Occorrono interventi urgenti per l’editoria in crisi. L’allarme lanciato dal presidente della Fieg Andrea Riffeser Monti sembra aver scosso il mondo della politica e del settore dell’informazione, nei giorni in cui crescono le polemiche per la stretta del Governo sulla pubblicazione per intero delle ordinanze di custodia cautelare al fine di rafforzare in alcuni aspetti la presunzione d’innocenza, adeguando le norme italiane alla direttiva della legge di delegazione europea 2022-23. Il Parlamento europeo fin dal 2016 vieta di riportare i testi interi degli atti finché non sono concluse le indagini preliminari. Un passo indietro o avanti rispetto al decreto del 2017 dell’allora Ministro della giustizia Andrea Orlando, ora candidato Pd per le Regionali in Liguria? L’argomento ha varie facce soprattutto da quando alcuni pm, cancellieri, avvocati passano in anticipo ai giornalisti documenti riservati, raccolti magari con il Trojan.
La crisi dell’editoria è fatta di tante cause, fondamentale resta la fiducia dei lettori e la credibilità della testata. I dati sono preoccupanti e meritano una profonda riflessione. Si registra un calo del 9 per cento delle copie dei giornali con una vendita totale giornaliera (edizioni cartacee) appena di un milione e 230mila copie con una flessione del 31 per cento rispetto al 2020. I giornali in formato digitale non incontrano il favore del mercato. La media si attesta intorno a 190mila copie giornaliere che si concentrano principalmente su cinque testate: Corriere della sera, Repubblica, Il Sole 24 ore, il Fatto quotidiano, La Stampa.
Una spinta a riequilibrare l’andamento negativo potrebbe venire da due iniziative: più contributi ai Fondi per l’editoria come precisato dal sottosegretario a Palazzo Chigi Alberto Barachini in vista del nuovo regolamento di sostegno alla carta stampata e alle testate online e consentire il ritorno della possibilità di pubblicare da parte dei giornale degli avvisi dei bandi delle opere pubbliche che era stata proibita dal Codice degli appalti come sollecitano i senatori Maurizio Gasparri e Paolo Barelli. L’appello del presidente degli editori Riffeser Monti (editore di Qn, La Nazione, il Resto del Carlino, Il Giorno) per un incontro dei parlamentari che stanno predisponendo il documento del Bilancio statale annuale da presentare in ottobre a Bruxelles è già stato accolto dal presidente della Commissione cultura di Montecitorio Federico Mollicone.
Il settore in crisi va sostenuto con un incremento dei fondi pubblici ad hoc di almeno 100 milioni in più di quanto stanziato in precedenza. Occorre un confronto con il Ministero dell’Economia al fine di individuare le fonti per finanziare i gruppi che forniscono informazione e comunicazione, sulla base di paletti che garantiscano libertà e pluralismo. Una strada per reperire fondi potrebbe essere quella di porre uno stop ai saccheggi di contenuti e dalla enorme evasione che vengono via via scoperti ad opera dei colossi tech. Va applicata con correttezza e tempestività, la Direttiva Ue sul copyright con accordi per la tutela della proprietà intellettuale. La battaglia intrapresa dall’Antitrust degli Stati Uniti e della Gran Bretagna contro Google accusato di posizione dominante nella pubblicità indica una via da seguire anche in Europa, considerando che spesso il dialogo serve a poco. Dopo l’incontro della prima settimana di agosto del sottosegretario Barachini con le associazioni di categoria degli editori destinatari dei contributi previsti dal Decreto numero 70 del 2017 è necessaria la formulazione del nuovo regolamento da varare entro l’anno.
Aggiornato il 09 settembre 2024 alle ore 11:22