Come un fulmine a ciel sereno, Carlos Tavares è stato indotto a lasciare Stellantis, sorprendendo tutti con un addio anticipato di un anno rispetto alla scadenza naturale del contratto, prevista per la primavera del 2026. Una scelta che, secondo indiscrezioni, potrebbe garantirgli una buonuscita da capogiro: 100 milioni di euro. A pesare sull’assegno, spiegano le voci di corridoio, sarebbe proprio l’uscita anticipata. Tavares, che negli ultimi anni ha portato a casa circa 40 milioni di euro l’anno, si conferma così il manager più pagato del settore automobilistico. Ma il suo addio non è solo questione di cifre: dietro questa mossa si celano interrogativi sul futuro del gruppo e sulla strategia industriale che coinvolge direttamente l’Italia.
La notizia ha scatenato un polverone in Parlamento, dove le opposizioni non si sono fatte sfuggire l’occasione per lanciare fendenti al Governo. Dal Partito democratico si chiede a gran voce che Giorgia Meloni convochi subito John Elkann, presidente di Stellantis, per un confronto nelle commissioni competenti. “La fiducia nell’amministratore delegato era stata ribadita appena 10 giorni fa. Ora, con le sue dimissioni, si aprono scenari incerti su occupazione e industria. Il Governo faccia la sua parte, anche rivedendo il fondo per la transizione dell’automotive che è stato definanziato,” attaccano i senatori Antonio Misiani e Andrea Martella.
Dall’esecutivo, però, si cerca di guardare il bicchiere mezzo pieno. Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, vede nell’addio di Tavares una possibile occasione per rilanciare il peso dell’Italia all’interno di Stellantis. “È il momento di mettere l’Italia al centro del piano industriale del gruppo, valorizzando il Made in Italy e costruendo una politica europea capace di garantire competitività. Dobbiamo remare tutti nella stessa direzione, in Italia e in Europa,” ha dichiarato Urso, parlando da Delhi. Il ministro ha ricordato gli sforzi del Governo italiano per difendere il settore automotive, citando il “non-paper” presentato a Bruxelles, un documento che ha trovato ampio sostegno tra le principali associazioni industriali europee, come Confindustria, Bdi e Medef. “Il Governo è presente e continuerà a lavorare per un’industria automobilistica europea forte, anche in vista della transizione ecologica,” ha aggiunto.
Tra le righe di questo terremoto manageriale si legge un’urgenza più ampia: quella di trovare un equilibrio tra transizione ecologica e competitività industriale. Il 2035, anno in cui l’Europa vieterà la vendita di auto a combustione interna, si avvicina rapidamente, e Stellantis è chiamata a fare i conti con questa scadenza. La partita si gioca su più fronti: investimenti, innovazione e una politica europea che sappia sostenere i grandi gruppi industriali senza sacrificare i lavoratori. Il futuro è tutto da scrivere. L’addio di Tavares, per quanto improvviso, potrebbe rappresentare un punto di svolta per Stellantis e per l’Italia, ma solo se l’azienda, il Governo e l’Ue sapranno giocare bene le loro carte. Come si suol dire, la palla ora è al centro, e la partita è ancora aperta.
Aggiornato il 02 dicembre 2024 alle ore 16:11