Cento anni sono tanti per un compleanno. La storia di uno dei mezzi moderni che ha accompagnato la vita delle famiglie italiane – la radio poi unita con la televisione – contiene momenti di sviluppo, di crescita culturale ed economica e fasi di crisi per il rilievo che andava assumendo la comunicazione. La popolazione italiana in quegli anni era caratterizzata da forte concentrazione agricola e quindi da un analfabetismo che raggiungeva in certe zone il 70 per cento. Si parlava prevalentemente in dialetto e i primi scambi in lingua da parte dei giovani era quando andavano a fare i soldati di leva. Con la creazione della radio si diffuse l’italiano. Fu il maestro toscano di Pitigliano, l’etrusco Alberto Manzi, a portare avanti in Rai i corsi per adulti analfabeti con vari cicli della trasmissione Non è mai troppo tardi che in collaborazione con il Ministero della Pubblica istruzione permise a 35mila cittadini di superare l’esame di quinta elementare. Nel 1990 condusse una trasmissione in televisione dal titolo Insieme, lezioni di italiano destinate agli extracomunitari residenti in Italia. Merito riconosciuto dal presidente Sergio Mattarella come pilastro della costruzione civile e democratica, diffondendo il pluralismo, trasmettendo alfabetizzazione e cultura.
Ed è stata la Rai nel 1954 a trasmettere la prima partita di calcio in diretta con la telecronaca di Nicolò Carosio, Italia-Egitto (finita 5-1) con la collaborazione di Vittorio Veltroni e Carlo Bacarelli. È sempre la Rai ad aprire nel 1957 le porte alla pubblicità con Carosello, che andava in onda alle 20.50 e che in 20 anni ha creato personaggi fantastici come Caballero & Carmencita e Calimero. All’inizio lo sviluppo si deve certamente ai quiz di Mike Bongiorno, di Mario Riva (con il Musichiere) e di Enzo Tortora con Portobello. Ma anche Canzonissima con Mina, Carramba! Che sorpresa con Raffaella Carrà. Poi, ci sono stati gli sceneggiati di Anton Giulio Majano con Alberto Lupo, Eleonora Rossi Drago nella Cittadella e Piccole donne, Pinocchio con Marcello Mastroianni, Mariangela Melato e Salvo Randone nei Promessi sposi. Senza dimenticare Medea, Mimì metallurgico ferito nell’onore, Piccolo mondo antico di Silverio Blasi, La piovra con Michele Placido, Il Maresciallo Rocca con Gigi Proietti. Infine, anche tanto Pippo Baudo e il Festival di Sanremo, Renzo Arbore e le canzoni napoletane.
L’era della radiofonia ebbe inizio il 3 giugno 1924 quando le società Sirac, Radiofono e RadioAraldo si fusero per dar vita all’Uri, per la cui presidenza venne scelto Enrico Marchesi, uomo di fiducia del senatore Giovanni Agnelli. I programmi vennero annunciati il 6 ottobre da Maria Luisa Boncompagni, prima donna al mondo in radio. Si trasmetteva da una stanza nel quartiere Prati con le pareti coperte da tende per attutire i rumori. Tre anni dopo, nel 1927, il capo del governo Benito Mussolini, avendo compreso la potenza comunicativa della radio, nominò una commissione presieduta da Augusto Turati con l’incarico di studiare gli sviluppi delle radiodiffusioni. Venne costituita la società Eiar, che dal 15 gennaio 1928 sostituì l’Uri divenendo la voce ufficiale del governo. Alla caduta del regime fascista nel 1944 l’Eiar venne trasformata in Rai.
Con la liquidazione del gruppo Iri e il passaggio della proprietà al Ministero del Tesoro alla fine del 2000 è nata la Rai holding, società che detiene il 99,55 per cento del capitale azionario. Alla Rai è attribuita, mediante convenzione con lo Stato, la gestione del servizio pubblico di diffusione dei programmi radiofonici e televisivi. Con i festeggiamenti per i 100 anni si registra l’esordio dei nuovi vertici di viale Mazzini con Giampaolo Rossi amministratore delegato e Roberto Sergio direttore generale. La Commissione di vigilanza (42 parlamentari) sceglierà il nuovo presidente. Dopo le dimissioni di Mario Orfeo da direttore del Tg3, per assumere la direzione di Repubblica, si dovranno nominare i direttori di Rai News 24 e Rai sport, in scadenza contrattuale.
Aggiornato il 07 ottobre 2024 alle ore 12:31