
Brutte notizie del trend dei giornali quotidiani di gennaio 2025 rispetto all’anno precedente. I tre big dell’informazione caracea e digitale hanno fatto registrare consistenti cali di vendite e di abbonamenti. In aggiunta è stato lanciato, per lo meno a Roma e nel Lazio, l’allarme per la chiusura di molte edicole, sia per i costi di gestione sia per questioni di permessi comunali. Secondo i dati registrati dall’Ads, il Corriere della Sera, pur restando il leader in Italia, ha subito un crollo di vendite del 6,26 per cento che in termini numerici significa essere sceso da 236.893 copie a 222.058. Il gruppo Rcs di Urbano Cairo si consola con il secondo posto tenuto dalla Gazzetta dello Sport, che registra una situazione in leggera perdita grazie ai molti avvenimenti sportivi oltre il calcio. I tifosi che comperano il quotidiano raggiungono una media di 137.042 a fronte dei 141.534, ossia un calo del 3,3 per cento. Continua a perdere quota La Repubblica guidata da Mario Orfeo che sta rivoluzionando la grafica ma ha deciso, con l’editore, di portare il prezzo giornaliero a uno euro e 90 centesimi. Il risultato è che il giornale non sembra avere più il fascino di un tempo quando giovani e ragazze ripetevano le tesi dei vari editorialisti progressisti. Oggi preferiscono i social. A gennaio 2025 la Repubblica raggiunge a stento il terzo posto, con appena 130.231 copie dalle 141.677 dell’anno precedente. Un preoccupante passo indietro. Al quarto posto, nei dati Ads, si piazza il giornale della Confindustria, Il Sole 24 ore, che perde tuttavia circa 5mila copie in un anno e cioè da 120.551 del 2024 a 115.158, ossia -4,5 per cento.
Al quinto e sesto posto arrivano due giornali in crescita. Si tratta dell’Avvenire, forse anche per il bisogno dei cattolici di conoscere meglio le condizioni di salute di Papa Bergoglio e le iniziative del Giubileo. Da 100.624 è passato a 105.166, registrando un +4,5 per cento, facendo segnare il miglior trend assoluto sul top di venti quotidiani. Tracollo de La Stampa di Torino del gruppo Gedi (famiglia Agnelli) e diretto da Andrea Malaguti, che ha perso il 7,33 per cento, scendendo a 74.072 copie rispetto all’anno prima quando ne faceva registrare 79.927. In difficoltà Il Messaggero diretto da Guido Boffo, che è sceso sotto quota 60mila e precisamente 59.025 rispetto ai 63mila precedenti, a causa forse anche delle tensioni che si sono registrare con i progetti editoriali di chiudere le sedi di Frosinone e Viterbo. In controtendenza, Il Mattino di Napoli, del gruppo Caltagirone, che cresce del 2,4 per cento ma con vendite che non superano le 23mila copie. L’altro in crescita è Il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio, che aumenta da 51.826 a 53.608, ossia una performance del +3,45 per cento. Male l’andamento dei quotidiani del gruppo Monti-Riffeser il presidente degli editori italiani. Qn-Resto del Carlino ha perso l’8,4 per cento, scendendo da 57.521 a 52.561.
Gli analisti si stanno ponendo interrogativi sul crac del Corriere dello Sport, diretto da Ivan Zazzaroni, al quale non deve aver portato fortuna la presenza in video a Ballando con le stelle di Milly Carlucci. Il tonfo del 22,7 per cento (da 51.240 copie a 39.500) in un anno ha qualcosa di clamoroso, facendo diventare marginale il secondo quotidiano sportivo, che sulla piazza della Capitale può seguire gli eventi della Roma e della Lazio e le iniziative sugli stadi di proprietà della famiglia americana Friedkin e di Claudio Lotito. In conclusione, solo tre giornali mostrano il segno più nell’analisi dell’Agenzia Ads, comprensiva dei mezzi cartacei e digitali. In questo quadro, La Repubblica cambia volto, con una nuova veste grafica curata da un art director, con parole nei titoli in rosso, spazi bianchi, con cultura e sport in azzurro. “Per mantenere un giornale di qualità, scrive il direttore Mario Orfeo, una vita in Rai, abbiamo fatto un passaggio sofferto ma obbligato”. Si tratta dell’aumento del prezzo portato a 1,90 mentre il Corriere della Sera lo ha lasciato a 1,50 (2 euro quando ci sono gli inserti); La Stampa, 1,70; Il Messaggero, 1,40. Una brutta sorpresa per La Repubblica, alle soglie dei 50 anni. Infatti, il primo numero del giornale-partito fondato da Eugenio Scalfari esce il 14 gennaio 1976.
Aggiornato il 18 marzo 2025 alle ore 13:29