![La medicina veterinaria forense](/media/8310428/pexels-photo-7474857.jpg?crop=0.048091720529393589,0,0.062211449676824952,0.018928901200370718&cropmode=percentage&width=370&height=272&rnd=133840115190000000)
Il ruolo del veterinario nelle indagini sui crimini contro gli animali
La medicina veterinaria forense rappresenta un ambito sempre più rilevante nel panorama giuridico, ponendosi all’intersezione tra scienza veterinaria e attività investigativa. Il ruolo del veterinario forense è cruciale nell’accertamento di reati quali il maltrattamento e l’uccisione di animali, fornendo supporto alle autorità nell’individuazione delle cause di lesioni o decessi e nella raccolta di elementi probatori. Il quadro normativo di riferimento è articolato e si fonda su disposizioni del codice penale, come gli articoli 544-bis e 544-ter, introdotti dalla legge 189 del 2004, che disciplinano rispettivamente l’uccisione e il maltrattamento di animali, prevedendo sanzioni più severe rispetto al passato. A questi si affiancano altre disposizioni rilevanti, quali l’articolo 727 del codice penale in materia di abbandono e detenzione incompatibile con la natura dell’animale e l’articolo 638 del codice penale, che punisce l’uccisione o il danneggiamento di animali altrui.
In questo contesto, il veterinario forense assume una funzione chiave non solo dal punto di vista scientifico ma anche giuridico, poiché il suo operato può determinare l’esito di un procedimento penale. Le sue competenze spaziano dall’autopsia e necroscopia alla valutazione delle lesioni su animali vivi, dall’analisi tossicologica alla raccolta e conservazione delle prove. La delicatezza di questi compiti impone il rispetto di rigorosi protocolli investigativi, affinché le risultanze possano essere utilizzate validamente in sede giudiziaria. Particolare rilevanza assume il rispetto della cosiddetta catena di custodia, che garantisce la tracciabilità e l’integrità dei reperti, evitando il rischio di contestazioni processuali sulla loro attendibilità.
Dal punto di vista giuridico, il veterinario è soggetto ad obblighi di segnalazione che variano a seconda del suo ruolo. L’articolo 365 del codice penale prevede l’obbligo di referto per tutti i sanitari, e dunque anche per i veterinari, nel caso in cui rilevino segni di lesioni o malattie che facciano presumere la commissione di un reato perseguibile d’ufficio. Ancora più stringente è l’obbligo di denuncia previsto dall’articolo 331 per i veterinari che rivestono la qualifica di pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio, come quelli operanti presso le Asl, i quali devono segnalare tempestivamente all’autorità giudiziaria qualsiasi reato di cui vengano a conoscenza nell’esercizio delle loro funzioni.
La gestione delle prove forensi in giudizio rappresenta un ulteriore elemento di complessità. In sede processuale, il veterinario può essere chiamato a operare in qualità di consulente tecnico di parte o di perito nominato dal giudice ai sensi dell’articolo 220. In entrambi i casi, il suo contributo deve essere fondato su metodologie scientificamente valide e oggettive, affinché le risultanze peritali possano essere considerate attendibili dalla magistratura. Tuttavia, la valutazione della prova forense non è sempre uniforme, e il suo peso probatorio dipende dalla discrezionalità del giudice, il quale può disporre ulteriori accertamenti o contestare le conclusioni dell’esperto.
Nonostante i progressi normativi e il crescente riconoscimento del valore della veterinaria forense, permangono alcune criticità. In Italia, la formazione specialistica in questo ambito è ancora poco diffusa, e non tutti i veterinari possiedono le competenze necessarie per operare efficacemente nelle indagini. Inoltre, la mancanza di protocolli standardizzati per la raccolta delle prove in alcuni contesti può compromettere la solidità delle risultanze investigative, rendendo più difficile l’accertamento della verità processuale. A ciò si aggiunge la necessità di un maggiore coordinamento tra le diverse figure coinvolte nelle indagini, dalle forze dell’ordine alla magistratura, affinché il contributo della medicina veterinaria forense possa essere pienamente valorizzato.
L’evoluzione normativa degli ultimi anni ha evidenziato una crescente attenzione nei confronti della tutela degli animali e del loro benessere, ma resta ancora molta strada da fare per garantire un’efficace repressione dei crimini a loro danno. L’implementazione di corsi di formazione specifici per i veterinari forensi, l’adozione di linee guida uniformi a livello nazionale e un più stretto raccordo tra scienza e diritto potrebbero rappresentare passi fondamentali in questa direzione. La veterinaria forense non è solo un campo specialistico in espansione, ma un elemento essenziale nella lotta contro il maltrattamento animale e nella costruzione di un sistema giuridico che riconosca sempre più il valore della vita animale, non solo come oggetto di tutela normativa, ma come parte integrante del tessuto etico e sociale del nostro ordinamento.
Aggiornato il 14 febbraio 2025 alle ore 12:58