
La storia di Salvo D’Acquisto è nota ai più, e descrive un 23enne vicebrigadiere dei Carabinieri che si autoaccusa (siamo nel settembre del 1943) per un’esplosione accidentale che aveva colpito un reparto tedesco. Il gesto del carabiniere salvò la vita a 22 civili presi in ostaggio e minacciati di fucilazione. Per questo gesto Salvo D’Acquisto risulta essere eroe della resistenza italiana e Medaglia d’oro al Valor Militare alla memoria.
Sei mesi dopo (marzo 1944) a Roma, in via Rasella, un attentato contro un battaglione di soldati altoatesini arruolati nelle forze naziste da parte dei partigiani del Gap che causò la morte di 33 soldati tedeschi che, per rappresaglia, il giorno dopo trucidarono 335 tra civili e prigionieri politici in quello che passò alla storia come eccidio delle Fosse Ardeatine. “I partigiani non si consegnarono ai tedeschi, rifiutando di accettare la logica della resa e della paura imposta dagli occupanti”. Il capo del gruppo dei partigiani autori dell’attentato fu Rosario Bentivegna, che è stato anche l’esecutore materiale dell’agguato. Bentivegna (deceduto nel 2012) per il quale, appunto, la legittimazione del gesto scaturiva dal fatto di essere un atto di guerra contro l’occupazione nazista.
In questa sede si vuole stigmatizzare semplicemente che un gesto d’onore salvò 22 italiani, mentre una “rivendicazione tattica” costringe la storia ad annoverare 335 italiani, che forse potevano essere salvati, tra le vittime di un conflitto.
Aggiornato il 28 marzo 2025 alle ore 15:34