Con ogni probabilità a molti non piacerà quanto mi accingo a scrivere, magari sarò anche, a mia volta, bersaglio di critiche, ma poco importa. In tal caso, proverò, in un modo o in un altro, a farmene una ragione. Lo scrivo pertanto a chiare lettere e senza perdermi in inutili giri di parole: io sto dalla parte di Elena Maraga, la giovane maestra trevigiana balzata prepotentemente agli onori della cronaca in quanto rea di aver pubblicato dei contenuti, non a carattere pornografico, come ella stessa ha avuto modo di precisare, su un portale di intrattenimento per adulti. La vicenda è ormai nota ai più, ma vale la pena riassumerla: Elena è una 29enne insegnante in una scuola materna paritaria a orientamento cristiano nella provincia di Treviso, con una laurea in Scienze dell’educazione e una passione sfrenata per il body building. In orario lavorativo è una maestra attenta, amorevole e molto benvoluta dai propri studenti, come testimoniato dalle stesse famiglie dei discenti. In orario extrascolastico, e qui veniamo al punto cruciale della vicenda, sembrerebbe che la giovane insegnante trevigiana sia solita “arrotondare” i propri guadagni mensili con alcune attività extra, che, tuttavia, mal si conciliano con la sua professione di educatrice.

Nello specifico, la giovane maestra in questione sarebbe solita pubblicare dei contenuti espliciti rivolti ad un pubblico adulto sul proprio profilo Onlyfans, dietro apposito pagamento. Il motivo è presto detto: da insegnante Elena percepisce in un mese circa 1.400 euro al mese; con la sua attività di content creator sul web riesce a guadagnarne giornalmente altrettanti. Una questione principalmente economica, quindi, sebbene la giovane abbia altresì voluto chiarire come la curiosità abbia giocato un ruolo determinante nella sua decisione di cimentarsi in tale attività. Una scelta che, tuttavia, rischia adesso di rivelarsi parecchio indigesta per l’educatrice trevigiana: sembrerebbe infatti che la parrocchia a cui fa riferimento la struttura presso cui la docente presta attualmente servizio avrebbe contattato un team di avvocati per trattare l’interruzione del rapporto di lavoro in questione, mettendo sul piatto anche una buonuscita e sottolineando che al momento dell’assunzione la docente avrebbe accettato l’orientamento valoriale dell’asilo.

Alla notizia del possibile licenziamento della giovane, un gruppo di mamme, più di trenta, si è schierato convintamente a difesa dell’educatrice, chiedendo al parroco, tramite un’apposita lettera, che all’educatrice, che peraltro non avrebbe alcuna intenzione di smettere di insegnare, possa essere consentito di conservare il suo posto di lavoro. Una richiesta che, per certi versi, potrebbe apparire alquanto singolare, ma che comunque possiede una sua ragione d’essere: Elena Maraga, a differenza di molti suoi colleghi, dimostra di amare visceralmente il suo mestiere e si è sempre mostrata impeccabile nei confronti dei propri studenti e delle rispettive famiglie, che, non a caso, vorrebbero che il rapporto di lavoro proseguisse. Certo, il fatto di amare, al contempo, anche l’esibizione del proprio corpo potrebbe finire per esporla a critiche e cagionarle più di un grattacapo, come di fatto è accaduto, ma ciò non fa automaticamente di Elena una cattiva maestra o una poco di buono. Anche perché, oltre alla stima di cui la giovane insegnante gode presso le famiglie dei propri studenti, ci sono almeno un altro paio di aspetti da tenere in debita considerazione.

Primo: il rispetto della libertà di espressione della giovane, che, dal canto suo, rivendica il desiderio di potersi esprimere liberamente sul web e di poter lavorare nel settore del body building. Chiaramente, viste le sue mansioni da educatrice, è buona cosa che una docente, nel dare sfogo alle proprie libertà, cerchi sempre di assumere un comportamento il più possibile orientato al buonsenso e rispettoso dei propri studenti, specie se in tenera età, come nel caso specifico. Purtuttavia, appare comunque inverosimile, oltre che illiberale, vietare a chi svolge determinate professioni la possibilità di esprimersi liberamente e di assecondare le proprie passioni al di fuori del contesto e dell’orario lavorativo. Anche perché, e qui veniamo al secondo punto, c’è un’ulteriore riflessione da compiere.

Spesso e volentieri accade che, come in questo caso, la passione venga coniugata in una fonte secondaria di guadagno, a volte indispensabile dinanzi a stipendi per nulla al passo con l’elevato costo della vita. Una condizione parecchio diffusa e in costante crescita tra i docenti, i quali, si ritrovano sempre più frequentemente ad avventurarsi in attività secondarie nell’intento di sbarcare il lunario. Del resto, appare alquanto intuitivo come, oggigiorno, uno stipendio di 1.400 euro mensili a Treviso, piuttosto che a Milano o a Roma, sia ben poca cosa. Chiaramente, questo non autorizza docenti ed educatori a cimentarsi in qualsivoglia genere di attività pur di incrementare il loro reddito mensile, ma, almeno nel caso ad oggetto, non c’è ragione per cui (facendo tesoro di tale esperienza e adottando, in futuro, tutte le dovute accortezze) Elena Maraga non possa continuare a svolgere quel lavoro per cui parecchio ha studiato e che tanto dice di amare.

Aggiornato il 25 marzo 2025 alle ore 10:02