Esce, anno 91, fascicolo 362l, la Rivista di Studi Politici Internazionali, Nuova Serie. Ha collaboratori e diffusione mondiale, molto responsabile, certamente di ispirazione liberale nel senso di comprendere la ragione di tutti, poi scelta dopo la conoscenza. La dirige da tempo chi regola questo criterio analitico, Maria Grazia Melchionni, e non posso trascurare il suo collaboratore principale, l’amico Giorgio Bosco, ambasciatore, docente, saggista la cui mancanza amabilissima resta come privazione.
Fabrizio Rudi analizza una vicenda che appare circoscritta ma incuriosisce, la posizione del Conte Carlo Sforza, durante e dopo la Prima guerra mondiale in favore della Serbia, laddove il presidente del Consiglio dell’epoca, Sidney Sonnino, la inimicava. Non inferiore quanto a “curiosità” ciò che espone Andrea Giannotti su di un personaggio dell’Unione Sovietica, Constantin Cernenko, siamo al precipitare dell’era comunista i soggetti che reggono il potere, talvolta durano brevemente, in ogni caso sono membri dell’apparato, di una cerchia ristretta e consolidata.
Forse questa burocratizzazione chiusa favorì il declino e la fine del sistema.
Attuale, e di rilievo, quanto scrive l’ambasciatore della Federazione Russa, Alexey Paramonov sui rapporti del Suo paese con l’Europa. È una tesi oltre che un’opinione abbastanza insistita, che la Russia mai ebbe pretese egemoniche sull’Europa mentre taluni paesi europei di pretese ne ebbero ed in modo drammaticissimo, dalla Francia di Napoleone alla Germania di Hitler e, secondo Paramonov attualmente, strumentalizzando l’Ucraina, e, sempre a suo giudizio, rendendo l’Europa eterodiretta dagli Stati Uniti, gli effetti che essa subisce diventano crescentemente dannosi.
Anni passati in un mio libro “Lavoratore Imprenditore” inclusi dialoghi avuti con intellettuali e ambasciatori russi, di un Paese che conosco in decine di viaggi e per avere scritto sui narratori, l’Ortodossia, al dunque ne venne che la Russia, anche se con delimitazioni e tratti propri è assolutamente europea, non soltanto europea, ma ampiamente europea. Sicché, in ogni caso, impossibile la negazione di fonti comuni pur se differenziate (per dire: pittura, poesia, narrativa) ci uniscono, ci avvincono. Forse la questione va posta in diversa maniera; la Russia è troppo corpulenta per essere “dentro” l’Europa, e per converso; se Russia ed Europa si vincolassero forse saremmo la massima potenza mondiale, di sicuro sul campo culturale ma forse anche economico.
Sia come sia, resta il problema e l’interrogativo: la Russia dobbiamo respingerla, combatterla o questo sarebbe una guerra civile europea? Nel suo testo Emanuele Farruggia da risposta all’interrogativo: sì, la Nato ormai si orienta alla deterrenza ed alla difesa. Chiude il fascicolo il testo di Matteo Luigi Napolitano; siamo in epoca mutante, e gli organismi internazionali, l’Onu, come gli Stati devono forgiare modi per tali nuovi equilibri. Equilibri di convivenza. Suppongo.
Aggiornato il 17 settembre 2024 alle ore 09:31