La religione woke continua a mietere vittime. E la Gran Bretagna si presta a questa mattanza in nome di una finta inclusività che, di fatto, avalla una forma di contro-razzismo.
Le ultime indicazioni ricevute dal personale della polizia del Bedfordshire e dalle forze dell’ordine dell’Hertfordshire e del Cambridgeshire sono contenute in un vocabolario “iper-inclusivo” di nove pagine che spiega alle forze dell’ordine le parole da non utilizzare per non rischiare di urtare la sensibilità altrui. Bandite quindi espressioni come “pecora nera” o “lista nera” perché potenzialmente razziste. E ancora: vietato dire “donna incinta”, meglio utilizzare l’espressione “persona incinta”, così da non urtare gli individui non binari e transgender (con buona pace di tutte le donne che si possono sentire offese da questo nuovo linguaggio teoricamente inclusivo e praticamente offensivo). Guai a dire la parola “fede”: gli islamici potrebbero offendersi in quanto eccessivamente “cristianocentrica”. Bando anche alla vecchiaia: gli “anziani” non esistono, ci sono solo “persone mature” (ma siamo proprio sicuri che la maturità sia legata all’età?).
In pochi osano alzare la voce contro questa follia. Tra questi il politico Festus Akinbusoye, anche primo commissario di polizia di colore della Gran Bretagna, che ha definito le linee guida “completamente folli”. O lo psicoterapeuta James Esses che ha stroncato il “ridicolo” vademecum commentando: “È un insulto alle donne essere chiamate ‘persone incinte’. È ridicolo che la polizia venga influenzata da questa ideologia!”.
D’altra parte, è lo stesso paese dove l’anno scorso l’Nhs, il sistema sanitario inglese, dopo essere diventato famoso per aver sostenuto l’esistenza di ben 21 generi diversi, ha emanato delle nuove linee guida per le quali i medici devono chiedere a tutti gli uomini se sono incinta prima di fare una radiografia. Non è uno scherzo. Anche in questo caso qualcuno che ancora ragiona esiste.
La dottoressa Louise Irvine aveva sottolineato che basterebbe registrare accuratamente il sesso dei pazienti, così da evitare domande sciocche o traumatiche: “Dato che è impossibile per chiunque di sesso maschile rimanere incinto, non c’è bisogno di chiedere alle persone di sesso maschile se potrebbero essere incinti […]Se qualcuno si identifica come transgender o non binario e le sue cartelle indicano che è biologicamente femmina, allora può essere rispettosamente interrogato sulla possibilità di una gravidanza”.
Ma, a quanto pare, il buon senso è morto e sepolto. E il nuovo razzismo la fa da padrone.
Aggiornato il 30 gennaio 2025 alle ore 10:15