Nel 2024 ricorrono i 150 della nascita del primo Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi. Questo giornale ha dato sempre ampio spazio agli eventi che il Comitato Nazionale per i 150 anni dalla nascita di Luigi Einaudi, ed in qualità di vicepresidente di quello stresso Comitato sono molto felice di aver condiviso questo cammino con L’Opinione.
Sono ancora tante le manifestazioni e gli eventi che si svolgeranno fino a marzo 2025, che invito tutti a seguire, tuttavia una riflessione che vorrei condividere con chi sta leggendo mi sovviene da mesi, e sto ancora cercando la risposta a questa domanda: “Siamo ancora una repubblica delle pere indivise?”.
Ci raccontò Ennio Flaiano su un articolo comparso il 18 agosto del 1970 di essere stato a cena dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, e ad un certo punto furono serviti dei frutti tutti interi eccetto il melone. Il presidente disse che avrebbe preso volentieri una pera ma erano troppo grandi, e chiese se qualcuno dei commensali volesse dividerne una con lui. Flaiano accettò l’invito e chiosò il racconto sostenendo che dopo quella occasione non aveva più incontrato Luigi Einaudi, che poi al Quirinale era salito un altro, ed il resto era noto; era cominciata per l’Italia la Repubblica delle pere indivise.
In modo particolare in questi mesi di festeggiamenti, mi sono chiesta dove Flaiano volesse che il lettore ponesse davvero la sua attenzione, se il suo monito fosse ancora attuale e se la lezione einaudiana raccontata da Flaiano fosse ancora utile.
La storia repubblicana ha ormai quasi 80 anni, e forse, mai come oggi, possiamo dire che la lezione di Einaudi è ancora viva ed attuale. Sarebbe facile da liberale ricordare il suo monito sulla spesa pubblica, che diede poi vita all’articolo 81 della Costituzione, ma parliamo della sua originaria formulazione, non del papocchio scritto decenni dopo, così da ricondurre il tutto alla metafora delle pere indivise.
Ma il taccuino su cui scrivo e che non dà mai nulla per scontato vuole provare a regalare un’altra suggestione a chi nonostante il caldo sta leggendo queste parole. Racconta Flaiano che alla proposta di condivisione, nel silenzio e lo sgomento generale dei commensali lo batté di volata e si offrì, alzando la mano per farsi vedere, come a scuola.
Quanti di noi hanno alzato la mano per farsi vedere, per dire la propria opinione, per offrire il proprio contributo, per accettare la metà pera acquistata troppo grande, come se anche i frutti grandi fossero necessari per rappresentare un grande potere, che un piemontese parco e rigoroso come Einaudi riteneva troppo per sé, e hanno saputo, voluto infrangere quel grande silenzio di imbarazzo dinanzi ad un gesto così umano e semplice di condividere un frutto, di non sprecarlo, seppure proveniente da un uomo potente, ma che il potere cercava di esercitarlo con pacatezza e alla perenne ricerca di modi per arginarlo, non per espanderlo.
Quanti hanno avuto il coraggio di alzare la mano, dalla scuola in poi, nella loro vita, invece che riverire il rappresentante del potere di turno nella speranza di risultare migliori, rispetto a chi ha accettato un’offerta come una pera da dividere in due, ma senza ulteriori fini?
Quanti si professano leader e poi non hanno mai condiviso nulla, neanche una pera, piccola o grande che si voglia immaginare, con i propri collaboratori, con quelli che ambiscono ad ispirare e guidare?
Le persone si misurano dai gesti, dai comportamenti, e quella sera due grandi uomini, diedero una lezione al Paese, che ne trarrebbe anche oggi un grande vantaggio a tenerla ben a mente e ad applicarla con doveroso rigore. Siamo ancora nella Repubblica delle pere indivise, ma sarebbe importante se ci impegnassimo ad invertire la rotta.
Non perdetevi gli eventi einaudiani organizzati dal Comitato Nazionale per i 150 anni dalla nascita di Luigi Einaudi.
(*) Leggi qui il Taccuino liberale #1
Aggiornato il 02 agosto 2024 alle ore 10:24