Sono diventato interista perché innamorato (ma ero piccolo) di gente come Sandro Mazzola, Jair, Giuliano Sarti, Mario Corso e, visto che ci siamo, Giacinto Facchetti e Tarcisio Burgnich. Insomma, orgogliosamente un boomer nerazzurro dai tempi nei quali certi ultras – quelli, per intenderci, che in questi giorni, hanno visto sostituirsi i loro striscioni con un paio di manette – non erano per fortuna neppure nati. Oggi mi ritrovo la mia Inter minacciata da una banda di mascalzoni (con infiltrazioni e modalità mafiose) che tentano di sfruttare la società, e non solo, esclusivamente per il loro rendiconto economico. In questa sede non voglio occuparmi anche delle simili vicende in casa Milan (lo stesso dei vari Gianni Rivera, Fabio Cudicini, eccetera), ma la sostanza è che l’intero calcio meneghino è costretto a subire le influenze malavitose tese ad ottenere benefici economici: racket dei parcheggi, racket della distribuzione di bibite e panini, influenze addirittura sulla compravendita dei giocatori.
Viene da dire che bene fece il presidente della Lazio, Claudio Lotito, che non volle accettare alcun accordo, compromesso o diktat con la frangia più violenta del tifo biancoceleste. È vero, il presidente adesso è sotto scorta, ma almeno si è tolto di torno chi voleva trasformarlo in schiavo sottomesso.
Aggiornato il 02 ottobre 2024 alle ore 11:59