La “Rerum Novarum” tra Leone XIII e Leone XIV

“Sentendomi chiamato a proseguire in questa scia, ho pensato di prendere il nome di Leone XIV. Diverse sono le ragioni, però principalmente perché il Papa Leone XIII, con la storica enciclica Rerum Novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della Prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro”. Così il neoeletto pontefice Leone XIV ha chiarito espressamente il motivo della scelta del suo nome in continuità con quello del suo grande predecessore Leone XIII. Ma perché il riferimento alla Rerum Novarum? Perché questa enciclica è per Robert Francis Prevost così importante? Perché un’enciclica di 134 anni or sono può tornare utile al giorno d’oggi? Quali risorse o insegnamenti il mondo moderno può trarre da un così antico documento del magistero cattolico? Le risposte sono molteplici e su diverse, ma cooperanti dimensioni: quella economico-sociale, quella politica, quella giuridica, quella filosofica, quella morale, e, infine, quella teologica.

Dal punto di vista economico-sociale la Rerum Novarum (da ora RN) ha preso le distanze per un verso dalle soluzioni antiumane del socialismo e del marxismo che si erano imposte per far fronte alle crescenti disuguaglianze che lo sviluppo del capitalismo aveva causato nel corso del XIX secolo, ribadendo la condanna della violenza sociale e politica e l’origine naturale e razionale del diritto di proprietà, secondo gli insegnamenti dei padri della Chiesa e di San Tommaso d’Aquino, e, per altro verso, dalle derive utilitaristiche endogene allo stesso sistema industriale capitalistico che riduce l’essere umano a mero ingranaggio del sistema produttivo indifferente ai concreti e superiori problemi di ordine morale e giuridico come, per esempio, il riposo settimanale, il diritto di riservare del tempo libero per la famiglia, il diritto alla pensione e alla previdenza sociale, il diritto di tutelare la propria salute, il diritto alla giusta retribuzione, il diritto a osservare il proprio culto religioso senza essere distolti dall’attività lavorativa e così via. La RN, emanata da Leone XIII nel 1891, ha rappresentato dunque un vero e proprio spartiacque che ha sugellato ufficialmente la nascita della cosiddetta dottrina sociale della chiesa (da ora Dsc) quale costola della teologia morale e quale via di risoluzione delle problematiche sociali diversa sia dalle prospettive materialistiche del socialismo, sia da quelle economicistiche del capitalismo. La Dsc che sulla RN si fonda nella sua sostanza costituisce, dunque, ancora oggi la via d’elezione per chi si ritiene cattolico al fine di affrontare e risolvere i temi sociali che nel quotidiano come nel lungo periodo s’impongono all’attenzione del pubblico dibattito e della collettività. La RN ha suggerito non già sterili formule dirette, ma feconde prospettive metodologiche per la risoluzione delle controversie sociali, non soltanto quelle a essa coeve, ma quelle che si ripropongono in ogni tempo, anche dopo più di un secolo.

Dal punto di vista politico la RN ha chiarito che lo Stato non può essere onnipotente e che esso deve riconoscere le istanze a esso superiori come i vincoli di ordine morale che lo precedono. Si può ritenere che sia proprio nella RN che si ritrova, in fase embrionale, ma in modo chiaro e sistematico il primo fondamento moderno della teoria dello Stato di diritto che si contrappone – in quanto esercizio limitato del potere – allo Stato assoluto prima e a quello totalitario poi. Si potrebbe anzi ritenere che la RN a ragione può essere considerata in questo senso una critica anticipatrice e chiaroveggente alle tragedie disumane che si sono verificate nel XX secolo all’ombra dei regimi totalitari i quali hanno letteralmente ribaltato l’idea di un potere politico limitato, inventando, appunto, un sistema politico in grado di pervadere ogni istante e ogni aspetto della vita umana. Dal punto di vista giuridico, inoltre, non soltanto la RN ha ribadito l’insegnamento teologico-morale cristiano per cui il diritto di proprietà è un diritto naturale che nessuno può arrogarsi il diritto di abrogare, pur senza poterne abusare in spregio della dignità umana come quella degli operai che meritano il giusto salario e che devono vedere riconosciuti e tutelati tutti i loro diritti naturali come quello allo sciopero o al riposo, ma ha anche specificato che l’attività dello Stato non può comprimere, violare o sopprimere la dimensione del diritto naturale che primariamente si manifesta, per esempio, nella famiglia la quale non può essere manipolata, storpiata o modellata secondo le istanze ideologiche di turno.

Il diritto statale, insomma, alla luce della RN che si inscrive all’interno della lunga e nobile tradizione del giusnaturalismo, non può prevaricare la ragione di quel diritto che precede e sovrasta il diritto positivo il quale, quindi, si trova irrimediabilmente limitato nel suo raggio d’azione dalla dignità della persona e da ragioni superiori a quelle meramente politiche o partitiche. Dal punto di vista filosofico, ancora, la RN riconosce la centralità della persona, come ente dotato di razionalità, stabilendo l’ordine gerarchico tra l’essere umano e lo Stato, per cui deve essere il secondo a servire il primo e non già il contrario. In questa prospettiva, tutte le energie della gestione della Res pubblica devono avere come obiettivo il raggiungimento e la tutela del bene comune senza che lo Stato o la comunità consentano sacrifici di una parte a favore di un’altra o azioni che si vengano a trovare in opposizione al fine ultimo costituito dalla tutela della persona e della sua dignità, nonché della sua libertà. In tale ottica, l’essere umano non può diventare uno strumento di realizzazione dei fini sociali – come per esempio accade nei regimi totalitari – ma semmai deve accadere il contrario: in base agli insegnamenti della RN deve essere l’apparato sociale a perseguire il bene della persona divenendone strumento di servizio e non già di oppressione o soppressione. Per attualizzare il tutto si pensi oggi al mostruoso sistema dei crediti sociali vigente nell’attuale Cina capital-comunista. Dal punto di vista morale, la RN ha individuato un concetto fondamentale dell’intera elaborazione della Dsc – presentissimo anche nelle encicliche dei pontefici del XX secolo fino a quelli più recenti come Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco – per cui non si può realmente ipotizzare un progresso sociale o tecnologico che sia svincolato da un parallelo progresso morale.

In questa direzione la RN si fonda su un paradigma assolutamente cognitivista per cui non soltanto il bene morale esiste, ma può essere conosciuto tramite la ragione e la coscienza dall’umanità, può essere perseguito e messo in pratica al fine di recuperare l’autentica concezione della socialità secondo l’illuminazione della giustizia e della carità. Dal punto di vista teologico, infine, la RN in modo quanto mai esplicito chiarisce che la Chiesa non si occupa soltanto della salvezza delle anime, ma anche della sussistenza della vita terrena e delle problematiche che costellano l’umana quotidiana esistenza, tenendo sempre fermo il principio per cui la Chiesa non può essere intesa – come invece oggi sempre più spesso accade – similmente a una Ong o a un’associazione di pia assistenza, in quanto deve essere riconosciuto il suo fondamento cristologico, cioè la sua sostanza verticale che supera e trascende la sua azione orizzontale, tanto che, al paragrafo numero 24, Leone XIII – riprendendo l’intuizione brillante di Cipriano di Cartagine – scrive che “si allontana da Gesù Cristo chi si allontana dalla Chiesa”.

Tutti questi insegnamenti e tutte queste dimensioni si rivelano quanto mai imprescindibili proprio nel mondo contemporaneo in cui l’immanenza ha sostituito la trascendenza, in cui la fede nella scienza ha sostituito la fede in Dio, in cui la tecnica fagocita la natura, in cui il profitto calpesta la giustizia, in cui la natura e la funzione della Chiesa sono travisate dagli stessi cattolici, in cui anche nei Paesi occidentali si addensano all’orizzonte manifestazioni di gestione del potere sempre più dirette a negare la cogenza del diritto naturale. La RN, con la sua attualità, la sua profondità, la sua originalità, allora, si propone come ponte di unione e di continuità formale e sostanziale tra il pontificato di Leone XIII e quello appena iniziato di Leone XIV che, non a caso, nella sua prima omelia dello scorso 9 maggio 2025 ha così insegnato: “Anche oggi non sono pochi i contesti in cui la fede cristiana è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti; contesti in cui a essa si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere. Anche oggi non mancano poi i contesti in cui Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo, e ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto”.

Aggiornato il 12 maggio 2025 alle ore 11:02