La storia è oramai nota ai più. Nella notte tra sabato e domenica scorsa, mentre a Bologna era in corso un nubifragio di proporzioni fuori dal normale che aveva praticante allagato l’intera città, un rider 29enne di origine pakistana girava in bicicletta “con l’acqua sopra i polpacci” per effettuare 28 consegne atte a soddisfare le voglie e gli sfizi gastronomici di altrettanti clienti. I quali, evidentemente, avevano ben poca voglia di uscire e men che mai di rinunciare al proprio panino preferito. Pensate se, siffatti soggetti, avrebbero mai potuto pensare ai sacrifici del rider di turno, o a farsi un semplice piatto di spaghetti per ovviare alla situazione.
Lui, il rider, ha quasi candidamente dichiarato al Corriere della sera che “questo è il mio lavoro. Non potevo fermarmi. Più consegne fai e più guadagni”. A prima vista è un concetto quasi lapalissiano, quella sera il giovane ha guadagnato 120 euro. Nessun grazie e nessuna mancia da parte dei clienti pigri ed, evidentemente, anche piuttosto tirchi. Il ragazzo, però, quei soldi non se li è goduti perché, nel suo Paese di origine, ha i due genitori anziani e ammalati e a loro sono destinati i guadagni da lui ottenuti nel nostro Paese. “Hanno bisogno di quei soldi – ha dichiarato il giovane sempre al Corriere – mando quasi tutto quel che guadagno a casa. Così ho proseguito fino alla fine e domenica, quando mi sono svegliato, avevo 120 euro in tasca”.
Una lezione di vita impartita a due categorie di persone. La prima è quella di chi approfitta della necessità di qualcuno di avere qualche euro (anche pochi, si chiama sfruttamento) in tasca per assistere la famiglia in Paesi lontani. La seconda è composta dall’egoista medio il quale, pur di soddisfare la sua voglia di panino passa sopra a qualsiasi cosa, comprese la dignità e l’incolumità di un terzo che si ritrova compresso in mezzo alle due categorie sopra citate.
Aggiornato il 24 ottobre 2024 alle ore 15:09