#Albait. Il nuovo anno tra finzione, pigrizia e tifo

L’inizio d’anno è ovviamente una finzione. Non c’è alcuna cesura nelle nostre vite. Il ciclo circadiano che rispettiamo richiede però dei punti di riferimento che assumiamo per dare un senso anche alle nostre personali vite. Definire il tempo ci aiuta a vivere, decidere se investire sulla nostra ricchezza o sulla nostra cultura, sulla nostra futilità o sulla nostra comprensione del bene e del male nel mondo.

Il tempo è la prima risorsa che abbiamo creato, probabilmente. La prima che non possiamo vendere né comprare ma che è strettamente connessa alla nostra idea di valore. Ed è in questa ansia del valore che il tempo ci impone per paradosso, soprattutto quando siamo giovani, che ci dibattiamo, quando ragioniamo sui massimi e minimi sistemi.

Natale e l’inizio dell’anno sono i giorni nei quali si concentrano le nostre capacità consumistiche. Sono anche i giorni nei quali ci confrontiamo con la nostra effettiva capacità reddituale. Ci specchiamo nel Natale in casa Cupiello, ma viviamo nella speranza di un Natale a New York. Il nostro ondivago sentimento verso le piccole gioie e tragedie familiari, la felicità intesa come obbligo, la voluttà della vacanza all’estero, condita magari dalla miseria della volontà trasgressiva, tra corna, alcol e pretesa di moralità assoluta, ci dà modo di vedere chi e cosa siamo.

L’inizio dell’anno dà ad ognuno di noi l’idea di cosa abbiamo raggiunto. Il nostro ‘status’, nel significato latino ma anche reimportato dalla tradizione socioeconomica internazionale.

L’immagine che possiamo trarne è positiva, specie in termini comparativi con gli altri Paesi del Mondo. Rappresentiamo lo 0,75 per cento della popolazione mondiale ma anche il 2,14 per cento della capacità produttiva mondiale. In soldoni, produciamo tre volte più della media mondiale e questo fa di noi uno tra i popoli più ricchi, anche se non certo il più ricco.

I dati degli ultimi anni sono anche interessanti. A fronte di un invecchiamento medio innegabile, con il 60 per cento della popolazione con più di quarant’anni, presidiamo la fascia alta dei redditi mondiali. Certo con rallentamenti significativi. La nostra crescita annuale è appena accennata e ci perdonerà Giorgia Meloni se non siamo affatto la locomotiva in piena velocità raccontata. Ma questa stanca assenza di crescita è un risultato di atteggiamento: pensiamo ad un futuro più immediato, non crediamo ai progetti a lungo termine, chiudiamo le porte a quel che potrebbe darci ansia, ci prepariamo a lasciare ai nostri ragazzi un mondo più incerto grazie al rifiuto di affrontare una qualsiasi emergenza con intelligenza e capacità di comprensione.

Ovviamente, la realtà continua a bussare forte. L’arresto in Iran di Cecilia Sala ci sbatte in faccia non solo l’arbitrarietà della detenzione della giornalista, ma il dramma ignorato di milioni di donne nell’Islam: senza diritti e con il pericolo costante di essere ingoiate nel nulla giuridico a loro dedicato. Non possiamo indignarci troppo, considerato che ancora un secolo fa i diritti civili delle donne e persino la loro capacità giuridica era fortemente limitata. Fino al 1965 in Italia nessuna donna poteva andare in banca, se non accompagnata dal marito. In Usa il diritto al conto corrente arriva nel 1974.

L’accusa di moralità dubbia poteva portare all’omicidio d’onore che garantiva una semi impunità, rivolta alla propria moglie, ma anche alle figlie o a chiunque si macchiasse di questa macchia che era considerata un patrimonio di ‘nome’, di famiglia persino di società.

La fine del delitto d’onore arriva in Italia con il nuovo diritto di famiglia, 1975.

Possiamo quindi dire che in molte aree del mondo, non solo musulmane, l’evoluzione verso la parità e la libertà sono indietro rispetto alla nostra cultura di appena cinquant’anni.

La oggettivazione umana che la cultura dell’immagine ha prodotto ci lascia sempre in bilico tra libertà e ritorno all’antico. La lenta ma significativa avanzata delle forze politiche reazionarie mette in pericolo sempre di più l’autonomia umana e femminile in particolare.

L’apparente assedio delle frange estremiste musulmane è accompagnato dal ritorno di visioni retrograde delle quali sentiamo l’eco anche nella civilissima Italia.

Il richiamo alla famiglia ‘tradizionale’ ne è un esempio. Non esiste nella nostra cultura contemporanea questo concetto. Non abbiamo più il tabù della parola e quindi abbiamo svelato l’omosessualità e anche le tante differenti declinazioni della sessualità. Il paradosso è che chi vorrebbe negare queste declinazioni tende a giustificare lo stupro. La violenza nella modernità è un tabù, non solo sessuale. Per i tradizionalisti al contrario la violenza è normalità.

Nell’attesa di un assestamento tra futuro, modernità e tradizione, viviamo il tempo con una scelta da fare nel nostro quotidiano: cedere alla violenza che i tradizionalisti considerano normale o tenere la barra delle conquiste sociali ed economiche (tautologia) degli ultimi cinquant’anni?

Retoricamente la scelta è scontata. Nella realtà, le tentazioni dei tifosi della violenza e delle dittature poco ‘naturali’ si fa strada nelle parole distratte, a volte ignoranti dei vari Musk, Putin, Fico, Orbán, Erdogan, Khamenei, Sinwar, Xi.

A vincere queste partite sono i popoli. Gli italiani ultraquarantenni sapranno fare tesoro del loro tempo e salvaguardare la propria libertà presente e futura? Sapranno le donne italiane e occidentali accogliere la gioventù eterna che hanno potuto conquistare per sostenere le giovani donne nel mondo?

Certo, la pigrizia e la voluttà dello status natalizio non aiutano a fare queste riflessioni. Eppure, tra un attentato a New Orleans, l’ennesimo attacco russo in Ucraina, le proteste per la svolta autoritaria in Georgia, le minacce del piccolo slovacco Fico, la brutalità iraniana, le minacce trumpiane di ritorno ad una tradizione inesistente, l’intransigenza misogina talebana, l’inizio dell’anno è il momento perfetto per porre questa domanda: tifiamo per il futuro o ci arrendiamo pigramente al passato?

Aggiornato il 03 gennaio 2025 alle ore 11:48