Sciopero medici e infermieri, prestazioni a rischio

Un’adesione straordinaria. Lo sciopero di oggi dei dirigenti sanitari, medici, infermieri e professionisti della salute è stato appoggiato dall’85 per cento degli interessati, esclusi gli esoneri obbligatori per legge. Un “segnale forte” contro le condizioni di lavoro dei dottori, che secondo Pierino Di Silverio (Anaao-Assomed), Guido Quici (Cimo-Fesmed) e Antonio De Palma di Nursing Up “sono insostenibili”, hanno informato i segretari nazionali in una nota congiunta. La mobilitazione prevede manifestazioni in Piazza Santissimi Apostoli a Roma, e rischia di far saltare nell’intero Paese circa 1,2 milioni di prestazioni sanitarie. I temi cruciali di questo sciopero, oltre alle criticità sollevate dai sindacati di categoria, variano dalla mancanza di risorse per contratti dignitosi fino all’assenza di assunzioni immediate di personale. Inoltre, alla luce dei fatti di cronaca recenti, lo sciopero vuole focalizzarsi sull’inerzia legislativa sull’istituzione di presidi di Pubblica sicurezza negli ospedali, atti a tutelare gli operatori troppo spesso vittime di aggressioni. Ma anche la riforma delle cure territoriali e ospedaliere, la contrattualizzazione degli specializzanti e il riconoscimento del lavoro usurante sono temi centrali dello sciopero nazionale di oggi.

Nello specifico, gli infermieri chiedono a gran voce l’abolizione del vincolo d’esclusività, introdotto nel sistema sanitario con la legge 43 del 2006. Poi, c’è la questione degli aumenti salariali a dir poco irrisori. Per il 2025, nella Legge di bilancio è previsto un plus di soli 7 euro per gli infermieri, di 17 euro per i medici e 14 euro per i dirigenti. Gli aumenti più consistenti, sarebbero rinviati al 2026. “Le risorse devono essere anticipate e distribuite equamente”, hanno ribadito i sindacati nella nota congiunta, sostenendo che la defiscalizzazione proposta dalla Manovra non incrementa “la massa salariale”. Anche i medici liberi professionisti hanno di cui lamentarsi, visto che sostengono di essere stati esonerati dalla possibilità di prescrivere farmaci con piani terapeutici, oltre all’espresso divieto di rilasciare certificazioni di esenzione per patologie.

La percezione diffusa nel settore della Sanità è che l’attuale Governo stia sottovalutando le esigenze dei medici tout court, come secondo i sindacati dimostra il rinvio del piano di assunzioni al 2026 e l’impiego, nel frattempo, di infermieri stranieri. Per l’associazione degli infermieri Nursing Up, le misure della Legge di bilancio non fanno altro che mettere “una pezza su una ferita aperta”, incentivando consequenzialmente la fuga di cervelli di giovani medici e operatori.

LA RISPOSTA DEL GOVERNO

Il ministro della Salute ha riconosciuto le criticità evidenziate dai sindacati. Orazio Schillaci ha dichiarato la disponibilità al dialogo del Dicastero, affermando che “abbiamo già incontrato i rappresentanti dei medici e lo faremo ancora dopo lo sciopero”, anticipando che sul suo tavolo e quello dei suoi collaboratori saranno discussi i temi centrali della mobilitazione, come la defiscalizzazione delle indennità e un piano pluriennale di assunzioni nel Servizio sanitario nazionale. Ma nonostante le aperture del Ministero della Salute, i sindacati hanno ribadito come la Manovra sia “deludente”, evidenziando come le risorse allocate al Ssn risultino effettivamente ridotte rispetto alle premesse. I professionisti, stanchi delle attuali condizioni contrattuali che non garantiscono sicurezze e prevedono un futuro incerto nella migliore delle ipotesi, credono che la sanità stia perdendo valore agli occhi dell’Esecutivo.

Una crisi che non può essere ignorata, soprattutto alla luce della forte partecipazione allo sciopero, che ha assunto delle dimensioni mai viste prima in Italia. Se non si riuscirà a trovare un accordo, probabilmente il malcontento di medici e infermieri si tramuterà in un ulteriore esodo di competenze. E questo il Belpaese non se lo può permettere.

Aggiornato il 20 novembre 2024 alle ore 16:50