È ancora Natale. La storia di una donna francese si lega alla decadenza globale, come tutto oggi riesce ad essere. Ma vogliamo sapere il perché.
L’Ucraina è ancora bombardata. Israele continua una guerra provocata dagli stupri hamasiti e proseguita contro tutto e tutti perché è il solo Stato che ricorda l’orrore dal quale è originato questo conflitto. Gli stupri si ripetono nel mondo, così come gli omicidi stradali. L’evasione fiscale non è debellata. La pressione fiscale è sempre più soffocante. L’estremismo di taluni Stati e formazioni militari produce altre guerre, conflitti, schiavitù e ancora stupri. Non tutto origina dagli attuali centri irradiatori del male, cioè la Russia o l’Iran.
Tant’è vero che russi e iraniani beneficiano della compiacente tolleranza della cultura contemporanea che vede il male come una cosa più naturale del bene. La lotta alla libertà come forma di risarcimento contro la sconfitta dei totalitarismi del passato, siano essi comunisti o fascio-nazisti. Papa Francesco, che aveva offerto alcune promesse all’inizio del suo pontificato, facilita nel nostro emisfero benestante questa diffusione degli istinti più abietti. Con parole di miele non ha mai espresso una condanna ferma e convinta contro chi massacra i cristiani, chi massacra la civiltà, chi massacra i popoli ucraino, georgiano e molti dei popoli africani, con equilibrismi dialettici insopportabili, come un Conte o un Savoini più famoso. Ma perché accade?
Proprio ieri mi sono fermato a parlare con delle ragazze, dopo una lezione. Testimoniavano un regresso complessivo delle nuove leve, nei discorsi quotidiani. Raccontavano garbatamente come l’argomentare nelle comitive o gruppi sulle ragazze e sul sesso è sempre più sbrigativo, spiccio, noncurante. I rapporti maschili con le donne sono tornati ad essere improntati a una volontà di comando. Il sesso, anche tra le ragazze, è considerato un corollario di storie troppo spesso malate. L’idea che amore sia possesso è troppo diffusa.
I testi di pseudo canzoni del filone rap e trap, ma attenzione anche a certe melodie quasi sanremesi, sono infami, sono un veicolo disastroso di mala informazione, di esaltazione delle violenze personali e di branco. Sono nicchie del male in un mare di bene?
Ancora una volta la risposta è no. A quella violenza domestica e da comitiva che traspare ovunque, che è stata agita anche da giovani pargoli di leader politici di primo piano, corrisponde la violenza istituzionale di interi stati che trovano giustificazione anche nella nostra teoricamente pacifica Italia.
Non è più un mistero che le migrazioni sono l’elemento emergente di una tratta schiavistica. E di organi prelevati da persone in vita, spesso giovani. Sappiamo tutti che la guerra russa o quella turca sono espressioni di volontà imperiali, una ispirata dall’incubo zarista e l’altra dall’incubo ottomano. Lo sappiamo, ma lasciamo correre.
Cosa lega tutti questi aspetti deteriori che portano povertà, ancora altra violenza, insicurezza?
Il legame è il conservatorismo. Ogni giorno che passa, il colpo di frusta del rifiuto della libertà si tinge sempre più di restaurazione delle leggi delle caverne.
Chi detiene il potere vuole chiudere i cancelli della libertà per tutti gli altri. Lancia messaggi di dominazione. Solletica la vigliaccheria di tanti attraverso piccole prebende e il ‘lasciar vivere in pace’ che però è impossibile, a queste condizioni. La corruzione cavalca la paura.
Anni fa l’Italia volle decapitare una classe politica. A ben guardare gli eventi di quel tempo, trent’anni fa, in tutto il mondo cominciò a cambiare il registro culturale. Dall’ambizione della felicità siamo passati all’esaltazione della libertà interiore, come in un alto medioevo oscuro. Che infatti oggi viene esaltato come epoca ‘importante’. Gli eredi dei tagliatori di teste e dei roghi di streghe si sono impossessati del potere. Ne hanno fatto un uso disastroso. Hanno giustificato la violenza in tutti i suoi aspetti. Hanno cominciato a promettere punizioni che non arrivano per i cattivi e i mafiosi, hanno materialmente cancellato il futuro e la voglia di fare degli altri per sostituirla con una sorda retorica.
In questi giorni una signora francese di settantadue anni, Gisele Pelicot, attende la sentenza di condanna di suo marito che l’ha drogata e fatta stuprare per più di dieci anni da sconosciuti. Lei era già una matura signora, tranquilla e senza nessuna voglia di provocare. Le è stata inflitta una tortura quotidiana, da conoscenti e sconosciuti. Cinquanta di loro sono finiti a processo, altri non sono stati identificati. Lo stupro di gruppo prolungato è stato eseguito da persone di tutte le età. Tutte persone che ‘benpensano’. Tutti apparentemente cordiali. O forse no. Ma nessuno ha smesso di vivere. Nessuno ha sofferto lo stigma della condanna sociale. Di questo siamo colpevoli tutti. Immagino gli stupratori salutare sempre chi fingeva di non sapere.
È Natale e ci ispiriamo alla bontà. Difficile farlo in un’epoca nella quale i sogni sono stati estirpati. Il domani non è più considerato come epoca di felicità per tutti. L’io intelligente del liberalismo autentico è stato sostituito dall’io inventato e parodistico propugnato dai cattivi, dai dittatori, da quel ceto medio borghese che avvelena la propria vita di cattiveria, odio, invidia senza perché.
Difficile che un cristiano o un ebreo possa pensarci, ma tra le parole violente attribuite dai musulmani a Maometto o da certi movimenti cristiani a Gesù, quella che risuona meglio, in riferimento a queste religioni, è misericordia.
E anche l’ebraismo ne è pervaso. Possiamo ispirarci allo stesso Dio e alla stessa misericordia religiosa. A patto che sia coniugata con l’ambizione di un mondo migliore, capace di farci sognare un tempo di pace, darci la possibilità di realizzare concretamente questi sogni. In sostanza, coniugata con la libertà civile garantita da istituzioni libere e indipendenti tra loro. Questo è essere progressisti: garantire ad ognuno la libertà per essere utile agli altri e capire l’utilità degli altri. Di tutto questo il liberalismo è pervaso.
Al contrario, chi parla di iper, turbo, super liberismo si rende colpevole di una caricatura dell’uomo quotidiano e lo rende lupo per gli altri. Fa da cassa di propaganda del male, delle dittature dei totalitarismi che promettono una giustizia migliore e diretta, ma da un solo uomo e dai suoi capricci.
Finché corteggeremo il pessimismo della violenza nei rapporti quotidiani il futuro migliore ci sfuggirà. Ovviamente è difficile che questo ritorno della ragione per la felicità sia possibile finché la parola data, la fiducia siano calpestate, anche nel quotidiano. Chiunque creda di essere più furbo di altri perché mente o protegge mafia o traffici umani, chiunque annichilisce una ragazza o una donna, un uomo o un ragazzo, chiunque coarti la libertà individuale è un nemico di quel mondo migliore che deve tornare ad essere al centro delle nostre attività quotidiane. Chiunque, una volta raggiunto il potere, lo usa come una clava contro tutto e tutti, magari in nome di un passato da tribuno della plebe, facilita il compito del male. La democrazia merita rispetto quotidiano e personale. Il resto va combattuto.
Per noi stessi, per nutrire il nostro egoismo migliore, abbiamo bisogno di riprendere a lottare con i finti miti che diventano rabbiosi dittatori. Negli Stati, nelle famiglie, nelle imprese, nelle scuole, ogni giorno, abbiamo bisogno di essere persone veramente per bene. Per farlo, abbiamo bisogno di coltivare i sogni e tradurre in realtà. Sogni che devono essere basati sulla capacità di fidarci e essere affidabili. Senza idiozia retorica. Senza dimenticare che tutto questo è stato vissuto e sofferto anche da Gisele, una donna che ha subito tanto, troppo, perché nessuno ha mai voluto fermare quell’infame che era diventato suo marito.
Buon Natale. Ma davvero.
Aggiornato il 19 dicembre 2024 alle ore 15:46