Era il 21 gennaio 1950 quando il mondo culturale mondiale diede addio allo scrittore inglese George Orwell. Lo aveva stroncato la tubercolosi, per curare la quale la prima distribuzione di penicillina venne effettuata nel 1945, anno in cui Alexander Fleming ottenne il premio Nobel per la medicina. In realtà Orwell si chiamava Eric Blair, nato nel Bengala in India e per 5 anni era stato al servizio della polizia imperiale in Birmania.
Rientrato in Europa affrontò a Londra e a Parigi la vita dei disoccupati e delle classi più povere. Partecipò nel 1936 alla guerra civile in Spagna militando tra i miliziani rossi criticando poi le posizioni del partito comunista spagnolo e dell’Unione sovietica con l’accusa di aver distrutto la sinistra anarchica, favorendo la vittoria dei falangisti. È da quell’esperienza che prende lo spunto del romanzo “La fattoria degli animali” a cui seguirà 4 anni dopo il più suggestivo “1984”.
Al centro del suo pensiero la lotta contro ogni totalitarismo, i pericoli della distorsione del linguaggio nella manipolazione delle masse, l’egoismo, l’avidità e il ruolo dei leader che impongono regole alle popolazioni da loro guidate ma che essi non rispettano.
L’espressione “Grande fratello” è entrata nell’accezione comune come colui che ha il controllo totale, opera modificando e ristrutturando i contenuti del passato a secondo della convenienza.
I due più elaborati romanzi di fantascienza sociologica e politica fanno riscoprire la verità e i rischi degli sviluppi tecnologici sempre più numerosi, sofisticati e innovativi.
Due le ragioni del revival: l’anniversario dei 75 anni dalla morte e le affermazioni dell’ex presidente Joe Biden alla vigilia del giuramento di Donald Trump II che, tra l’altro, ha dichiarato di prendere in mano il dossier Tik Tok, dell’azienda cinese Byte Dance, alla quale sono interessati circa 170 milioni di americani.
Il merito dell’autore inglese Orwell è stato quello di aver saputo prevedere alcune storture del mondo di oggi, raccontando la storia di Winston Smith, impiegato del Ministero della Verità e incaricato di correggere i libri e gli articoli di giornale, adeguandoli alla volontà e filosofia dell’unico partito al potere. La frase “chi controlla il passato controlla il futuro, chi controlla il presente controlla il passato” è tra le più citate in letteratura e in politica.
Da qui il richiamo al “Grande fratello tecnologico” che imperversa con le fake news e che hanno colpito momenti delicati come le recenti competizioni elettorali, comprese le Presidenziali americane.
Nell’addio alla Casa Bianca, Joe Biden ha voluto togliersi “un sassolino” nei confronti dell’oligarchia tech, dopo che i big di Silicon Valley, da Elon Musk a Tim Cook, da Jeff Bezos a Mark Zuckerberg, hanno saltato il fosso passando dagli aiuti al partito democratico (soprattutto Ilary Clinton, Barack Obama) a quello Repubblicano,
Si è visto anche visivamente in tutte le tv del mondo la calata in massa della quasi totalità dell’aristocrazia del web nella capitale Washington per testimoniare il sostegno alla nuova amministrazione; anche l’ex candidata Kamala Harris aveva ottenuto da alcuni mega-ricchi come George Soros consistenti finanziamenti.
Nello scenario futuro americano e mondiale crescono i rischi per la stampa libera (clamoroso il caso del no alla vignetta su Bezos sul Washington Post) e indipendente a causa dell’uso distorto dell’intelligenza artificiale, degli attacchi ai giornalisti nell’adempiere il loro mestiere d’informare l’opinione pubblica e del crescente numero di denunce intimidatorie e promosse per impedire inchieste scomode.
Aggiornato il 22 gennaio 2025 alle ore 10:28