“Chi mi ama mi segua”. Recitava così lo spot dei jeans che lanciò un giovane fotografo nel mondo della pubblicità e fu una vera e propria rivoluzione. Era il 1973 quando Oliviero Toscani realizzò la campagna pubblicitaria dei jeans Jesus (marchio italiano) fotografando il lato B della modella Donna Jordan con un paio di pantaloncini striminziti e attillati.
La famiglia oggi ha dato l’annuncio della sua dipartita e quel mago che rivoluzionò la comunicazione a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta ci ha lasciato dopo aver combattuto una brutta e rara malattia che lui stesso aveva annunciato in un’intervista al Corriere della Sera, pubblicata il 28 agosto scorso, rilevando di essersi sottoposto a una cura sperimentale per combattere le amiloidosi, un gruppo di malattie rare causate dall’accumulo di proteine, prodotte dal nostro organismo, che si depositano negli organi vitali sotto forma di piccole fibre e li danneggiano.
Nel suo ultimo libro edito da La nave di Teseo “Ne ho fatte di tutti i colori”, uscito nel 2022, ci sono tutti i ricordi di una vita, a cominciare dalla collaborazione con Benetton ‒ che ha consacrato la sua carriera al grande pubblico ‒ incominciata agli inizi degli anni Ottanta con lo slogan dal quale viene ripreso il titolo del libro: Tutti i colori del mondo.
Iconiche e indimenticabili le sue campagne, un modo nuovo di utilizzare la forza evocativa delle immagini impattandole con parole crude e semplici usate come slogan. Come dimenticare il bambino russo che abbraccia la bambina americana o il ragazzo palestinese che regge il mappamondo insieme al ragazzo arabo; il bacio tra la suora e il prete, la modella francese Isabelle Caro gravemente anoressica e i condannati a morte sulla sedia elettrica.
In oltre mezzo secolo di carriera Oliviero Toscani ha affrontato temi come il razzismo, la violenza, il sesso, la fame, la guerra e lo ha fatto in modo nuovo e innovativo.
Poi è arrivata l’era del “politicamente corretto”, dell’inclusività a tutti i costi, del patriarcato e del finto femminismo del quale Toscani si è fatto in qualche modo portavoce in questi ultimi anni. Molto probabilmente, oggi, quella stessa pubblicità degli anni Settanta dove in primo piano c’era il sedere di una donna lo avrebbe relegato tra i più infimi artisti del nostro tempo. Sarebbe stata considerata una mancanza di rispetto, una mercificazione del corpo femminile, c’è chi avrebbe urlato “vergogna” e la sua carriera sarebbe finita prima di nascere. Eppure, ogni epoca ha i suoi eroi e sicuramente la fotografia di Toscani è stata eroica e rivoluzionaria. Ma ascoltare un uomo del suo calibro definire il nostro presidente del Consiglio come la portatrice del “nuovo fascismo” vuol dire rimescolare tutte le carte e quel “chi mi ama mi segua” degli esordi risuona più come l’imposizione di quel “pensiero unico” che oggi rimbomba in ogni dove.
Aggiornato il 13 gennaio 2025 alle ore 18:21