Case messe a leva finanziaria

Nel settembre 2023 pochissimi italiani s’informavano su chi stesse investendo su Airbnb in borsa, era soprattutto la gente squattrinata, quella che in Italia eredita casa dai nonni o dai genitori, e da qualche anno per sbarcare il lunario affida l’immobile come “casa vacanze” ad Airbnb. Dettaglio non secondario: La Stampa di Torino del 5 settembre 2023 riportava nelle pagine economiche (Teleborsa) che Blackstone ed Airbnb erano entrati “a far parte dell’indice S&P 500”.

Nell’autunno 2023 l’indice di borsa S&P Dow Jones Indices aveva ufficialmente comunicato che Blackstone ed Airbnb dovevano sostituire Lincoln National e Newell Brands nell’indice S&P 500, mentre Lincoln National e Newell Brands a loro volta avrebbero sostituito UniQure e Universal Insurance Holding nell’indice S&P SmalCap 600. 

Ma cosa c’è dietro questa manovra? Soprattutto come hanno fatto tre ragazzi a mettere su la holding delle “case vacanza”? E qui viene il bello. Perché BlackRock e BlackStone hanno premiato l’idea, entrando in Airbnb e cambiando la vita dei tre fondatori della società che oggi detiene il monopolio del mercato immobiliare mondiale degli affitti brevi.

Ad onor del vero, i tre fondatori, Brian Chesky, Joe Gebbiae e Nathan Blecharczyk, possono considerare scudati tutti i contratti che hanno siglato nel mondo egemonizzato dalla finanza occidentale; ma sono anche ben consci che nei paesi Brics difficilmente un tribunale darebbe loro ragione. Questo perché Nathan Blecharczyk (la mente economica del gruppo), il più influente dei soci, è protetto da Warren Buffet e Bill Gates: i due super ricchi lo hanno fatto accedere all’esclusivo circolo che sostiene la campagna filantropica The Giving Pledge, club dove s’incontrano i miliardari che salveranno il pianeta.

Oggi sono tantissimi gli ignari italiani che si pagano da vivere affidando una vecchia casetta ad Airbnb. In Italia il 76 per cento dei piccoli proprietari, che affittavano casa per affitti brevi, vacanze e uso studenti, hanno firmato un contratto con Airbnb. Per il momento lasciamo correre che sono state sottratte case al mercato immobiliare italiano (alle imprese immobiliari italiane), che questo ha tolto dal mercato degli affitti il 76 per cento degli immobili; in certi casi palazzi milanesi, romani e veneziani interi sono oggi sotto contratto con Airbnb. Essere sotto contratto con Airbnb significa inevitabilmente aver sottoscritto un impegno con chi legalmente oggi detiene le azioni della multinazionale della “case vacanza”.

Per il momento non entriamo nel particolare che Airbnb è una società di capitali registrata nel Delaware, stato Usa privo d’imposte sulle vendite e che permette alle società di pagare le tasse più basse di tutto l’Occidente: è un vero e proprio paradiso fiscale. Ma in Italia Airbnb ha già sotto contratto quasi 700 mila proprietari d’immobili, e si promette di raggiungere il milione entro fine 2025: anche grazie alla povertà diffusa che induce gli italiani a mettere sul mercato il sudato mattone. È una vera e propria manovra a tenaglia, se da un lato della morsa il mercato degli affitti viene aggredito da Airbnb, dall’altro BlackStone si aggiudica sempre più acquisizioni di “nude proprietà”.

E se è sconsigliabile finire in tribunale con BlackStone, altrettanto dicasi per una rescissione contrattuale con Airbnb. Perché gli azionisti di Airbnb sono gli stessi compari di merenda di BlackStone e BlacRock: ovvero Gruppo Vanguard Inc (il più grande fornitore mondiale di fondi comuni di investimento), Fidelity Management & Research Company (ha in gestione un patrimonio di circa 2021 trilioni di dollari), Capital Research Global Investors (2.6 trilioni di dollari di asset, nasce nel 1931 per togliere terre e case ai cittadini colpiti dalla depressione del 1929), Blackrock Inc. (vale 14 trilioni di dollari) e Polen Capital Management è il socio più piccino con soli 1.44 miliardi di dollari.

Vi immaginate cosa potrebbe capitare ad un pensionato italiano che finisse in causa con Airbnb per una qualsivoglia, anche capziosa, inadempienza contrattuale?

È anche immaginabile possa perdere casa, o poi vedersi comminare accessorie spese processuali e rifusione di danni che potrebbero superare lo stesso valore di stima peritale dell’immobile.

A questo va aggiunto che nessun partito politico occidentale oggi tenterebbe di fermare BlackRock e BlackStone, che di fatto sono i santi protettori di Airbnb. Anche perché le politiche, soprattutto europee, vanno nella direzione della completa privatizzazione dei servizi abbinata all’eliminazione di ogni limite alla grande impresa che si sostituisce allo Stato: quindi eradicazione di ogni costo sociale, ma anche di ogni bene nella piena disponibilità (proprietà) dell’uomo di strada.

In quest’ottica la piccola proprietà privata, sia essa casa o laboratorio, fondo agricolo, capannone, ufficio, vengono percepiti come limite al “grande privatizzatore”; quindi un “costo sociale” perché impegnano lo Stato nel rapporto fiscale con una moltitudine di soggetti.

L’efficienza fiscale che sta perseguendo l’Europa è oggi la stessa che caratterizzava gli Usa dagli anni della “grande depressione”: ovvero concentrare i beni immobili e le terre nelle mani di pochi soggetti fiscali, in modo che lo Stato possa tagliare i costi della macchina fiscale al punto di privatizzarla completamente, affidandola al sostituto fiscale principe, ovvero la grande banca.

Quest’ultima va così a calcolare le tasse su reddito ed immobili per pochissimi ricchi, e ne versa parte competente allo Stato dopo aver stornato i propri costi di gestione del “conto fiscale”. In questa visione il pulviscolo immobiliare italiano viene visto alla stessa stregua dei vari costi sociali previdenziali e sanitari, che l’Ue ci chiede di privatizzare ed affidare ai grandi gruppi assicurativi privati (soci di BlackRock, Black Stone e Vanguard) controllati dalle banche private che pattuiscono le tasse dei pochi con lo Stato. Ecco perché il grande evasore (multinazionali e dintorni) riesce “saldo e stralcio” a condonare tombalmente e con pochi spiccioli ogni manchevolezza.

E se BlackRock, BlackStone e Vanguard erano agli ultimi Wef di Davos, anche Airbnb è stato presente all’appuntamento dove vertici di multinazionali, grandi proprietari terrieri del pianeta, amministratori di grande distribuzione, banchieri e colossi energetici hanno chiesto regole certe e severe contro il pulviscolo d’imprese e lavori che anima l’Europa (soprattutto l’Italia).

Lo scrivente non si stancherà mai di ripetervi che, il risparmio individuale e la proprietà privata si confermano i due ostacoli che grandi fondi e Ue intendono abbattere. Ricordate le parole del ministro francese delle finanze Bruno Le Maire? “La ricchezza individuale europea non giova all’Europa – ripeteva La Maier a Bruxelles ed a Davos – necessiterebbe fermare la disponibilità individuale per accrescere la capacità di spesa dell’Unione europea”.

Va anche detto che, le multinazionali ottengono tramite Airbnb la costruzione della rete personale dei dati catastali e patrimoniali che riguardano milioni di cittadini proprietari d’immobili. Il contratto espone il bene registrato, e permette alle multinazionali di evitare lo spionaggio: ovvero di accedere direttamente e legalmente a dati bancari e catastali senza più ricorrere all’impiegato infedele.

In tanti ora si chiederanno se possa capitare la vendita di un bene a nostra insaputa. Certo l’autorevolezza bancaria e finanziaria di BlackStone e di Airbnb peserebbe non poco in una eventuale causa. Sappiamo che un battito d’ali di farfalla in Asia sarebbe capace di trasformarsi in uno tsunami in Italia come in Argentina, a Cipro, in Grecia e in Portogallo. Tra i cittadini oggi regna più di ieri l’incertezza, la sensazione di non tutela dei patrimoni mobiliari e immobiliari. È noto nel Delaware esistano società che costruiscono leve finanziarie, strumenti che permettono di compiere investimenti per un importo superiore al capitale effettivamente posseduto: ovviamente beneficiando di rendimenti mensili o annuali che negli anni si potrebbero rivelare di valore maggiore rispetto al bene impegnato.

Nel mondo bancario appellano il fenomeno col vocabolo anglosassone leverage: la leva finanziaria consente quindi di contrarre debiti allo scopo di aumentare i profitti, e può essere utilizzata sulla maggior parte dei mercati noti come forex, azioni, indici, bond e una miriade di derivati atipici.

Esempio cardine di operazione che utilizza la leva finanziaria è il leveraged buyout: procedura che permette di acquisire una società tramite l’indebitamento della stessa; indebitamento che potrebbe essere creato anche all’insaputa, sarebbe meglio dire che in molti firmano consensi e impegnative senza comprendere d’aver messo in gioco la casa.

Nel caso di Paesi come l’Italia (anche Argentina, Spagna, Cipro) è possibile che i cittadini, possano ritrovarsi indebitati a loro insaputa, con situazioni costruite in sedi finanziarie extraeuropee: importanti debiti in testa a persone sia fisiche che giuridiche. Utilizzando sapientemente i dati catastali e bancari dell’inerme cittadino si sosterrà, e si documenterà, che il piccolo proprietario ha messo a leva finanziaria i propri beni, perché la persona fisica ha prima affidato il proprio immobile alla multinazionale e poi creduto in un aumento di guadagni tramite investimenti su piazze estere.

Dai dati informatici emergerà in tribunale che il soggetto ha prima firmato un contratto che affidata il proprio bene alla multinazionale, poi espresso “consenso informato” (digitale) sul rischio di perdite importanti. In questo gioco alle spalle del cittadino potrebbe incrementarsi la spoliazione della classe media e medio-bassa da parte di gruppi multinazionali d’investimento.

Oggi la Danimarca sta mettendo un freno all’acquisizione di immobili da parte di BlackStone, invece la Spagna sta cercando di arginare Airbnb in tutte le grandi città. Il timore è che, nella gran confusione, prima piovano turisti come orde lanzichenecche, poi finita la pacchia i proprietari di piccoli immobili a uso vacanza vengano chiamati in tribunale dalle multinazionali immobiliari per via di cavilli contrattuali.

Cause difficili e costose, che spesso vedono soccombente il cittadino, con il risultato che le città d’arte si trasformano sempre più in alberghi diffusi di proprietà dei colossi immobiliari. Così i cittadini sotto un certo livello di ricchezza, specie se sprovveduti ed incauti nel dare consensi e firmare contratti, potrebbero ritrovarsi scacciati verso le campagne, a fare i servi della gleba.

Paradossalmente, con la stretta alla milanese, ogni cittadino che perdesse causa e casa in città potrebbe finire al bando, fuori dalle mura.

Aggiornato il 28 maggio 2025 alle ore 15:33