
È morto il giorno in cui si celebra l’annuncio della risurrezione. Il suo vivere s’è fatto vuoto quando la tradizione ricorda la vita per il vuoto lasciato in un sepolcro. C’è chi in questo ravvede un segnale di speranza e chi una prova di forza della natura leopardiana e della sua noncuranza per le faccende mortali. Ergo, coincidenze banali, cortocircuiti della logica o segni impregnati di trascendenza a seconda se leggiamo il tutto con lo sguardo contaminato dal caos o da quella provvidenza che rischiara l’orizzonte di molti. Di certo, è stato il Papa delle contingenze storiche che si sono sedimentate ben bene lungo il suo pontificato. A ritroso nei secoli non so quanti pontefici hanno avuto l’opportunità di imbattersi simultaneamente in una pandemia mondiale ma anche nella presenza di un Papa emerito – e di che caratura intellettuale poi! – ma anche in un’accelerazione impressionante degli scenari geopolitici finanche tecnologici. Chi scrive, al netto delle scelte pastorali e liturgiche per le quali nulla può dire per mancanza di basi conoscitive, ha ritenuto il suo agire politico oscillante tra il buon senso e il senso comune.
Condivisibili le sue posizioni sui temi etici, nei confronti delle teorie gender, sui conflitti armati e la ferma opposizione alla banalizzazione dell’aborto – posizioni peraltro fisiologicamente aderenti ai precetti evangelici – meno, dal mio punto di vista, il suo approccio verso certe teorie economiche e politiche, oltre che nei confronti di talune figure mediatiche e leaderistiche, contraddistinte da venature ideologiche antitetiche allo stesso messaggio cristiano. E, in tal senso, è un bel paradosso pensare che la sua Argentina lo ha “ripagato” – in termini elettorali – scegliendo un presidente fedele al credo liberale e liberista. Era un Papa umano, troppo umano. Perché, in fondo, al popolo serve anche una figura ieratica per la quale nutrire, non dico una costante soggezione, ma almeno una forma sana di riverenza, la stessa che si riserva a un padre che funge da pastore, specie in tempi come questi tratteggiati da entropie morali e identitarie. Lo scorrere dei decenni riuscirà a mettere meglio a fuoco il pontificato bergogliano; al momento giusto qualche impressione a caldo, qualche abbozzo di analisi storica per giunta prematura. Per gran parte del suo cammino apostolico sono stato fortemente critico nei suoi confronti. Poi ho avuto modo di smussare alcune asperità concettuali, proprio per interiorizzare al meglio il senso profondo di un pontificato incastonato alla fine di una Storia che è ancora lungi dall’essere finita.
Aggiornato il 22 aprile 2025 alle ore 09:53