Se tutto è patriarcato, niente lo è

La notizia, riportata dal Guardian, riguarda la Svezia e la sua Chiesa luterana. Per l’esattezza Sara Waldenfors, pastore di Nylöse (Goteborg), e Jesper Eneroth hanno avanzato la proposta di divieto per porre fine alla nuova tendenza che sta prendendo piede durante il rito del matrimonio, ovvero il padre della sposa che accompagna all’altare la futura moglie. Il motivo è presto detto: si tratta di un “simbolismo patriarcale”.

Waldenfors, iscritta al partito socialdemocratico d’opposizione del Paese, ha dichiarato ai microfoni dell’Observer: “La tendenza relativamente recente per cui il padre accompagna la sposa all’altare e la passa al suo nuovo marito non fa parte della tradizione della nostra chiesa. Anche se la scena è piacevole per le future coppie, non possiamo ignorare ciò che simboleggia: un padre che consegna una vergine minorenne al suo nuovo tutore”. Da qui la necessità di “affrontare la questione”, ha concluso il pastore.

È bene sottolineare che in Svezia solo il 10 per cento di coloro che si sposa percorre la navata accompagnato da uno dei genitori, madre o padre che sia. Eppure, in base a quanto sostenuto, la questione stava causando dibattito perché toccava due importanti valori svedesi: l’uguaglianza di genere e la libertà di scelta individuale. Se si comprende che la libertà di scelta individuale verrebbe minata dal richiesto divieto, non si capisce cosa c’entri la parità di genere. Ma non soffermiamoci su queste quisquilie!

Allora, provocatoriamente, perché non proporre l’abolizione del matrimonio in sé? D’altra parte, si tratta di un rito sfruttato dalle culture patriarcali per vincolare e quindi poter controllare i possedimenti e la stessa futura consorte. Il problema è che lo stesso rito veniva utilizzato in culture matrilineari e matriarcali in egual modo.

Se oggi ancora ci si sposa − nelle società libere, democratiche e che garantiscono i diritti fondamentali − seppur sempre meno, è perché quel rito ha assunto un valore simbolico riferito al sentimento dell’amore. Cosa si preserva impedendo alle spose di essere accompagnate dal padre o dalla madre? E perché un futuro marito non potrebbe scegliere di farsi accompagnare dalla propria madre?

Si potrebbero poi aprire trattati antropologici, sociologici e psicologici sulla condizione della sposa vergine e minorenne ai giorni nostri. Ma proprio questo piccolo esempio dimostra che lo stesso rito matrimoniale è sopravvissuto grazie all’evoluzione dello stesso nella concezione generale delle persone. Quante spose vergini e minorenni ci sono in Svezia e nei Paesi occidentali oggi?

Per fortuna, non tutti i membri della Chiesa di Svezia si sono detti d’accordo con la proposta di divieto. Henrik Lööv, commissario esecutivo della parrocchia di Jönköping, ha sostenuto la volontà da parte degli sposi di consentire l’inclusione della famiglia nella cerimonia piuttosto che “un passaggio di consegne legale e patriarcale”: “In questo modo, la sposa o lo sposo scelgono di sottolineare l’importanza di un parente nella loro vita, una scelta che significa molto per tutti i soggetti coinvolti”.

Parole condivisibili. Ma possibile che nella laica, “femminista” ed illuminata Svezia solamente il clero riesca ad esprimere un minimo di buon senso?

Aggiornato il 03 settembre 2024 alle ore 12:37