Media e società: facciamoci qualche domanda

Ammettiamolo, siamo tutti decisamente sovraccarichi dalle informazioni che riceviamo costantemente e quotidianamente su ogni cosa: dalla guerra in varie parti del mondo, passando per le questioni politiche di vario genere, per finire con i gossip del giorno su ex Ferragnez e Sanremo. E però… la cronaca quotidiana ci racconta di una società, ovvero di un insieme di esseri umani, che sta capitolando.

Quasi quotidianamente emergono storie di ragazze, più o meno minorenni, che rimangono incinta senza che nessuno se ne accorga. E, in qualche modo e per qualche ragione, tentano di liberarsi di quei poveri feti, magari arrivando ad uccidere l’infante appena partorito. Uomini che uccidono donne. Ma anche donne che uccidono uomini. Figlie che minacciano padri, del tutto ingiustamente, e questi che non reggono al dolore e trauma e scelgono la via del suicidio. Ragazzini che vengono stuprati da loro coetanei per inezie. E la violenza di gruppo viene rigorosamente filmata.

E mentre noi adulti ci balocchiamo con pensieri “alti”, filosofeggiando di ideologie politiche morte e sepolte il secolo scorso, o perdiamo tempo in fondamentali questioni lessicali legate ai pronomi, i nostri giovani si stanno lentamente perdendo nel mezzo di un niente che diventa ogni giorno più assoluto. E non solo per il fatto che non capiscono più neanche ciò che leggono o sentono (e, d’altra parte, spesso ascoltando dibattiti televisivi di varia natura c’è da mettersi le mani nei capelli). Ma perché, in questo mondo ipertecnologico e perennemente connesso, sono sempre più soli. Al punto che il fenomeno giapponese noto sotto il termine di Hikikomori è diventato una questione globale.

Ma cosa spinge i nostri adolescenti ad isolarsi così tanto dal resto del mondo? Perché le violenze di gruppo sono diventate qualcosa da filmare e di cui vantarsi, magari anche ridendoci su? Come è possibile che delle figlie arrivino ad ipotizzare di accusare il proprio padre di violenza sessuale, sapendo perfettamente che niente del genere è mai realmente successo, perché non sono più in grado di accettare un rifiuto banale come risposta? Perché le persone arrivano ad uccidersi piuttosto che accettare la fine del loro rapporto?

Le domande sarebbero molte di più e, purtroppo, non esiste una risposta semplice o univoca.

Però bisogna continuare ad interrogarsi su questioni ritenute di minor importanza rispetto ai temi “maggiori” perché sono proprio quelle che impattano ogni giorno con la realtà di ognuno di noi. E sono forse le uniche sulle quali ogni singola persona può davvero fare qualcosa. Forse, potremmo iniziare a far vedere ai nostri giovani che esiste anche un mondo fatto di dialogo, di rispetto, di non meschinità. Il mondo che tutti noi abbiamo sognato da giovani. E che ancora non siamo riusciti a realizzare. E che forse riusciranno a costruire proprio gli adolescenti di oggi, che sono il nostro futuro di domani, come controreazione allo schifo che si trovano intorno.

E, per una volta, i Media potrebbero tornare ad avere un ruolo primario. E fare da traino in un percorso di rispetto, coerenza e meritocrazia. Lasciando fuori ogni ideologia.

Aggiornato il 31 gennaio 2025 alle ore 10:18