
Papa Leone XIV ha lanciato un appello per la pace. Nel corso dell’udienza generale in Piazza San Pietro, il pontefice ha detto che “dalla Striscia di Gaza si leva sempre più intenso al cielo il pianto delle mamme e dei papà che stringono a sé i corpi senza vita dei bambini, e che sono continuamente costretti a spostarsi alla ricerca di un po’ di cibo e di un riparo più sicuro dai bombardamenti. Ai responsabili rinnovo il mio appello. Cessate il fuoco, siano liberati tutti gli ostaggi, si rispetti integralmente il diritto umanitario. Maria, regina della pace, prega per noi”. Il papa ha ricordato anche il conflitto in Ucraina. “In questi giorni – ha detto – il mio pensiero va spesso al popolo ucraino, colpito da nuovi gravi attacchi contro civili e infrastrutture. Assicuro la mia vicinanza e la mia preghiera per tutte le vittime, in particolare per i bambini e le famiglie. Rinnovo con forza l’appello a fermare la guerra e a sostenere ogni iniziative di dialogo e di pace. Chiedo a tutti di unirsi nella preghiera per la pace in Ucraina e dovunque si soffra per la guerra”.
Salutando i pellegrini polacchi, Robert Francis Prevost ha ricordato “il beato cardinale Stefan Wyszynski, il vostro Primate del millennio, che durante il periodo di persecuzione della Chiesa in Polonia, nonostante la detenzione, rimase un pastore fedele a Cristo. Con il sacrificio e il dialogo ha operato per l’unità della Chiesa e della società. La sua testimonianza sia per voi fonte di ispirazione nella sollecitudine per la Chiesa e per la Patria”. Il papa ha dedicato la sua meditazione alla Parabola del buon samaritano. “La vita – ha detto – è fatta di incontri, e in questi incontri veniamo fuori per quello che siamo. Ci troviamo davanti all’altro, davanti alla sua fragilità e alla sua debolezza e possiamo decidere cosa fare: prendercene cura o fare finta di niente. La pratica del culto non porta automaticamente a essere compassionevoli. Infatti, prima che una questione religiosa, la compassione è una questione di umanità! Prima di essere credenti, siamo chiamati a essere umani”. Secondo il pontefice, “è la fretta, così presente nella nostra vita, che molte volte ci impedisce di provare compassione. Chi pensa che il proprio viaggio debba avere la priorità, non è disposto a fermarsi per un altro”.
E ha ribadito che “la religiosità qui non c’entra. Questo samaritano si ferma semplicemente perché è un uomo davanti a un altro uomo che ha bisogno di aiuto”. Inoltre, “la compassione si esprime attraverso gesti concreti. Il samaritano – ha ricordato – si fa vicino, perché se vuoi aiutare qualcuno non puoi pensare di tenerti a distanza, ti devi coinvolgere, sporcare, forse contaminare. Gli fascia le ferite dopo averle pulite con olio e vino, lo carica sulla sua cavalcatura, cioè se ne fa carico, perché si aiuta veramente se si è disposti a sentire il peso del dolore dell’altro; lo porta in un albergo dove spende dei soldi, due denari, più o meno due giornate di lavoro; e si impegna a tornare ed eventualmente a pagare ancora, perché l’altro non è un pacco da consegnare, ma qualcuno di cui prendersi cura”. Papa Leone ha invocato il suo appello alla misericordia. “Cari fratelli e sorelle, quando anche noi saremo capaci di interrompere il nostro viaggio e di avere compassione? Quando avremo capito che quell’uomo ferito lungo la strada rappresenta ognuno di noi. E allora la memoria di tutte le volte in cui Gesù si è fermato per prendersi cura di noi ci renderà più capaci di compassione. Preghiamo, dunque, affinché possiamo crescere in umanità, così che le nostre relazioni siano più vere e più ricche di compassione”, ha aggiunto.
Aggiornato il 28 maggio 2025 alle ore 16:30