Medicina a Km 0
Medicina a Km 0 questo mercoledì incontra nuovamente il professor Massimo Massetti, cardiochirurgo e direttore del Dipartimento di Scienze cardiovascolari del Policlinico Agostino Gemelli di Roma.
Salvare il Sistema sanitario nazionale, un sistema di assistenza universale e gratuito, è una priorità fuori discussione. Ma ha fatto il suo tempo da quando è stato istituito nel 1978 con la legge n. 833 che soppresse il sistema mutualistico con decorrenza 1° luglio 1980, grazie all’intuizione di Tina Anselmi, allora ministro della Sanità durante il Governo Andreotti. Tre i livelli di intervento: lo Stato, le Regioni e gli enti locali.
Agli inizi degli anni Novanta si aprì all’introduzione del privato nel Sistema sanitario nazione e quindi alle agevolazioni fiscali e ai fondi privati. Oggi, quarantaquattro anni dopo la sua creazione, il Ssn è in crisi profonda, perché inefficiente nel rispondere ai bisogni di cura.
Secondo il professor Massetti, non è sufficiente aumentare il finanziamento pubblico per la sanità e nemmeno fare una iniezione di uomini e donne che vadano a rafforzarlo, ma bisognerebbe adottare un nuovo sistema che abbia il suo centro nel malato e non nella malattia.
Ai nostri giorni, a causa delle cure frammentate, secondo Massetti, e l’eccesso di specialità mediche, anche le cure all’interno degli ospedali sono discontinue e i pazienti sono costretti a vagare fra le strutture sanitarie per completare un check-up. Queste routine prestano il fianco all’over treatment, analisi e cure applicate in eccesso che sono uno spreco di tempo e di denaro. L’inappropriatezza delle cure è causa di abbandono talvolta delle cure stesse da parte dei pazienti e può provocare anche danni ulteriori alla salute. Questo problema fa il paio con l’invecchiamento veloce e progressivo della popolazione, che ci consegna uno scenario futuro piuttosto desolante.
Fare di più, dunque, non significa far meglio. La pandemia passata ci ha offerto una prova di come in tempi rapidissimi si possa adottare un cambio di paradigma. In quegli anni, l’organizzazione degli ospedali era incentrata sui malati, anche se per ragioni infettive, che erano il centro delle cure. “Cambiare il modo di curare e l’erogazione delle prestazioni ‒ sostiene Massetti ‒ è la priorità, ma questo significherebbe rivoluzionare l’attualità. Si chiede un cambio di mentalità, a partire dai cicli di studi nelle Università di Medicina e chirurgia, luoghi adatti per far partire questa rivoluzione”.
Al Policlinico Gemelli il professore ha già sperimentato questo tipo di organizzazione, che ha rivelato risultati molto interessanti: bassa mortalità e complicanze ed una riduzione significativa dei costi.
“È necessario fare una riforma profonda della sanità ‒ incoraggia il professor Massetti ‒ e sembra che il Governo attuale abbia mostrato sensibilità a questo bisogno di cambiamento, infatti ha istituito un tavolo tecnico per supportare una riforma ispirata ad un modello di cura verso la centralità del paziente a tutto tondo”. Il nostro Paese potrebbe essere, quindi, un esempio virtuoso per l’Europa, ma sono necessarie alcune regole centrali, poiché ognuna delle 20 Regioni ad oggi fa a modo suo.
Aggiornato il 13 novembre 2024 alle ore 16:37