Personalmente non sono né sdegnato ne sorpreso da questa partouze in salsa pompeiana. Sesso e potere si sono da sempre intrecciati. E il genere di chi offriva i propri favori in cambio di benefici era spesso ma non sempre quello femminino. De gustibus. Oggi va ancora più di moda. Accadeva e accade in ogni Paese e ambito.
Donna Olimpia, l’amante del pontefice Innocenzo X Pamphilj. Nobildonna che grazie ai favori concessi all’occupante del soglio di Pietro – il cognato: tutto in famiglia – regnava su Roma come una sovrana. La Contessa di Castiglione, cortigiana e arrampicatrice sociale, edulcorata nella vulgata nazionale come patriota e spia al servizio del Paese. In realtà, direbbero oggi, una arrampicatrice all’inseguimento del bbb, bigger better business, abilissima e senza scrupoli anche per i propri affari, come quando speculava per e con i Rothschild. Le dive (o i divi) che intrattenevano sul director’s couch i potenti dell’industria hollywoodiana, presidenti e leader politici.
Oggi, il circo mediatico attorno al fast sex del candidato Donald Trump. Tardivamente, ma opportunisticamente, riesumato dopo qualche lustro. La pruderie al (dis)servizio del confronto politico. Deprime il moralismo della stampa nostrana che finge sorpresa sventolando i – presunti – salaci commenti dei media stranieri. Chissà perché, designati giudici morali dei comportamenti nostri o dei nostri leader politici. Verrebbe da rispondergli: people who live in glass houses shouldn’t throw stones. Ovvero, evangelicamente, chi è senza colpa scagli la prima pietra.
Non ho alcuna simpatia per l’autoflagellante ministro Gennaro Sangiuliano che, più che vittima, sembra macchietta eduardiana. Quello che mi deprime, casomai, è lo scadente livello dei media. Sempre più in basso, autoproclamati alfieri della pruderie nazional-popolare, sempre più chini a origliare e a spiare dal buco della serratura, per tessere il pettegolezzo del giorno da offrire in pasto alle comari che affollano l’agone politico. Un boudoir del gossip in realtà. Come se spiattellare le altrui partouze nobilitasse il flagellatore di turno. Troppo spesso ci si dimentica dell’ormai desueto detto che recita: “Non tutti i farabutti sono moralisti, ma tutti i moralisti sono farabutti”.
Aggiornato il 06 settembre 2024 alle ore 13:00