“Sono nato nel 1918”. Inizia così il racconto, commovente ed emozionante, del maresciallo Renato Quaglia, 106 anni, memoria storica dell’Arma dei Carabinieri.

“Mi sono arruolato nel 1937” racconta, mentre parla con una incredibile lucidità, ricordando i suoi tempi e i compagni carabinieri con i quali “salivamo in montagna, si partiva in 30 ma si restava in 10” perché, spesso, venivano uccisi.

Il maresciallo Quaglia era a capo di un plotone di mitraglieri, a quei tempi uno degli incarichi più pericolosi in cui si metteva in conto di perdere la vita. Ma oggi dice sorridendo: “Non ho paura della morte, potevo morire tante volte”. E anzi, vive alla giornata, citando il motto carpe diem.

Non manca l’emozione mentre visita la sua prima caserma osservando gli alamari dei giovani carabinieri che, ancora, lo fanno commuovere. L’attaccamento alla storia della sua divisa, le medaglie che porta con fierezza, l’orgoglio di sentirsi ancora carabiniere: una lezione di vita che è, al contempo, una epica ricostruzione storica del passato.

La sua è una estenuante difesa della memoria che serve come monito e sprono ai giovani carabinieri di oggi. Non resta che gustarci i circa due minuti di parole di questo carabiniere centenario, esempio e orgoglio d’Italia.

Aggiornato il 10 settembre 2024 alle ore 12:53