Il taccuino di questa settimana prende forma in una sala d’attesa di una clinica privata oculistica. È la nuova sanità. Quella di oggi, e sempre di più, quella di domani. Ed è inutile che le sirene di sinistra sbofonchino su quello che considerano una nefandezza, perché questo passaggio, è una evoluzione inarrestabile.
Quello che qualche tempo fa (anni, o decenni a seconda del caso) era una sanità complessa e complicata, quando gli interventi erano un qualcosa da cui ci si riprendeva con il tempo e lentamente, che invece oggi grazie alle più moderne tecnologie sono diventate procedure di routine e mininvasive, e la ripresa funzionale è quasi immediata, ha trasformato alcuni ricoveri in prestazioni ambulatoriali, o day surgery. Inoltre, i costi di tali interventi, si sono ridotti e comunque standardizzati, anche per la presenza sul mercato di assicurazioni che con sistemi di convenzione calmierano il mercato.
Tali polizze assicurative sanitarie sicuramente non sono a buon mercato, ma diventerebbero alla portata di molti, se avessero un trattamento fiscale diverso e più favorevole, ça va sans dire.
Invece c’è ancora ostilità nei riguardi dei cittadini che vogliono scegliere liberamente sulle questioni anche importanti della loro vita.
La vera realizzazione del diritto alla salute, oggi che la medicina ha fatto passi da gigante, potrà essere garantita solo quando un paziente avrà la libertà di scelta del professionista e della struttura di fiducia, mentre il diritto alla salute, viene malamente evocato dalla sinistra solo come il servizio pubblico (paventato gratis per tutti).
Non esistono pasti gratis, diceva Milton Friedman, e le tasse che paga quel 30 per cento di contribuenti servono a garantire a tutti l’erogazione dei servizi sanitari, ma la sinistra, in Italia, si serve di un linguaggio retorico sul tema, solo per imporre la propria ed unica visione di organizzazione dell’erogazione del servizio sanitario. Per taluni, il sistema sanitario può essere solo ed esclusivamente pubblico, creando così quella distorsione tra pubblico e privato e quindi tra ricchi e poveri.
È il miglior modo per controllare il sistema, dalle nomine dei manager, dei primari, e attraverso la rappresentanza sindacale del personale. Per non parlare del sistema delle forniture e degli appalti di servizi.
Ma tornando alle prestazioni sanitarie, ai pazienti, alle loro patologie e necessità di cura, occorre domandarsi se può essere lasciato tutto in mano al sistema di mercato. La risposta è no.
È inutile raccontarci la favola anche al contrario. Non tutti i servizi sanitari sono profittevoli ed il mercato sta in piedi solo con i ricavi. Può un paziente affetto da patologia grave e/o di lungo termine essere curato in un sistema di mercato puro? No.
Però quello che una volta sembrava potesse essere erogato solo in ospedale, solo con grande difficoltà oggi, se può essere erogato in modo diverso, è doveroso da parte del potere pubblico tenerne conto, e fare in modo di garantire libertà di scelta al cittadino.
Per questo un sistema di cura che vada oltre il profitto ci deve essere ed anzi, è il segno del livello di civiltà raggiunto da un Paese, ma la lista di quello che è semplice o facile (che rimane pubblico solo per ideologia e intasa il sistema sanitario nazionale che dovrebbe garantire in primis le prestazioni per le “grandi cure” per le gravi patologie ed invece non dà né le piccole né le grandi cure) dovrebbe essere il faro ispiratore di una idea nuova di sanità, di un modello nuovo, dove tanti soggetti diversi apportino il loro contributo scevri da ideologie, furbizie, accordi sotto banco pura espressione di esercizio di potere, e concorrano alla proposta di una offerta di cura e sanità che è diversa da quella che chiedevano e potevano avere le generazioni dei nostri nonni, dei nostri genitori, e che possiamo avere noi o hanno diritto ad avere i nostri figli e nipoti.
Le code si dimezzano pensando diversamente il sistema complessivo di offerta di prestazioni sanitarie, non cambiando qualche procedura di prenotazione con il Cup. Invece di costringere i contribuenti a pagare tantissime tasse per non avere poi il sistema a disposizione quando e come serve, si pretende che si affidi alle raccomandazioni in cielo o in terra a seconda del potere che ha.
La medicina ha fatto passi da gigante, ha reso semplici cose una volta complessissime, lasciamo che queste cose semplici il cittadino se le sbrighi da solo, rendiamogli sostenibile la spesa in tutte le forme ed i modi possibili, affinché possa cogliere da una variegata offerta, scevra da questioni ideologiche, concentrandosi sulle vere emergenze, sulle patologie complesse, sulla ricerca applicata con cura ed attenzione verso quei pazienti affetti da patologie che il mercato, non può curare; che è poi lo scopo ultimo della tutela del diritto alla salute, oggi più che mai realizzata attraverso la libertà di scelta del dove e con chi farsi curare.
Non abbiamo più bisogno della tutela dalla culla alla tomba anche per un cerotto. Non c’è più così bisogno dello Stato nanny.
(*) Leggi il Taccuino liberale #1, #2, #3, #4, #5, #6, #7, #8, #9, #10, #11, #12, #13
Aggiornato il 08 novembre 2024 alle ore 10:26