I media italiani hanno perduto in cinque anni il 6 per cento, scendendo come incassi, a poco più di sei miliardi di euro. Nel loro complesso, le comunicazioni elettroniche (telefonia), pur avendo il maggior peso del settore con poco più di 27 miliardi, fanno registrare un calo di quasi il 10 per cento. L’editoria quotidiana, sulla base dei dati del primo trimestre 2024, presenta una diminuzione delle vendite di oltre il 9 per cento, che si attestano ormai a un milione e 320mila. Il quadro di riferimento è fornito dall’Osservatorio della Commissione per la garanzia delle comunicazioni (Agcom), diretta dal professor Giacomo Lasorella. Il Parlamento, il sottosegretario all’Editoria di Palazzo Chigi, la Federazione degli editori, quella dei giornalisti e il sindacato dei poligrafici hanno analizzato in convegni e documenti le cause di questa profonda crisi ma non hanno mai trovato soluzione adeguate. Alla base ci sono due fattori: gli italiani leggono poco; i giovani per informarsi preferiscono il telefonino per cui già pagano un canone. Gli anziani hanno invece la televisione. In pratica, i telegiornali e qualcuna delle tante trasmissioni di approfondimento.
Non si può comunque dire che manchino i dati per riflettere. Il Governo, inoltre, sta rilanciando il progetto della diffusione dei giornali nelle scuole con il duplice obiettivo di sostenere l’editoria e invogliare i ragazzi a leggere. Partiamo dalle cifre dei quotidiani. Il gruppo Cairo-Rcs, con i due giornali di punta, il Corriere della sera diretto da Luciano Fontana e La Gazzetta dello sport, con la guida di Stefano Barigelli, si piazza al primo posto nella classifica del settore con la quota del 18,5 per cento. Al secondo posto si colloca il gruppo Gedi dell’imprenditore John Elkann, erede degli Agnelli, alle prese con le difficoltà degli stabilimenti dell’auto, a partire da Stellantis. Non vanno meglio la Repubblica, La Stampa, l’Espresso e i vari quotidiani locali. Si tratta di un gruppo che un tempo determinava scelte economiche e anche politiche, considerando la linea guida della sinistra progressista. Oggi, dopo le vendite ha una quota del 14,8 per cento, soprattutto in considerazione dello sviluppo dei siti web.
Al terzo posto si colloca con una quota del 9,3 per cento il gruppo della famiglia di Francesco Gaetano Caltagirone. All’imprenditore romano e del Lazio, Il Messaggero aggiunge Il Mattino di Napoli, Il Gazzettino di Venezia, il Corriere Adriatico di Ancona, il Nuovo Quotidiano di Puglia di Lecce e Leggo. Il presidente degli editori Andrea Riffeser Monti controlla il Resto del Carlino, con diffusione in Emilia-Romagna, La Nazione di Firenze, Il Giorno di Milano, il Quotidiano nazionale, per cui la società Monrif raggiunge quota 8 per cento del settore. Leader per vendite e sito web è il Corriere della sera con il 12,7 per cento, per circa 30 milioni di utenti; segue Repubblica, con il 7,2 per cento; La Gazzetta dello sport, con il 5,8 per cento; e La Stampa con il 5 per cento. Per quanto riguarda la televisione, la Rai, sull’intero giorno, supera con 3,46 milioni, Mediaset, che la tallona da vicino con 3,35 milioni di spettatori. Nell’ultimo anno si è registrata, infine, una notevole crescita di ascolti da parte del Tg La7 diretto da Enrico Mentana, con poco più di un milione. Ancora molto lontano dai quasi 5 milioni del Tg1 di Gian Marco Chiocci e dei 4 milioni del Tg5 di Clemente Mimun.
Aggiornato il 31 luglio 2024 alle ore 11:48