
Spregevole e ingiustificabile la condotta di Stefano Addeo, il docente del Liceo “Medi” di Cicciano, in provincia di Napoli, protagonista di un recente caso mediatico per via di un post diffuso sui suoi canali social in cui augurava la morte a una bambina di soli otto anni la cui unica colpa è quella di essere la figlia del presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Un gesto semplicemente infame, da condannare senza se e senza ma, inqualificabile per chiunque, soprattutto per chi, come Addeo, di mestiere fa l’insegnante, ed è chiamato, in quanto tale, ad istruire ed educare il prossimo, e non certo a seminare i germi dell’odio e della discordia in rete, attraverso un uso insano e distorto delle varie piattaforme social.
Purtuttavia, pur prendendo atto dell’esecrabile comportamento del docente in questione, nonché dell’immaturità da costui dimostrata nella fase immediatamente successiva all’esplosione del caso, prima adducendo improbabili scuse e poi tentando addirittura il gesto estremo (probabilmente il modo più rapido ed efficace per allentare l’inevitabile morsa mediatica che lo affliggeva), a modestissimo parere di chi scrive il licenziamento del professore campano resta comunque un’eventualità da poter e dover evitare. Accompagnare verso il martirio un 65enne ormai prossimo alla pensione, che peraltro ha appena tentato il suicidio, non farebbe altro che alimentare quella narrazione, oggi tanto in voga a sinistra, dell’esecutivo di destra intollerante e illiberale che reprime con la forza la libera manifestazione delle altrui opinioni, sebbene risulti alquanto palese che, almeno in questo specifico caso, non si sia in presenza dell’espressione di una libera opinione, bensì di un auspicio inumano, rabbioso e aberrante punibile finanche con l’eventuale destituzione dall’incarico, ampiamente giustificata, almeno sotto un profilo etico e disciplinare.
Meno, invece, sotto il profilo squisitamente politico, che comunque va debitamente attenzionato e preso in considerazione, essendo quello in questione un caso che tende inevitabilmente a sconfinare nello scivoloso terreno della politica. La dimensione etica, che imporrebbe l'assunzione di provvedimenti drastici nei confronti del docente, si scontra pertanto con quella politica, che, invece, suggerirebbe l’assunzione di una posizione di superiorità nei confronti di un soggetto che in questa infelice vicenda ha già ampiamente perso. Licenziarlo, al contrario, equivarrebbe a rinvigorirlo, a restituirgli spazio, vigore e voce, ad avvalorare (almeno dal loro opinabilissimo punto di vista) le strampalate tesi di quanti, a sinistra, riescono ancora a mettere in dubbio i fondamenti democratici e liberali su cui si erge l’azione politica dell’Esecutivo in carica, etichettato ad ogni occasione utile da costoro come “fascista” e “autoritario”.
Alla luce di dette considerazioni, si lasci pertanto libero il professor Addeo, già a partire dall’inizio del prossimo anno scolastico, di portare a termine una carriera lavorativa ormai prossima all’epilogo, costringendolo così, ogni singolo giorno, ad affrontare lo sguardo severo e tradito dei suoi studenti e cercare di recuperare sul campo il loro rispetto e la loro stima. È questa, a ben vedere, la peggiore sanzione che gli si possa comminare, e, al contempo, la migliore opportunità che gli si possa offrire per provare a riscattarsi dopo questa triste storia.
Aggiornato il 06 giugno 2025 alle ore 11:39