“Grazie Sangennà”. L’ex ministro napoletano alla Cultura Gennaro Sangiuliano dopo la baraonda, personale e istituzionale, causata dai rapporti con la manager di grandi eventi Maria Rosaria Boccia, torna in Rai, a disposizione dell’amministratore delegato di Viale Mazzini. Quintali di pagine di giornali, chilometri di immagini video, una moltitudine di dichiarazioni e interviste su tutti i media nazionali e internazionali (Bbc, Reuters, Liberation, Vanguardia, Bild). Per giorni e settimane i social hanno imperversato sui retroscena di quella che è passata come la “love story” dell’estate. Pochi italiani ormai non conoscono Maria Rosaria Boccia, da Pompei, la signora bionda comparsa in molte foto in compagnia dell’ex ministro. Messo in sicurezza il Governo Meloni con le dimissioni ed effettuato l’ultimo sopralluogo all’Arco di Costantino, colpito da un fulmine, il politico Sangiuliano torna a fare il giornalista, scaduta l’aspettativa Rai, per dedicarsi, con gli avvocati, alla tutela della sua professionalità e onore.
Sangiuliano vittima? Sicuramente di sé stesso, per non aver compreso che era nell’occhio dei riflettori degli avversari già da tempo e che qualunque gaffe o errore gli sarebbe stato fatto pagare amaramente. Ventidue mesi trascorsi sulla graticola anche per piccoli “svarioni”, poi i 90 minuti faccia a faccia a Palazzo Chigi, con Giorgia Meloni e infine la lettera di addio sotto la pressione dei media e dei politici dell’opposizione. Tutto in diretta. Manca ancora l’ultima pagina ma questo sarà un affare privato. Quello che è accaduto deve servire da monito per il futuro perché se il centrodestra vorrà continuare a Governo lo dovrà fare con correttezza e competenza, non prestando il fianco a errori banali.
Prima di occupare la poltrona del dicastero di Via del Collegio romano Sangiuliano aveva dietro le spalle un curriculum di tutto rispetto. Negli anni Ottanta è stato segretario provinciale a Napoli del Fronte della gioventù, all’università è stato un esponente del Fuan (universitari di destra) a Giurisprudenza. Brillante studioso venne preso sotto l’ala protettrice di Pinuccio Tatarella, il ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni del Governo Berlusconi. Diventa direttore del quotidiano Roma riportato in edicola proprio dal parlamentare pugliese. Passa poi in Rai alla Tgr, diventa inviato speciale del Tg1 e poi direttore del Tg2 dopo una “simpatia” con la Lega di Matteo Salvini. Non essendo parlamentare torna a casa guadagnandoci. Come ministro tecnico aveva una retribuzione di 113.485 (dichiarazione dei redditi 2023) mentre quando era direttore del Tg2 percepiva 206.176 euro, circa 9mila netti (dichiarazione 2021) a cui aggiungere i compensi dei contratti con le Università Luiss e Lumsa.
Torna in Rai come avvenne per Clemente Mastella, Piero Badaloni, Piero Marrazzo, Michele Santoro, Lilli Gruber. Il caso del cultore della cultura offre molte riflessioni. L’ostilità della sinistra deriva dal mondo degli intellettuali e da quello dello spettacolo. Sangiuliano aveva espresso l’intenzione di rivedere il sistema dei contributi al cinema, tanto che da Venezia il regista progressista Nanni Moretti ha invitato a reagire dalla legge che porta la firma del ministro. Altri due nodi: mettere fine alla vergogna di tenere chiusi i musei e i siti culturali durante i giorni festivi e le ferie e aver voluto organizzare mostre non gradite come quella su Giovanni Gentile, John Ronald Reuel Tolkien, l’Avanguardia del Novecento e il Futurismo. Era fumo negli occhi per gli intellettuali di sinistra che non gli hanno perdonato neppure di aver acquistato la casa popolare di Pier Paolo Pasolini nel quartiere di Ponte Mammolo, la zona dei “ragazzi di vita”.
Aggiornato il 10 settembre 2024 alle ore 10:39