
Con attenzione per gli scopi sociali, la pace, il benessere, la libertà, le magnifiche imprese nell’arte, nella scienza, nei rapporti degnamente umani tra gli esseri umani, con tutta la ripugnanza avverso la menzogna, il dominio disumano, la funesta mediocrizzazione, il vero problema, il problema fondamentale resta quello esistenziale, l’inaudito non poter comprendere come mai esiste ciò che esiste e in questa inspiegata esistenza vi è un soggetto, l’essere umano, cosciente di vivere. Il solo nell’intero Universo, pare, ma incapace di comprendere come mai esiste quanto esiste. Non la formazione dell’esistenza ma l’esistenza che si è poi dispiegata. Come mai esiste il “Qualcosa” che denominiamo particella singolare, la quale sarebbe esplosa suscitando, non creando, suscitando l’Universo? Come mai esiste la particella singolare vale a dire l’esistenza? Ritenerla creata da un immaginato Dio non è accertabile. Nessuno potrebbe dimostrarlo. E quale Dio, oltretutto. Ogni popolo ha i suoi dèi, e nei millenni tante religioni sono svanite. Dio non spiega se stesso, del resto. Come mai esisterebbe? Ciascuno si tenga la sua fede o non la tenga, sua, dentro di sé, Dio esiste nella fede di chi crede in Dio, per chi non ha fede non esiste.
E ricadiamo nella desolante questione: come mai esiste l’esistenza che poi forma, non crea, forma l’Universo? Sappiamo come si forma l’Universo ma non sappiamo come mai esista quella particella da cui esplode l’universo. Venendo all’uomo, la vicenda si complica. Come mai siamo coscienti del tempo, dello spazio, del futuro, della morte? La morte, una condizione che di più nefaste e spietate non potremmo pensarne e subire, obbligati a morire se viviamo, così, per Natura, perché la Natura ci fa nascere mortali, ci dà la vita per ucciderla. Riflettendo con il sentire, non reggeremmo alla coscienza di morire nel vivere, di essere dannati alla pena capitale colpevoli di esistere. Non comprendiamo perché esista l’esistenza, non comprendiamo perché si debba lasciare il mirabolante dono dell’amatissima vita. Dovremmo rendere l’esistenza un Paradiso terrestre, nel silenzio dell’Universo e della Natura, senza cessare di chiedere e tentare di comprendere, almeno vivere. Almeno, la tragica gioia del viverre. Non comprendo come mai esista l’esistenza, non comprendo perché io debba morire amando vivere, ma “voglio” la gioia, la gioia tragica dei condannati a morte! Questa convinzione supporrebbe una visione esistenziale dell’esistenza, rarissima. Sicché gli uomini non vengono colpiti soltanto dalla Natura ma anche dalla Società. Ma vale insistere: conquistare la gioia tragica. Dalla dissoluzione o non soluzione metafisica, esistenziale al vivere sociale. Coscienti che il vivere sociale trovi l’opportuna valutazione nella sfera della coscienza esistenziale, metafisica del non capire e del nulla. Non capisco, sarò nulla, e sia. Finché vivrò, vivrò massimamente non chinando lo sguardo al non sapere e all’annientamento. Ciascuno a suo modo. Siamo “Io”!
Aggiornato il 09 maggio 2025 alle ore 11:18