Un libro-inchiesta ricostruisce il tentato femminicidio di Filomena Di Gennaro

Filomena Di Gennaro è una giovane donna di origini pugliesi che nel 2005, presso la Scuola allievi marescialli di Velletri, aveva superato brillantemente le prove per entrare nelle Forze dell’ordine. Il 13 gennaio del 2006 venne aggredita da Marcello, suo ex fidanzato, incapace d’accettare la fine della loro decennale relazione. L’uomo le ha sparato otto colpi di pistola, tentando d’ucciderla: Filomena è sopravvissuta, ma da allora vive su una sedia a rotelle. Tutto questo, però, non le ha impedito di rifarsi una vita: si è sposata, ha avuto figli e oggi, sostenuta e incoraggiata dal suo compagno, racconta la sua storia nelle scuole superiori per insegnare ai giovani a non tacere di fronte ai primi segnali di un amore tossico. Ben diverso da un legame affettivo valido, basato su profondo rispetto reciproco e su un continuo interscambio fisico, intellettuale, spirituale.

Mirko Giudici, giornalista romano, autore tra l’altro nel 2020, per Ctl editore, dell’indagine sul Coronavirus, Non è la peste, ha ricostruito, nel libro-inchiesta Mia o di nessun altro. La storia di Filomena Di Gennaro di Mirko Giudici (Frascati & Serradifalco 2024, 208 pagine, 16 euro). Il libro è stato presentato a Roma, al Museo storico dell’Arma dei Carabinieri in Piazza Risorgimento, gremito, per l’occasione, di persone d’ogni tipo, spinte tutte dal desiderio di comprendere e riflettere su un’emergenza grave come la violenza di genere. In apertura, il tenente colonnello Raffaele Gesmundo, direttore del museo, ha sottolineato l’importanza del ruolo educativo delle istituzioni nel prevenire la violenza e costruire una cultura del rispetto; mentre a Di Gennaro e Giudici ha indirizzato una lettera Simona Bonito, consigliera di Parità della Provincia di Potenza, da anni impegnata nella difesa dei diritti delle donne.

Ha partecipato anche Laura Seragusa, tenente colonnello, criminologa e docente alla Lumsa; Susanna Petrassi, criminologa, psicologa e docente universitaria; e Katiuscia Girolametti, presidente della Rete italiana disabili. Le tre esperte hanno analizzato il fenomeno del femminicidio da prospettive diverse ma complementari: evidenziando dinamiche relazionali e stereotipi culturali alimentanti la violenza di genere, e l’urgenza di una risposta sistemica impegnante istituzioni, scuola e altre “agenzie educative”, famiglie e media. Ne è emerso il profilo del femminicida tipico: un individuo violento – nonostante l’apparente tranquillità, come nel caso di Marcello, tentato omicida di Filomena – incapace di controllare i suoi pensieri, e impulsi, psicotici, ossessivi, narcisisti, vittimistici e paranoici. Prevale su tutto, in questi individui, sino ad arrivare all’impulso omicida nel vedersi respinti, l’ossessione di dominare la partner, controllando la sua vita nei minimi dettagli. Al tempo stesso, Giudici e Di Gennaro si sono soffermati anche sui rischi – da sempre presenti nelle cronache dei giornalisti, ma anche, a volte, nei saggi di specialisti – di ingenerare involontariamente, nella società, fenomeni di emulazione. Significativo fu il caso, 250 anni fa, de I dolori del giovane Werther: il romanzo epistolare di Johann Wolfgang von Goethe che, nell’ultimo venticinquennio del Settecento, innescò, soprattutto in Germania, un cupo effetto imitativo che spinse al suicidio molti giovani.

Assai minore fu, un ventennio dopo in Italia, l’analogo effetto ricollegabile all’altro romanzo epistolare di Ugo Foscolo, Le ultime lettere di Jacopo Ortis: in un Paese preso da preoccupazioni più incalzanti, tra andirivieni napoleonici e prodromi del Risorgimento. Filomena Di Gennaro, presente all’evento, ha raccontato con coraggio e lucidità la sua drammatica esperienza: ma anche l’impegno portato avanti da anni, con il “Progetto Milena”, nato in collaborazione con il Sim (Sindacato italiano militare) Carabinieri, e che oggi vede coinvolto anche Mirko Giudici, e vuol sensibilizzare i cittadini e prevenire la violenza di genere, creando reti di sostegno e consapevolezza. Emanuela Mari, attrice e cantante lirica, ha letto alcuni dei brani più intensi del libro. “Raccontare la storia di Filomena – ha sottolineato, in chiusura, Mirko Giudici – non è stato solo un atto narrativo, ma un dovere civile. Perché ogni volta che una donna viene colpita, ferita, uccisa, la società intera fallisce. La cultura della violenza va disinnescata ogni giorno, in ogni casa, scuola, ufficio e strada”.

(*) Mia o di nessun altro. La storia di Filomena Di Gennaro di Mirko Giudici, prefazione di Filomena Di Gennaro, Frascati & Serradifalco 2024, 208 pagine, 16 euro

Aggiornato il 04 giugno 2025 alle ore 10:50