#Albait. L’Europa è l’Italia, l’economia, la libertà

Ormai abbiamo una Patria nuova. Si chiama Europa. Chi vive qui ne fa parte. Certo, siamo italiani, spagnoli, altoatesini, tedeschi, irlandesi e baschi, belgi e fiamminghi, olandesi e serbi. Ma tutti siamo anche europei.

Le Borse italiana e mondiali sono affondate. Subito dopo hanno ripreso fiato. Le variazioni sono seguite a dichiarazioni della Casa Bianca. Erratiche e continue.

Con queste premesse, un tempo, la vigilanza di Borsa americana avrebbe già aperto un’inchiesta. Oggi lo stile autoritario trumpiano sembra invece avere ragione anche delle autorità indipendenti. A parte, finora, la Federal Reserve.

Le conseguenze di questi raid politico-finanziari sono state enormi. Le oscillazioni di Borsa hanno creato ricchi e altri poveri. In pochi giorni imprese importanti sono passare di mano. Molte famiglie hanno perso i loro risparmi. L’economia privata si è scoperta ostaggio dei comportamenti senza freni del Presidente Usa.

Anche Musk ha sudato freddo. Quando ha acquistato Twitter ha offerto in garanzia le azioni Tesla. Il crollo azionario ha rischiato di mettere in discussione lo strumento principe di pressione usato dal tycoon sudafricano: la proprietà dell’algoritmo dei post sul suo social.

Trump ha messo a repentaglio tante imprese e persone. Sono ormai molti a ritenere la sua visione economica da palazzinaro sia un rischio globale.

Ma i danni del politico Trump derivano innanzi tutto dalla cosa di cui va più orgoglioso: l’imprevedibilità. La società umana, specie quella politica, ha regole tenui. Proprio per questo è composta di riti. I riti servono come elemento costitutivo e si basano sulla prevedibilità. Quando essa viene a mancare, la società governata entra in fibrillazione.

Spesso invece leggiamo o ascoltiamo sperticati complimenti al capo “imprevedibile”. Da notare che l’imprevedibilità esaltata nel capo non è concessa al gregario. Come se ci fossero diritti diversi tra chi ha il potere e chi non lo ha. L’influenza è ovviamente diversa, poiché il potere ha una sua forza costituiva, ma il diritto deve essere lo stesso o crolla la civiltà. In democrazia non ci sono infatti capi, ma governanti. E governare è altra cosa rispetto a comandare.

Vincere le elezioni non è patente di onnipotenza. Se fosse vero, chiunque vinca un’elezione sarebbe autorizzato a porre le basi di una dittatura. Le dittature portano conflitti costanti e risolvibili solo con la violenza, perché le leggi dipendono dal capo. Le democrazie sono pacifiche e resistenti perché regolate dalle leggi, non dall’uomo al comando.

Anche in Italia ci sono effetti del maremoto trumpiano.

Partiamo dal miglioramento del reddito disponibile familiare pari all’1,5 per cento. Purtroppo, questo aumento corrisponde all’aumento della pressione fiscale lorda, vale a dire comprese le tasse indirette. La nostra tassa indiretta principale è l’Iva. Trump vuole che la aboliamo.

Ma l’Italia e gli altri Paesi europei gestiscono le finanze pubbliche anche grazie al gettito delle tasse indirette. Poiché abbiamo il mito della spesa e non dell’equilibrio finanziario, senza l’Iva i bilanci saltano per aria.

L’Italia ha anche una serie di problemi di fiducia. Le acque che arrivano nelle case sono potabili ma pochi si fidano. La magistratura condanna all’ergastolo l’assassino di una ragazza, ma una campagna di guerra asimmetrica sparge ulteriore sfiducia e manomette la sentenza di condanna. I nostri social si sono riempiti di critiche ai giudici che non avrebbero riconosciuto l’efferatezza dell’omicidio. La verità è che la violenza efferata è stata riconosciuta per intero e l’imputato è stato condannato all’ergastolo. Ma i nostri nemici esterni e i loro agenti interni sfruttano ogni occasione per spargere semi di sfiducia verso tutto e tutti. Cercano di distruggere l’Italia e l’Europa, demolendo il collante patriottico. La naturale attitudine che dovrebbe animare tutti noi per risolvere i problemi diventa nichilismo, rassegnazione, attesa dell’uomo forte. Uomo forte che dovrebbe arrivare dalla Russia, Paese in rottami ma che continua a combattere contro di noi, per un’ideale imperiale folle e impossibile.

Il guaio è che agli attacchi russi (e iraniano-palestinesi) per disarticolare le democrazie, per la prima volta dal 1945, si è aggiunta l’Amministrazione americana.

È vero che questi tentativi sono destinati a fallire, ma cerchiamo di capire il perché.

Dal 1957, data della firma dei Trattati di Roma, ad oggi molto è cambiato. Siamo diventati europei nel modo di ragionare. Anche Paesi come l’Ucraina o il Regno Unito, esterni all’attuale Unione, hanno scoperto di pensare “europeo”. Il mix di libertà individuale e Stato sociale che è incomprensibile per molti abitanti degli Usa, è da noi considerato giusto e normale.

Ecco perché giochiamo per la squadra dell’Europa. Ed ecco perché i sedicenti sovranisti, che in realtà si qualificano come agenti stranieri, sono destinati a perdere. L’Europa Unita ha capito la lezione di Popper, finalmente. L’epistemologo insegnò che i difensori della società aperta devono rispondere agli attacchi dei totalitarismi, se necessario usando le loro stesse armi. Ecco perché è stato giusto eliminare un agente russo dalle elezioni di un Paese europeo. In Russia, tra l’altro, lo avrebbero ammazzato. In Europa è vivo e tranquillo.

È questa la nostra forza. Esercitiamo questa forza anche quando davanti alla regressione dei principi di libertà e democrazia rilanciamo con l’idea di dover insegnare la gestione delle emozioni, vero motore del comportamento, dell’economia e della cultura umana.

La traccia del rischio totalitario si accompagna a quella dei delinquenti dall’aspetto ordinario che ritengono di poter uccidere le donne che rifiutano le loro attenzioni.

Il ritorno alla tentazione della schiavitù fisica della donna ha la medesima genesi dell’idea del leader forte al comando che “crea” le leggi per sua semplice volontà.

Combattiamo gli uni e gli altri perché abbiamo in tanti almeno una figlia, una sorella, una madre alle quali riconosciamo il diritto alla libertà e indipendenza. Ne conosciamo i mariti e i fidanzati e sappiamo che spesso sono delle mezze figure che le limitano con la violenza psicologica o fisica, per esaltare sé stessi nel privato, considerato la miserabile vita che conducono. Il diritto delle donne alla libertà individuale, all’habeas corpus è la traccia più eclatante del nostro essere più ricchi e anche pienamente umani e quindi europei. Ma questa libertà delle donne non è raggiunta ancora finché le donne sono insolentite, molestate, violentate o ammazzate. In una riunione formativa ho chiesto qual è stato il momento di maggiore paura della vita ad ogni partecipante. Gli uomini hanno raccontato di incidenti stradali. Le donne, in grande maggioranza, di molestie o aggressioni. Questo è quello che non deve accadere: il ritorno della donna a essere di proprietà di un maschio, spesso idiota, con i capelli tinti, la pancia e magari l’illusione che qualcuno desideri baciargli il culo. L’Europa patria, lo sviluppo economico, la capacità di conoscere e gestire le emozioni, l’emancipazione delle donne sono sulla stessa linea di pensiero. Si chiama libertà democratica e personale.

Aggiornato il 11 aprile 2025 alle ore 13:55