Giornata nazionale della donazione e del trapianto

Oggi, 11 aprile, è la Giornata nazionale della donazione e trapianto di organi e tessuti. Il trapianto, ogni anno, costituisce un vero e proprio miracolo della medicina per migliaia di persone che presentano insufficienze d’organo così gravi da necessitare di un nuovo organo. Ma per far “rinascere” una vita attraverso un trapianto d’organo c’è bisogno di una donazione: è per questo che esiste una giornata apposita, istituita per sensibilizzare sull’importanza di questa pratica chirurgica e sulla necessità di prestare il consenso alla donazione degli organi. Per l’Italia, il 2024 è stato un anno record per le donazioni, e quindi per i trapianti: ben 4.692, ben il 5,1 per cento in più rispetto al 2023. Anche il tasso di donazione del nostro Paese è salito a 30,2 donatori per ogni milione di persone, e questo dato colloca l’Italia tra i Paesi più virtuosi dello spazio europeo. Sono aumentati del 13 per cento i trapianti di cuore e del 6 per cento quelli di rene, mentre c’è stato un calo (da 188 a 174) tra le sostituzioni di polmone. A questi numeri, piuttosto positivi e incoraggianti, si contrappone però il fattore limitante dell’opposizione di ancora molte persone alla pratica della donazioni per trapianto: migliaia di persone dichiarano al comune di residenza (in occasione della realizzazione o del rinnovo della carta d’identità) di non voler donare i propri organi in caso di morte.

Nel 2024 3,7 milioni di persone hanno dichiarato la propria volontà: tra questi, il 36,6 per cento ha risposto “no”, più di un milione e 300mila persone. Sono moltissime le motivazioni che spingono una persona a rifiutare il consenso alla donazione degli organi, e la gran parte di queste motivazioni sono legate alla paura e alla scarsa conoscenza delle procedure: molti pensano che gli organi siano prelevati su soggetti ancora non deceduti e che quindi non si accerti l’effettiva morte, altri scelgono di non donare gli organi per motivazioni religiose (per chi crede in una vita ultraterrena sarebbe fondamentale la presenza di un corpo intatto) oppure per una scarsa fiducia verso il sistema sanitario in generale. Sebbene la richiesta di organi da trapiantare sia pressante, non si può pensare che l’espianto avvenga in modo “veloce” o non controllato.

C’è un apposito collegio che deve valutare la morte (cerebrale o cardiaca) del soggetto; le volontà del defunto inoltre non possono essere violate (gli organi vengono espiantati soltanto alle persone che dicono “sì”: da noi il concetto di “silenzio-assenso” non è applicato, per cui non ci c’è il rischio di vedere inascoltate le proprie volontà; se non c’è ne consenso ne divieto, i familiari possono però autorizzare l’espianto). Nessuno quindi corre il rischio di vedere sottratti i propri organi o tessuti in caso di scelta negativa: sarebbe un atto non solo contrario alle leggi, ma profondamente immorale e contrario all’etica medica. Si deve fare quindi sensibilizzazione, soprattutto tra i ragazzi (che si presume abbiano organi in migliori condizioni), poiché il consenso più alto è nella fascia anagrafica tra i 40 e i 50 anni. La chirurgia – come tutta la scienza e la medicina – sta compiendo grandi progressi. Il trapianto però resta qualcosa di profondamente misterioso, quasi incomprensibile: si cede qualcosa di vitale, una propria parte del corpo, a qualcun altro.

Si potrebbe dire che la nostra vita continui nell’esistenza di coloro che ricevono un nostro organo. Soprattutto il trapianto di cuore – che al di là delle convinzioni religiose è indubbiamente un organo a cui attribuiamo una profonda componente emotiva e trascendentale – è qualcosa di indescrivibilmente potente e “inquietante” al tempo stesso. Sono sensazioni inspiegabili, e questo in parte potrebbe motivare la resistenza di tante persone. Si dovrebbe pensare piuttosto al corpo come a un qualcosa di limitato, che è destinato a una fine, e che ogni atto per portare avanti la vita di qualcuno è un modo per far vivere ancora noi stessi: è questo lo spirito giusto di interpretare l’atto del trapianto. L’ideale sarebbe mettere da parte i dubbi più immotivati e le ansie verso il sistema sanitario e considerare il “sì” alla donazione come un atto naturale.

Aggiornato il 11 aprile 2025 alle ore 10:57