La guerra, la natura umana e la propaganda

Nella storia europea, di norma, non c’era generazione che non avesse vissuto l’esperienza drammatica della guerra. Dopo la Seconda guerra mondiale l’Europa tutta, sia l’Est europeo che l’Occidente, hanno vissuto in buone relazioni per almeno 5 generazioni. Solo dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, e precisamente nel 1998, nell’Est europeo scoppia la guerra del Kossovo. Inoltre, noi chiamiamo le ultime due guerre, giustamente, mondiali, ma in realtà sono guerre che nascono in Europa e si allargano anche in altri parti del mondo. Sarà perché siamo europei, sarà perché è la nostra storia, ma sta di fatto che di altre guerre sparse nel mondo ne sappiamo poco e comunque, da ciò che studiamo, possiamo dire che le nostre guerre sono sempre state cruente fino ad arrivare alla nascita di una potenziale guerra nucleare. Questa premessa è utile non tanto per confermare ciò che disse Karl Marx che “la storia dell’uomo è storia di sangue”, ma per mettere in evidenza un aspetto dicotomico dell’essere umano e cioè il conflitto tra il bisogno di cooperazione e il bisogno di un nemico.

Tutte le guerre hanno una verità rivelata al popolo (ed è necessaria perché a combattere ci va il popolo) e una verità nascosta. Le verità rivelate al popolo sono un mix tra propaganda e verità, la propaganda serve per determinare nel popolo il nemico, cioè colui che dobbiamo eliminare, battere. Le modalità come questo avviene sono molteplici, mediante il senso comune, affermando ed evidenziando ed esempio presunte o vere diversità di un popolo, presentate in modo divisivo, con scherno e poi ci sono modalità più raffinate e subdole, modificando e manipolando le notizie a supporto della stessa strategia di individuazione del nemico. La nostra realtà la costruiamo in base alle notizie e informazioni che riceviamo (Paul Watzlawick). Tutto ciò è necessario al potere perché sa che l’essere umano necessita di identità e apparenza-appartenenza, e avere un nemico favorisce ciò, anzi diventa un modo come attribuire la proiezione delle proprie frustrazioni e fallimenti personali al nemico di turno.

In questa operazione di manipolazione si gioca anche sulla supremazia della nostra cultura rispetto agli altri, cosa in parte vera, ma viene utilizzata come scusa dei buoni nel portare benessere e democrazia agli altri (il più delle volte neanche richieste da quei popoli) dimenticandosi che la democrazia e la cultura non si impongono con le armi, ma tramite lunghi percorsi di stratificazione culturali nel tempo, la democrazia non si regala, la si apprende, la si conquista. Altro aspetto fondamentale è creare un clima di polarizzazione (ad esempio destra o sinistra) tipico del pensiero ancestrale e infantile, ma sempre presente come quello manicheo (in menti deboli ed ignoranti nel senso etimologico del termine) per cui se non sei d’accordo con me sei un traditore, sei sul libro paga del nemico, sei prezzolato. Una volta creato questo clima che obbliga, grazie alla stampa e ai media, a doversi schierare, annullando di fatto qualunque dubbio (censurando anche notizie) di ragionamento logico come quello della relazione tra rischi e benefici, che di norma fanno tutti gli esseri animali per istinto anche i non senzienti, si annulla di fatto qualunque dubbio (censurando anche notizie) per la sopravvivenza di un minimo di ragionamento logico come quello della relazione tra rischi e benefici, che di norma fanno tutti gli esseri animali per istinto anche i non senzienti, allora si può dichiarare la guerra o farsi aggredire per poi reagire. Le verità nascoste sono quelle degli egoismi dei potenti di turno, degli interessi economici di coloro che non compaiono, di circoli economici che si auto illudono di comandare il mondo, ma questo sarà il prossimo articolo. Continua.

Aggiornato il 11 marzo 2025 alle ore 12:21