Vivo un Papa se ne fa un altro

Le condizioni di salute del Santo Padre non hanno mai destato tanta apprensione come in questo periodo. Negli anni è stato ricoverato diverse volte (l’ultima degenza importante è avvenuta la scorsa estate in seguito a un intervento all’intestino) e, soprattutto in questi ultimi mesi, sono stati annullati diversi incontri e udienze per problematiche respiratorie (ricordiamo che a vent’anni Bergoglio ha subito l’asportazione di una parte del polmone destro a causa di una grave polmonite). Da martedì sappiamo che il pontefice ha una polmonite bilaterale, problematica diffusa che desta però preoccupazione se osservata in un uomo quasi novantenne con un quadro clinico già compromesso. È idea comune che questo sia l’ultimo ricovero del Papa. Il fatto che si sia parlato per giorni di “situazione complessa” e “quadro preoccupante” suona come una prospettiva di morte, non imminente, ma comunque ormai prossima. Il 28 dicembre 2022 Bergoglio, nell’ultima udienza dell’anno, aveva chiesto al mondo di pregare per Papa Benedetto XVI, che è morto tre giorni dopo. I bollettini di queste ore sono, quindi, un dovuto preavviso.

Questa situazione ha messo subito in moto un processo, lontano dalla romanticizzazione della malattia del papa, che ha come obiettivo quello di trovare il rimpiazzo per Bergoglio. Se il Papa rimarrà infermo a lungo la Chiesa si troverà in una sorta di sede vacante anticipata – ovviamente senza le implicazioni spirituali e organizzative che comporta il periodo precedente al conclave. Al di là del decorso, che speriamo positivo e quanto più rapido possibile per Bergoglio, si dovrebbe ricordare che nessuno in Curia sta così tanto in apprensione per il capo da non pensare alle questioni correnti e alle difficoltà che sta attraversando il Vaticano. Tra le porpore, sembra che la principale preoccupazione sia quella di trovare rapidamente il successore di Francesco. Si potrebbe dire che la Chiesa sia in crisi almeno dall’ultimo pontificato preconciliare (quello di Pio XII). In realtà, come tutte le istituzioni umane, è in crisi permanente e ogni volta che si presenta lo stallo da sede vacante e da conclave, riemergono tutti gli elementi che nel periodo di governo pontificale sono stati silenziati, e si ritorna al gioco dei ricatti, delle requisitorie, degli scheletri nell’armadio. Sta di fatto che durante l’anno giubilare, a poche settimane dalla Pasqua, la situazione appare delicata.

La successione di Bergoglio sarà estremamente politicizzata: piuttosto inquietanti le recenti voci che vedrebbero un’influenza americana nelle prossime elezioni della Sistina, che punterebbero a mettere sul trono di Pietro una persona meno divisiva dell’argentino (su tematiche come l’immigrazione, le politiche sul gender, i conflitti, gli scandali del clero). Il collegio cardinalizio che eleggerà il prossimo pontefice è quasi totalmente costituito da porporati creati da Francesco (che non significa necessariamente filo-Bergoglio, ma potrebbe quasi essere così) e da questo si può ipotizzare l’elezione di un moderato, una figura di continuità, che riesca però a smussare alcune posizioni su cui Francesco ha fatto clamorosi autogol. Il rischio che il conclave porti ad un papa estremista o troppo dichiaratamente pro o contro qualcosa o qualcuno non sono molti concreti, per cui sono da escludere già da adesso i porporati conservatori dell’Africa o i progressisti nord-americani o alcuni italiani.

Inoltre, l’elezione di qualcuno troppo schierato su un fronte ideologico o su altro metterebbe ancora più in crisi la questione del depositum fidei, cioè della trasmissione della tradizione e degli elementi fondamentali della dottrina ecclesiastica. Ma non siamo noi a decidere chi sarà il prossimo Papa: ci sta già pensando qualcuno, e non è da escludere che lo stesso Bergoglio possa indicare una rosa di persone a cui attingere per trovare la persona giusta. I “corvi”, i nemici di Bergoglio, i reazionari, aspettano questo conclave dal 2013 e sono sicuro che, anche se pochi, non saranno passivi difronte ai venti woke che soffieranno nella Sistina. Il suo pontificato, ormai, è così tanto instabile da risultare ormai irrecuperabile. Dalla crisi economica sempre più pressante in Vaticano, alle tensioni con alcuni elementi della curia, alla gestione della “facciata” sempre più minata da scandali, è necessario cambiare aria nelle stanze vaticane. Bergoglio è vivo, ma il conclave è già iniziato: sembra che il detto morto un Papa se ne fa un altro venga applicato ovunque tranne che in Vaticano.

Aggiornato il 20 febbraio 2025 alle ore 10:35