintel Confcommercio, l’associazione di categoria che riunisce le Pmi del digitale. In una nota scrive che, “in merito alle notizie di questi giorni, secondo le quali non è prevista l’erogazione dei pagamenti ai provider privati che offrono il servizio di Spid e la conseguenza che questi ultimi abbiano iniziato a far pagare tale servizio, lanciamo un appello al Governo: lavoriamo tutti, insieme, perché l’offerta ai cittadini di strumenti per la digitalizzazione sia ampia, variegata, accessibile e gratuita. E la digitalizzazione diventi sempre più democratica”. Secondo Generali, “per la fase contingente, ci auguriamo che i 40 milioni di euro previsti per ristorare i provider privati che offrono il servizio di Spid, arrivino al più presto. Per tutelare in primis i milioni di italiani che hanno attivato l’identità digitale e permettere che il servizio si diffonda ancora. In secondo luogo ci auguriamo che si prosegua e si incrementi lo sforzo per fare dell’Italia un Paese sempre più digitale”. Per Generali, l’ultimo Report on the state of the Digital Decade sottolinea l’importanza di strumenti come lo Spid “per superare il digital divide e il gap che abbiamo con il resto d’Europa. Riteniamo dunque che si debba lavorare per incrementarne l’uso, in sinergia, scongiurando il rischio che i cittadini possano abbandonarne l’uso in quanto diventato a pagamento. L’obiettivo comune deve essere quello di arricchire l’offerta digitale al cittadino e non depauperarla. In questa direzione va la nostra proposta di presidi fissi nei quartieri delle nostre città per accompagnare i cittadini nell’utilizzo dell’identità digitale, spiegandone le modalità di fruizione ed essendo a disposizione per dubbi e problematiche”.

Aggiornato il 11 giugno 2025 alle ore 16:54